Economia di Resistenza



L’Iran e il suo sistema, rappresentano il principale avversario ideologico e culturale del pensiero materialistico e borghese dell’Occidente. Ciò è confermato da diversi analisti, anche nel campo atlantista. La peculiarità del modello iraniano è riscontrabile anche in campo economico, dove il sistema, pur non essendo un vero e proprio modello collettivista, comunque non è nemmeno nella cerchia del capitalismo ultraliberista, tipico del sistema nordamericano e anche di certe realtà del Terzo Mondo, dove questo modello, ha decretato la povertà e la miseria per milioni di esseri umani, a favore di una esigua minoranza, che può vivere nel lusso più sfrenato. Questa è una situazione diffusa in certi contesti legati all’imperialismo in America Latina, nel Medio Oriente e in Africa. Tornando all’Iran, possiamo dire che le istanze antimperialiste del governo di Tehran, hanno messo alla prova le reti di dominio globale della finanza, dominata da personaggi legati ad alcuni governi occidentali; la risposta di questi regimi non si è fatta attendere, e il Paese rivoluzionario del mondo islamico è stato oggetto di pressioni economiche di ogni genere, non da pochi anni, ma dagli esordi del processo rivoluzionario e progressista iraniano, ovvero dai primi anni ’80 del XX secolo. Per fronteggiare questi embarghi, gli iraniani hanno cercato di creare modelli alternativi all’egemonia imperialista, riconducibile a quel concetto caro alla Guida della Rivoluzione mondiale degli oppressi, l’Ayatollah Khamenei, ovvero l’”Economia di Resistenza” (Eqtesade Moqavemati, in persiano). In base a questo modello alternativo al capitalismo borghese, i popoli del mondo, seguendo il modello iraniano, possono emanciparsi dall’egemonia delle potenze arroganti; la condicio sine qua non per affrontare questo processo rivoluzionario è credere in sé stessi. Un vizio diffuso di una certe componente del cosiddetto Terzo Mondo è infatti la poca autostima. Senza una vera consapevolezza dei propri mezzi, i popoli non si emanciperanno, e cercheranno solo di scimmiottare gli altri, senza raggiungere alcun obiettivo concreto, se non il soddisfacimento della volontà degli imperialisti. Di seguito riportiamo un commento, di un media non certo filoiraniano o antimperialista, sulla situazione economica in Iran, che secondo la propaganda reazionaria dovrebbe essere allo sfascio e in via di dissoluzione. Il Sole 24 ore infatti, in un commento risalente al mese di ottobre del 2012, quindi dopo le sanzioni “paralizzanti” dell’Occidente contro l’Iran, riguardo alla Borsa di Tehran ci dice:

“Ha guadagnato in tre mesi il 30%. Se poi si allarga il confronto a 5 anni si scopre che la Borsa di Tehran scoppia di salute: +210% contro il -5% di Wall Street e il pesantissimo -61% di Piazza Affari. Eppure, a giudicare dalle sanzioni dell'Occidente (prima Usa e Onu e dalla scorsa estate anche l'Ue, che ha poi rincarato la dose con nuove sanzioni approvate il 15 ottobre) l'Iran dovrebbe annaspare.

La Borsa ci dice che non è così, che delle 339 quotate nel listino che vale oltre 100 miliardi di dollari ci sono alcune che stanno macinando terreno a dispetto dell'embargo sulle importazioni di petrolio iraniano posto dai Paesi occidentali, a causa della nervosa corsa al nucleare di Tehran.” (1)

Finché i popoli oppressi non si ribelleranno al regime mondialista e non si assumeranno la responsabilità di gestire in modo autonomo le proprie potenzialità e le proprie risorse, l’egemonia colonialista rimarrà intatta. L’esempio da seguire è quello iraniano, quello venezuelano, quello dei popoli e dei governi che hanno avuto il coraggio di ergersi in difesa della propria dignità e di quella di tutti gli oppressi del mondo. 

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