Il Mali nella morsa delle bande estremiste





"Trafficanti di droga": è tramite questa sorprendente qualifica che Laurent Fabius, ministro francese degli Affari esteri, ha designato il 23 ottobre, nel corso di una conferenza stampa, i jihadisti che controllano da questa primavera il nord del Mali. I tre gruppi di combattenti islamici - il Movimento per l'Unità e la Jihad in Africa occidentale (Mujao), al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqim) e Ansar Dine - che mirano a imporre la sharia nel nord del Mali, hanno installato le loro posizioni in una zona favorevole a differenti traffici. In particolare, il traffico di cocaina dall'America Latina.

Questa attività è in pieno boom. I trafficanti di droga del Sud America, che utilizzano tradizionalmente un percorso che attraversa i Caraibi e le Azzorre per portare la droga in Europa, hanno optato ormai per l'Africa occidentale. Un tragitto che offre un doppio vantaggio ai cartelli Sudamericani: evitare i controlli crescenti delle autorità statunitensi al largo dei Caraibi e sfruttare l'instabilità politica e la corruzione imperante in vari Stati dell'Africa occidentale. In particolare la Guinea-Bissau, compresa nella lista dei narco-stati redatta dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), la Guinea-Conakry, la Nigeria e la zona grigia della regione del Sahel - che comprende il nord del Mali - a cavallo tra il Nord Africa e l'Africa sub-sahariana, zona in cui gli Stati spesso non riescono a imporre la loro autorità.



Punto nodale per il traffico di cocaina

In pochi anni il nord del Mali è diventato il nuovo punto nodale per il traffico di cocaina verso l'Europa. "Su 200 o 250 tonnellate di cocaina prodotte nell’America Andina (Colombia, Perù, Bolivia) e destinata al mercato europeo, si stima che tra le 50 e le 70 tonnellate passino attraverso l'Africa occidentale", afferma Jean-Bernard Véron, responsabile della cellula di prevenzione delle crisi e dell'uscita dai conflitti dell'Agenzia francese di sviluppo (AFD) e direttore della rivista "Afrique contemporaine".

La droga che sbarca nel Golfo di Guinea prosegue, proprio attraverso il nord del Mali, in Marocco, in Libia, e più raramente nel Sinai egiziano, regione che le autorità del Cairo controllano a fatica. "La droga passa senza dubbio dal nord del Mali. Ma a mia conoscenza, non vi è alcuna prova che i jihadisti siano direttamente coinvolti nel suo trasporto", afferma l'esperto, che nega un nesso diretto tra i baroni della droga del Sud America e gli islamisti del Mali. "Tuttavia, è probabile che essi forniscano una complicità militare al traffico, consentendogli di attraversare il loro territorio tramite il pagamento di una tassa e fornendo protezione militare - ovviamente retribuita - ai trafficanti".

Secondo Véron, le tre formazioni jihadiste che imperversano nel nord del Mali non sono coinvolte allo stesso livello nel traffico di droga. "L'Aqmi, il Mujao e Ansar Dine possono avere simili rivendicazioni, ma sono molto diverse le une dalle altre, specialmente a livello organizzativo. Ansar Dine è la formazione più 'onorevole'. Il suo finanziamento proviene in gran parte da ONG e da donatori privati provenienti dai paesi del Golfo. Si tratta quindi di un finanziamento non illegale. Per quel che concerne gli altri due gruppi, invece, al denaro proveniente dai vari traffici va aggiunto anche il riscatto pagato per la liberazione degli ostaggi".

"Il Mujao e alcune brigate dell'Aqmi sono coinvolti nel traffico di droga", ha invece affermato Pierre Boilley, direttore del Centro per lo Studio dei Mondi Africani (CEMAF)." Qualificarli narcotrafficanti è corretto, anche se l'Aqmi ha beneficiato più delle tasse sul passaggio che del traffico stesso".



Il caso "Air Cocaine".

Tuttavia, il profitto tratto dagli attori locali dal passaggio del traffico di droga nella regione non è né recente né appannaggio dei soli jihadisti. Il 2009 ha segnato una crescente consapevolezza della portata del traffico di droga nella regione. Nel novembre dello stesso anno è scoppiato il caso noto come "Air Cocaine". La carcassa di un jumbo jet bruciata (un Boeing 727 in grado di trasportare circa 190 passeggeri) è stata ritrovata nel nord-est del Mali, nei pressi di Gao. Rapidamente, l'indagine si è orientata verso la pista del traffico di droga. L'aereo, proveniente dal Venezuela, trasportava quasi dieci tonnellate di cocaina. Non riuscendo a far ripartire l'aereo dalla pista, improvvisata nel bel mezzo del deserto, i trafficanti l'hanno dato alle fiamme. "Non si può costruire una pista di atterraggio senza attirare l'attenzione della gente, ha detto Jean-Bernard Véron. I trafficanti si sono sentiti abbastanza al sicuro per farlo. Si può supporre che essi abbiano dunque usufruito di una certa complicità".

Questa complicità probabilmente va ricercata ai più alti livelli di governo. "Sotto la presidenza di Amadou Toumani Touré (il Presidente del Mali destituito il 22 Marzo 2012), il governo del Mali, o per lo meno i clan al potere, erano implicati nell'affare, ha detto Pierre Boilley. Non vi è prova assoluta del coinvolgimento del governo del Mali nel traffico. Ma Amadou Toumani Touré ne era necessariamente a conoscenza. Nella migliore delle ipotesi, ha lasciato che accadesse, nel peggiore dei casi, vi ha preso parte. Ad oggi, il fatto che non vi sia più un'organizzazione statale nel nord del Mali ha favorito i trafficanti".

Un'analisi condivisa da Philippe Hugon, direttore di ricerca presso l'Istituto delle relazioni internazionali e strategiche (IRIS) con l'incarico per l'Africa: "Nel nord del Mali, il commercio criminale è certamente cresciuto dopo la ripartizione del paese. Da un lato, a causa del vuoto politico creato dal conflitto, dall'altro, a causa del fatto che i gruppi islamisti nella regione si sono inseriti nel traffico, consentendo loro di finanziare in questo modo le attività connesse alle loro rivendicazioni politiche".



Fonte: http://www.france24.com, 30 Ottobre 2012

Traduzione di Europeanphoenix.it

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