I legami tra Russia e Iran nello spazio eurasiatico



di Ali Reza Jalali


Lo spazio eurasiatico, può essere visto da due prospettive principali: uno squisitamente geografico, con evidenti risvolti storici e culturali, ovvero la massa continentale eurasiatica, che si estende dalle coste atlantiche europee fino all’Asia orientale. In un’altra accezione, l’Eurasia è la zona di influenza “naturale”, o lo “spazio vitale” russo. Quindi l’Eurasia sarebbe lo spazio geografico comprendente attualmente la Federazione Russa e gli Stati che una volta facevano parte dell’URSS. Gli analisti russi definiscono questa zona a ovest e a sud della Russia, come “estero vicino”, per sottolineare il legame esistente tra il proprio Paese e questi neonati Paesi, affrancatisi dall’Unione Sovietica all’indomani del crollo del comunismo. A seconda della prospettiva e del senso che per noi può avere il concetto di “Eurasia” e di “spazio eurasiatico”, cambia il rapporto che può avere il mondo islamico in generale e l’Iran in particolare con la Russia e l’Eurasia. La questione che dobbiamo analizzare è quindi il rapporto tra l’Iran, uno dei principali esponenti del mondo musulmano, e il principale Paese dell’Islam sciita, con la Russia e lo spazio eurasiatico, in base al punto vista riguardo al concetto di Eurasia. Infatti, se partiamo dal presupposto che l’Eurasia è un continente, in pratica la somma dell’Europa e dell’Asia, in una prospettiva classicamente definita “eurasiatista”, il ruolo dell’Iran e del mondo islamico è quello di parte integrante del processo finalizzato all’unità dei popoli del Vecchio continente, dalle isole britanniche al Giappone. 
L’Iran rappresenta in questo scacchiere, una parte strategica e fondamentale del bordo meridionale della massa eurasiatica, importantissima per un Paese come la Russia, vista la volontà del governo nordamericano di attuare la cosiddetta “strategia dell’anaconda”, volta a chiudere ogni spazio vitale all’URSS ieri, e alla Russia oggi, grazie a una rete di vigilanza russofoba installata nell’Europa orientale, nel Vicino Oriente e nell’Asia sud-orientale. Inoltre, alleandosi con l’Iran, la Russia risolverebbe il suo vecchio problema legato allo sbocco sui mari caldi. Volendo poi analizzare la questione da una visuale tipicamente geopolitica, si potrebbe aggiungere che l’obiettivo dichiarato degli americani è il controllo di quella fascia costiera meridionale dell’Eurasia (intesa come continente) che parte dal Mediterraneo occidentale, ovvero dalla Penisola iberica, prosegue per tutto il mare “Nostrum”, comprende nella sua parte centrale il Vicino Oriente e l’area strategica e fondamentale per gli equilibri economici del mondo, ovvero il golfo Persico, per poi proseguire verso l’India, l’Indonesia e l’Estremo oriente (Penisola coreana, coste cinesi e Giappone). Questa teoria è stata alla base della “Guerra fredda”, ma sembra avere seguito, in forma diversa, ancora oggi. Il primo a proporre una lettura del genere fu il geopolitico Nicholas J. Spykman, nel suo famoso libro “The Geography of Peace”, pubblicato nel 1944. Egli apertamente sosteneva la seguente tesi: “Chi controlla il territorio costiero controlla l’Eurasia; chi controlla l’Eurasia può dominare le sorti di tutto il mondo”. La definizione di “territorio costiero” (in inglese “Rimland”), rende bene l’idea di una zona che delimita la massa continentale eurasiatica, il controllo della quale, secondo gli analisti americani, è vitale per indebolire la Russia e ridimensionare l’influenza di Mosca nelle dinamiche globali. Questa teoria geopolitica è da considerarsi come un corollario o una evoluzione di quella di ispirazione inglese, risalente al 1904, riguardo al “territorio centrale”, ovvero lo “Heartland”. Quest’ultima zona, delimitata oggi tra la Russia meridionale e l’Iran settentrionale è un passaggio fondamentale per il dominio dell’Eurasia da parte dell’Occidente, in particolare per via delle ingenti riserve di idrocarburi presenti nel Caucaso, nel mar Caspio e nell’Asia centrale. Come non interpretare la guerra e l’invasione dell’Afghanistan in un’ottica geopolitica? L’avventura della NATO in Asia centrale non è altro che il tentativo di destabilizzare l’area che unisce l’Iran, la Russia e la Cina, per il dominio di una regione strategica in ottica geoeconomica. Alcuni intellettuali parlano di una guerra dei gasdotti, per tagliare e troncare il potenziale transito, dalle ex Repubbliche sovietiche come Turkmenistan e Kazakhstan verso l’Oceano indiano, passando per l’Iran. In un colpo solo si metterebbe fuori gioco l’Iran e si isolerebbe la Russia. 
Un rafforzamento della fascia meridionale dell’Eurasia, con un ruolo centrale dell’Iran, garantirebbe alla Russia la possibilità di non rimanere schiacciata dal peso di Paesi filoamericani ai propri confini, dai membri della NATO (Europa orientale e Turchia), fino al Giappone e alla Corea del Sud, senza dimenticare il ruolo destabilizzante nel Caucaso di Paesi come l’Azerbaijan, ormai nell’orbita occidentale. Passando invece ad una diversa interpretazione del concetto di “spazio eurasiatico”, ovvero di una visione improntata a definire lo “spazio vitale” russo, definito come “estero vicino”, apparentemente i legami di Mosca con Tehran potrebbero sembrare più blandi rispetto all’interpretazione precedente (Eurasia come continente, frutto della somma tra Asia ed Europa). Infatti, i Paesi interessati dallo spazio russo-eurasiatico sono: Bielorussia, Paesi baltici, Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Kazakhstan, Kirghizstan, Tajikistan e Turkmenistan. Al massimo l’Iran può essere considerato come un Paese confinante con questa macroarea russo-eurasiatica; infatti la Repubblica islamica dell’Iran confina con Armenia, Azerbaijan e Turkmenistan. Chi conosce la storia di questa regione del mondo però, rifiuta la tesi secondo cui non vi sia alcuna connessione diretta tra l’Iran e lo “spazio vitale” della Federazione russa. Il rapporto tra Tehran e Mosca è storicamente e culturalmente ricco di sfumature e di periodi contrastanti. Non poche volte le regioni comprese tra questi due Paesi sono state contese dal Regno di Persia e dalla Russia zarista. L’incontro, e perché no, anche lo scontro tra la componente iranica e quella russa è uno dei tormentoni della storia eurasiatica. Anche volendo confermare la tesi dell’Eurasia come uno spazio prevalentemente russo, non si potrà negare l’influenza dell’Iran nel cuore di questo “estero vicino”, e non solo come Stato ai margini del contesto russo-eurasiatico. L’influenza e il legame profondo tra mondo iranico e mondo russo si concretizza principalmente su tre livelli: religioso, linguistico e culturale. Il luogo prediletto di questo confluire di due delle principali nazioni della regione, è principalmente l’area caucasica e l’Asia centrale, senza dimenticare il collante naturale tra Russia e Iran, ovvero il bacino del Caspio. A livello religioso, l’influenza principale che ha l’Iran nel contesto russo-eurasiatico è dato dal fattore islamico, visto che gli abitanti delle ex Repubbliche sovietiche oggi emancipate e collocate nella parte meridionale della Federazione russa, sono in prevalenza musulmani. Ma volendo approfondire il tema, è innegabile che la principale influenza che ha l’Iran in ambito religioso, riguarda lo Stato del Caucaso meridionale dell’Azerbaijan, visto che gli azeri, sono in prevalenza musulmani sciiti, come gli iraniani. L’Azerbaijan d’altronde, pone dal punto di vista geopolitico e geoeconomico, non pochi problemi, sia alla Russia sia all’Iran, essendo un concorrente di questi due Paesi per ciò che concerne le forniture di energia alla Turchia e all’Europa, senza dimenticare l’orientamento atlantista del governo di Baku. La Russia, giocando anche sull’influenza iraniana nei confronti dell’opposizione islamista sciita, può puntare a destabilizzare il governo di Elham Aliyev, padre padrone dell’Azerbaijan da almeno un ventennio, considerando anche la presidenza del padre. Un altro fattore importante da considerare nel ruolo dell’Iran nello spazio eurasiatico, è quello linguistico. L’influenza della lingua persiana, di origine indoeuropea, è ad oggi viva in Tajikistan, dove il tagiko, lingua ufficiale del Paese, non è altro che un dialetto persiano. Non a caso i legami tra Tehran e Dushanbe (notare come questa parola in persiano vuol dire “lunedì”) sono molto buoni e il Tajikistan è governato da Imamali Rahman, presidente con un orientamento filorusso. Ma il fattore in assoluto più importante che l’Iran può giocare nello spazio russo-eurasiatico è l’influenza culturale. Negli ultimi anni Tehran ha cercato di puntare al dialogo tra le culture affini nel Caucaso e in Asia centrale, concentrandosi sulla “diplomazia del capodanno”. 
Con questo concetto gli intellettuali iraniani vogliono definire quel processo di aggregazione, portato avanti con forza dal presidente Ahmadinejad, volto a riunire, con la “scusa” delle celebrazioni del capodanno persiano (“Nowruz”, letteralmente “nuovo giorno”), i popoli che festeggiano questa ricorrenza, che cade il primo giorno di primavera. Questa festa infatti, oltre a essere celebrata in Iran, è molto diffusa anche in Paesi come l’Azerbaijan, l’Armenia, la Georgia e in tutta l’Asia centrale, senza dimenticare tracce vive anche in Russia, prevalentemente in Cecenia e Daghestan. Questo processo di aggregazione culturale, che possiamo definire come processo “geoculturale”, è finalizzato a creare unità nella regione, contro la minaccia dell’espansionismo nordamericano nell’area, concretizzato con la presenza di basi militari occidentali nel Caucaso meridionale e nell’Asia centrale (vedi la base di Bishkek in Kirghizstan), comune preoccupazione di Mosca e Tehran. Come abbiamo visto, il legame tra Russia e Iran è potenzialmente strategico, anche se fino ad oggi si è limitato a questioni tattiche, come nella crisi siriana, dove la Repubblica islamica e la Federazione russa, sostengono, per motivi diversi il governo di Bashar Assad. Una ulteriore convergenza tra Mosca e Tehran, sarebbe un colpo durissimo per i piani egemonici occidentali: le basi per una maggiore cooperazione ci sono, come abbiamo visto, sia che si voglia procedere all’unità dell’Eurasia come continente, sia come spazio russo-eurasiatico, che è realizzabile in modo compiuto per Mosca, solo attraverso una solida funzione geopolitica iraniana, volta a neutralizzare le contraddizioni tra la Russia e le regioni a maggioranza musulmana del Caucaso e dell’Asia centrale.     

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