Chi è il nemico dei musulmani?


Chi è il nemico dei musulmani?

di Ali Reza Jalali

In un’epoca storica caratterizzata da conflitti e guerre di varia natura nel mondo islamico, si potrebbero, in linea di massima, considerare questi fenomeni partendo da due presupposti:
A) le guerre che stanno devastando il mondo islamico sono frutto di faide interne tra musulmani.
B) Le guerre che stanno devastando il mondo islamico sono frutto delle politiche aggressive di potenze straniere che hanno mire coloniali nella regione a maggioranza islamica, dal Nord Africa al Subcontinente indiano.
Entrambe queste affermazioni hanno una loro verità, ma partiamo con l’analisi del primo punto.
Oggettivamente, negli ultimi anni, soprattutto nel Vicino Oriente, abbiamo potuto apprezzare come certi Paesi della regione, paventando una minaccia all’interno del mondo islamico, abbiano mobilitato uomini e armi per la destabilizzazione di alcune nazioni.
Focalizzando la nostra attenzione quindi sulla regione (Paesi arabi asiatici, Turchia e Iran), vediamo come i regimi legati all’imperialismo nordamericano, e soprattutto i Paesi della Penisola araba, grazie all’enorme disponibilità economica, hanno iniziato una guerra per conto di terzi, contro l’Asse della Resistenza al sionismo e all’imperialismo nordamericano nell’area (Iran, Siria, resistenza libanese e palestinese).
Questo progetto ha avuto la sua genesi nell’Iraq governato dal proconsole americano Bremer.
L’obiettivo era quello di evitare in primo luogo la nascita di un Iraq forte, unito e filoiraniano, dopo la caduta di Saddam.
Per fare ciò i terroristi di matrice wahabita finanziati dall’Arabia Saudita, con l’assenso degli americani, entrarono in massa in Iraq, cercando da un lato di fomentare l’odio confessionale, spesso ricorrendo a una sorta di “strategia della tensione”, colpendo indistintamente sia i sunniti iracheni che gli sciiti, per non dire dei cristiani, con l’evidente obiettivo di provocare rappresaglie e odio tra le varie confessioni religiose irachene, che fino a quel momento, avevano vissuto in modo relativamente tranquillo tra di loro.
La strategia saudita e americana poi, si è concentrata per ciò che concerne l’Iraq, sul tentativo di “libanizzare” il Paese, formando soprattutto nel nord, a prevalenza curda, un governo autonomo “de facto”, capace di intrattenere relazioni internazionali anche senza il consenso del governo centrale con sede a Baghdad.
Insomma, l’alleanza tra sauditi, americani e terroristi wahabiti ha destabilizzato fortemente l’Iraq, facendo cadere il Paese in una spirale di violenza che ancora oggi stenta a placarsi.
Il governo iracheno non riesce ancora ad emergere chiaramente come attore influente nelle dinamiche regionali, avendo un governo che ha buone relazioni con l’Iran, ma una regione autonoma curda che ultimamente oscilla verso il nuovo asse Ankara-Riadh.
Anche la Turchia quindi ha deciso di giocare un ruolo di destabilizzazione nell’Iraq governato da Noori Maliki, sostenendo sia certi gruppi terroristici, come è emerso dalle indagini della magistratura irachena riguardo all’esule (guarda caso proprio in Turchia) Tariq Hashemi e le sue presunte malefatte contro la popolazione civile, sia i gruppi separatisti curdi.
Ma quest’ultimo punto è un grande controsenso della politica estera “erdoganiana”.
Non è raro infatti che l’aviazione turca entri nello spazio aereo iracheno, in modo del tutto abusivo, per bombardare le postazioni del PKK, ovvero i separatisti curdi antiturchi.
Però allo stesso tempo la Turchia sostiene gli sforzi separatisti in Iraq e in Siria, con l’obiettivo di accrescere il proprio ruolo regionale a discapito dell’Asse della Resistenza al sionismo e all’imperialismo nordamericano.
Ed è proprio in Siria che i terroristi wahabiti, finanziati dagli sceicchi del Golfo Persico, addestrati da Ankara e armati, come ormai risulta sempre di più in modo netto, dagli USA e anche dal regime sionista, stanno portando avanti le loro operazioni.
Negli ultimi due anni l’attacco terroristico alla Siria, definito da alcuni ambienti arabi e da certi lobbisti occidentali come “rivoluzione”, ha portato a nudo le mire di alcuni attori regionali, assolutamente disinteressati alla liberazione di Gerusalemme dal giogo sionista, ma piuttosto alla propria egemonia regionale, a costo di sconfiggere i nemici del regime sionista e dell’imperialismo nordamericano nella regione.
E qui inizia l’analisi del secondo punto da noi preso in considerazione, ovvero il ruolo coloniale di alcune potenze occidentali nella regione.
Gli USA hanno sempre avuto delle mire imperialiste nell’area, per via delle ricchezze del sottosuolo del mondo islamico e lo stesso si può dire per altri Paesi occidentali.
Da sessant’anni, l’egemonia occidentale nella regione si concretizza attraverso il sostegno senza se e senza ma all’entità sionista, guardiano degli interessi occidentali nel Vicino Oriente.
Tutte le sofferenze e le umiliazioni che hanno subito gli arabi e i musulmani nei Paesi limitrofi alla Palestina occupata e negli stessi territori palestinesi, sono frutto dell’ingerenza dei mandanti del regime sionista, ovvero il colonialismo occidentale.
Non è un caso quindi che uno dei leader principali del mondo islamico negli ultimi decenni, l’imam Khomeyni, guida della Rivoluzione islamica in Iran nel 1979, abbia definito il governo degli USA e il regime sionista come le principali minacce esterne per il mondo islamico.
Egli definì il governo nordamericano come “Grande Satana” e l’entità sionista come “Piccolo Satana”.
É molto triste vedere oggi, alcun presunti leader spirituali del mondo islamico inneggiare alla lotta contro il male, cioè l’Iran, la Siria, Hezbollah, la Russia e la Cina.
Qual è la colpa di Hezbollah? L’aver cacciato i sionisti dal Libano?
Qual è la colpa dell’Iran e della Siria? L’aver sostenuto la resistenza palestinese (araba e sunnita) nella guerra di Gaza?
Qual è la colpa della Russia e della Cina? Evitare una “no fly zone” grazie al veto in seno alla UNSC, per scongiurare il bombardamento a tappeto del popolo siriano, in prevalenza arabo e sunnita?
Mettendo insieme i due punti elencati inizialmente il quadro è chiaro: purtroppo nel contesto del mondo islamico ed in particolare nel Vicino Oriente, l’ingerenza colonialista occidentale e la sua “longa manus”, ovvero il regime sionista, agiscono, come è normale che sia, per dividere i musulmani e costringerli in lotte interne per poter prosperare a discapito dei popoli dell’area.
Ma la lungimiranza dei leader musulmani dovrebbe scongiurare tutto ciò e far si che i popoli del Vicino Oriente si uniscano contro i veri nemici della comunità, non solo islamica ma mondiale, ovvero il “Grande” e il “Piccolo Satana”, come disse giustamente l’imam Khomeyni.
Chi occupa Gerusalemme? Forse noi stiamo parlando di un altro evento storico.
Si, forse a occupare “Al Quds” (Gerusalemme, detta dai musulmani “La Sacra”) sono la Russia, la Cina, l’Iran, la Siria e Hezbollah…

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