I due assi portanti dell’islamofobia: propaganda occidentale e massimalismo pseudoislamico


tratto da http://europeanphoenix.it/component/content/article/3-societa/441-i-due-assi-portanti-dellislamofobia-propaganda-occidentale-e-massimalismo-pseudoislamico 

di Ali Reza Jalali

Negli ultimi tempi era circolata la notizia, ampiamente riportata dai media dei Paesi occidentali e anche in Italia, della ragazza pachistana Malala, aggredita da certi fondamentalisti del suo Paese, per via del suo stile di vita reputato troppo trasgressivo. Ma cos’era tutta questa trasgressione? Questa malcapitata, aveva la “grande” colpa, tra le altre cose, di volersi istruire e andare a scuola o magari all’università, evidentemente un reato bestiale per certi massimalisti pseudoislamici. La logica islamica però contraddice l’atteggiamento di certi estremisti. Infatti, in base agli insegnamenti dell’Islam “puro” e “autentico”, gli sforzi per apprendere la scienza vengono definiti comeJihad, ovvero non “guerra santa”, come molti traducono in modo approssimativo, ma “sacro impegno”, visto che ilJihad è lo sforzo e l’impegno del fedele per la Causa di Dio. L’ambito di questo “sforzo” può essere variegato, può riguardare sì la guerra propriamente detta, ad esempio quella difensiva quando si è sotto attacco, ma ha anche tanti altri risvolti. Esiste un Jihad scientifico, uno prettamente spirituale, anche economico. Ad esempio, l’ayatullah Ali Khamenei, Guida e Capo di Stato della Repubblica islamica dell’Iran, nonché una delle figure più influenti del mondo islamico, negli ultimi tempi, ha avuto modo di ribadire che la nazione iraniana doveva impegnarsi di più nel settore economico per raggiungere i vari obiettivi che il governo si è dato per i prossimi anni. L’ayatullah Khamenei a questo proposito ha usato il seguente concetto: “sacro impegno economico”, in persiano Jahade eqtesadi (Jihadeconomico). Non a caso nella Costituzione iraniana, e precisamente nella sua prefazione, in base ai principi islamici, si dice che “l’economia è un mezzo e non un fine”. Ovvero, l’impegno economico deve portare benessere sociale, non per arricchire il singolo in senso prettamente materialistico, ma per rafforzare, perché no, anche materialmente la comunità islamica, che è una società impegnata per compiacere Dio e non per assecondare il materialismo fine a sé stesso. Ciò dimostra che il Jihad è un ambito molto ampio e non riguarda solo la guerra.
L’ambito scientifico poi è molto importante nell’Islam: i primi versetti che Dio l’Altissimo ha rivelato al profeta Muhammad, tramite l’Arcangelo della Rivelazione (Gabriele) erano incentrati proprio sull’apprendimento e sulla conoscenza. “Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato, ha creato l’uomo da un’aderenza. Leggi, ché il tuo Signore è generosissimo, Colui che ha insegnato mediante il calamo, che ha insegnato all’uomo quello che non sapeva”. Questi furono i primi cinque versetti che Dio inviò al Suo profeta, compresi nel capitolo 96 (L’Aderenza) del Sacro Corano. Notiamo quindi come i verbi decisivi in questo contesto siano “Leggere” e “Sapere”, ovvero tutti concetti collegati direttamente all’apprendimento, che spesso viene effettuato tramite la lettura (verbo “leggere” appunto) e la scrittura (calamo). Ciò dimostra che il processo rivoluzionario al quale viene invitato il profeta Muhammad e che egli dovrà presentare all’umanità, si basa sulla sapienza e sulla scienza. Come può allora una persona essere biasimata per il fatto di voler intraprendere un Jihad scientifico? Perché certi musulmani o presunti tali, distruggono scuole e centri scientifici con i pretesti più assurdi? Cosa hanno capito questi discutibili personaggi dell’autentico Islam “muhammadiano”? Non riveliamo nulla di nuovo se diciamo che dietro a questi gruppi pseudoislamici vi sono dei governi del mondo islamico, che si rifanno esplicitamente al pensiero wahabita, nato nella Penisola araba nel Settecento, e poi, purtroppo diffusosi in alcune zone dell’Asia, soprattutto nel Subcontinente indiano.
Non pensiamo che sia un caso il fatto che le zone dove si è propagata questa ideologia “puritana” massimalista, secondo alcuni reazionaria e anti-islamica, siano le stesse in cui aveva una certa influenza l’Inghilterra, vero sponsor in chiave anti-ottomana e anti-sciita di questi gruppi radicali, che alcuni oggi chiamano “fondamentalisti”. Oggigiorno Paesi come il Pakistan, dove vicende come quella di Malala, non sono purtroppo rare, sono vittime di un odio settario e massimalista frutto del seme piantato dal colonialismo britannico nella regione nei secoli precedenti. E proprio il ruolo occidentale, nella propaganda anti-islamica, ancora oggi, non è di certo secondario rispetto all’impegno che ci mettono i gruppi reazionari musulmani per dipingere in modo negativo il pensiero islamico autentico. Non a caso un famoso intellettuale americano negli anni novanta, Samuel Huntington, nel celebre saggio Lo scontro delle civiltà diceva apertamente: “Il vero problema per l’Occidente non è il fondamentalismo islamico, ma l’Islam in quanto tale”. Queste quindi le premesse di una pesante campagna islamofoba occidentale, proseguita dopo gli odiosi attentati dell’undici settembre.
Se “il buongiorno si vede dal mattino”, capiamo bene come questa propaganda, supportata da alcuni fatti, riconducibili non al messaggio islamico autentico, ma a quello distorto dai gruppi reazionari wahabiti, come i talebani o la rete di Al Qaida, sia proseguita poi in modo ancora più pesante. Ma la cosa interessante è che la denigratoria campagna islamofoba occidentale, si basa su alcuni presupposti che andrebbero analizzati uno ad uno. Di seguito accenneremo ad alcune questioni: innanzi tutto i musulmani sarebbero “taglia gole”, come disse apertamente Oriana Fallaci nel 2005. Se andiamo però a scandagliare bene gli “scheletri nell’armadio” del cosiddetto mondo occidentale, ci accorgiamo che in alcuni testi molto seguiti, soprattutto dalla corrente neoconservatrice nordamericana, che guida in modo assoluto la compagine variegata occidentale dell’islamofobia, vediamo che i “taglia gole” vengono elogiati. Ciò è confermato dall’intellettuale Domenico Losurdo, nel libro Il linguaggio dell’Impero, nel quale si dice che in un testo biblico Giuditta decapita il nemico di Israele, ovvero Oloferne. Inoltre il Masaccio in una sua opera raffigura l’eroina di Israele, Giuditta appunto, mentre, assistita da una ancella, infila in un sacco il suo macabro trofeo, ovvero la testa della sua vittima. Ovviamente, tutti gli improvvisi riscopritori dell’identità giudaico-cristiana, non dicono nulla su queste cosa. Esistono “taglia gole” buoni e altri cattivi?
Ma vi sono anche altri tabù da sfatare. Ad esempio quello secondo cui i musulmani sarebbero intrinsecamente anticristiani. Anche qui, un’analisi, neanche troppo approfondita dell’argomento, ci farebbe capire la debolezza di queste proposizioni. Ancora oggi in molti contesti del mondo islamico, e la tanto maltrattata Siria dei giorni nostri ne è una dimostrazione, i cristiani che vivono tra i musulmani sono amati e rispettati. Se vi sono problemi, essi provengono da quei gruppi pseudoislamici di cui abbiamo parlato in precedenza, spesso aiutati dall’Occidente, come avviene apertamente in Siria e in altri contesti, come l’Afghanistan degli anni ’80. La propaganda anti-islamica occidentale poi, ingrandisce a dismisura certe situazioni dei cristiani nel mondo islamico, comunque deprecabili, come l’assenza di luoghi di culto cristiani in Arabia Saudita, un altro Paese governato da un regime filoamericano, e poi fanno finta di niente quando ci sono comportamenti anticristiani da parte di altri che non siano musulmani, come gli atti di vandalismo sionisti contro i cristiani della Palestina. Ad esempio negli anni ’80, centinaia di copie dei vangeli vennero pubblicamente e ritualmente bruciati sotto gli auspici di un’organizzazione di massimalisti ebrei, legata e finanziata dal ministero degli Affari religiosi di Tel Aviv, in ossequio all’invito delle autorità ebraiche, o per meglio dire, di alcuni rabbini, convinti che il Cristianesimo fosse il nemico dell’umanità. Ma tutto ciò è taciuto o ridimensionato dalla propaganda occidentale.


I musulmani sarebbero, sempre secondo la mole propagandistica occidentale, anche antisemiti. Questa probabilmente è una delle diffamazioni più “alla moda” dei giorni nostri. Per cui l’odio dei palestinesi e degli arabi contro Israele, sarebbe il frutto non di una rivendicazione nazionale, ma di un odio razziale ed etnico. Ma storicamente tutti i più grandi massacri di ebrei nella storia moderna, dalla Riconquista della Spagna alla Seconda Guerra mondiale, furono il frutto di azioni protratte in nome dell’Europa cristiana o “bianca”. Difficilmente si ha nella storia islamica un progetto attuato per lo sterminio di migliaia, decine di migliaia o centinaia di miglia di ebrei inermi. Nella storia occidentale sì; ma ovviamente, i campioni dell’antisemitismo, per i propagandisti, sono i musulmani.
Questi ultimi sarebbero poi, di natura guerrafondai, come sottolineava Samuel Huntington, nella sua celebre frase “i confini dell’Islam sono insanguinati perché i musulmani sono sanguinari”. Ma anche questa propaganda è insignificante e facilmente smontabile. Hanno fatto più vittime le guerre dei “musulmani” o quelle degli “occidentali”? Evidentemente la guerra è parte integrante della storia umana; non esistono popoli o epoche storiche in cui non vi sia stata la guerra. Il punto è che i principali cataclismi bellici della storia sono tutti frutto di azioni occidentali, come dimostra il principale attacco terroristico della storia, ovvero il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.



Forse gli esecutori di quel crimine erano musulmani? No, appartenevano alla nazione guida del cosiddetto mondo libero occidentale, ovvero gli Stati Uniti d’America. I crimini commessi dai governi di alcuni Paesi occidentali non sono nemmeno paragonabili alle guerre che hanno visto protagonisti i musulmani. Spesso le malefatte dell’Occidente vengono addossate ai musulmani, in una sorta di alienazione figlia del pregiudizio e della malafede. La cosa peggiore è che i fautori dell’islamofobia in Occidente non disdegnano di sostenere quello stesso fondamentalismo islamico che apparentemente condannano. Qualche giorno fa dalle colonne del “Corriere della sera”, alcuni intellettuali, in prevalenza francesi, tra i quali un ex esponente di spicco del governo e della diplomazia francese, in una sorta di lettera aperta, arrivavano a giustificare il “fondamentalismo islamico” in Siria, come unica scelta del popolo siriano per fermare i “crimini” del regime di Assad, un leader politico che oggettivamente ha difeso le minoranze cristiane dai gruppi reazionari e settari. Il doppio filo che lega la propaganda occidentale contro l’Islam e i gruppi massimalisti pseudoislamici è quindi evidente; questi sono figli della stessa logica violenta, sono due facce della stessa medaglia. Senza l’una, non ci sarebbe nemmeno l’altra. Come farebbero i propagandisti occidentali a giustificare le loro parole se non vi fossero degli pseudomusulmani che attentano alla vita di Malala?

Commenti