La Nato contro Russia e Iran?


La Nato contro Russia e Iran?                                


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http://desiderio-limes.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/05/22/la-nato-contro-russia-e-iran/

Pubblicato nel Maggio 2012




Ho letto con colpevole ritardo e  grazie a un retweet di Gianni Riotta  l’intervista di Maurizio Molinari a Robert D. Kaplan, giornalista e analista di Stratfor, pubblicata domenica sulla Stampa (io l’ho letta in Rete, qui) in occasione del vertice Nato a Chicago.

Kaplan ha il merito di essere chiaro e diretto. Ed è un bel pregio in questa fase molto confusa delle relazioni internazionali (almeno per me). Sintetizzando al massimo, Kaplan dice che ora la missione della Nato è contrastare a nord-est la Russia (strumento: lo scudo missilistico) e a sud-est l’Iran (strumento: navi antimissile Aegis).

Si tratta di due filoni ormai consolidati della politica estera Usa: quello antirusso e quello antiraniano. Ciò che mi colpisce è che vengano messi insieme e inoltre assegnati come obiettivo alla Nato e non direttamente a Washington.

È un caso molto interessante di eterogenesi dei fini, peccato in cui cade abbastanza spesso la politica estera americana. Secondo una visione strategica di stampo europeo (lo so, molto diversa da quella americana) la tesi di Kaplan è un controsenso. Se gli Usa vogliono contrastare la Russia e in particolare impedire che l’Europa sia troppo dipendente dall’energia russa, dovrebbero consentire agli europei di potersi approvvigionare di gas iraniano attraverso la Turchia. O al contrario se si vuole continuare a considerare l’Iran il Grande Satana del Medio Oriente e a non riconoscerlo come potenza regionale (con un suo programma nucleare) allora non si può prescindere da una Russia influente fornitore di gas all’Europa. (Sorvolerei sull’ipotesi di Kaplan che sia il nordamerica a poter offrire l’energia all’Europa…)  Insomma ottenere entrambi gli obbiettivi è un po’ complicato, anche per la superpotenza americana (in declino?), figuriamoci per la Nato che ha e avrà il suo bel da fare per uscire dal pantano afghano.

Gli analisti americani hanno sempre prestato molto interesse all’impero romano, ma almeno in questo caso non hanno imparato la lezione del divide et impera di antica memoria. Russia e Iran sono concorrenti naturali. In primo luogo in campo energetico sia per le risorse proprie che come paesi di transito delle risorse del mar Caspio. E poi anche in regioni chiave come il Caucaso e l’Asia centrale. Sarebbe molto facile quindi per Washington spingere l’uno contro l’altro per neutralizzarli a vicenda. Invece le idee di Kaplan e di chi la pensa come lui nell’establishment americano spingono le due potenze a collaborare o comunque a non esagerare nella competizione.

La vicenda ricorda molto da vicino la “guerra” per gli oleodotti dal mar Caspio combattuta negli anni Novanta dall’Amministrazione americana che voleva impedire che gli oleodotti e gasdotti passassero non solo dalla Russia, ma anche dall’Iran, che era la via più facile. Un caso simile, anche se la situazione era molto diversa, si è verificata poi durante la presidenza di George W.Bush quando con la guerra in corso in Afghanistan e in procinto di iniziare quella in Iraq continuò a inserire l’Iran nell’asse del male spingendo così Teheran a fare di tutto per impedire che gli Usa avessero un pieno successo nei due paesi. Eppure  Washington stava facendo un gran favore all’Iran eliminando uno dopo l’altro due grandi nemici di Teheran: i taliban e Saddam Hussein, senza che da quest’azione l’America potesse incassare alcun vantaggio dai persiani. Insomma in questi anni diversi antichi strateghi romani si sono rigirati più volte nella tomba…

Infine che questo doppio obbiettivo non ottenibile dalla potenza americana possa essere raggiunto dalla Nato, già in difficoltà in Afghanistan e che considera la guerra in Libia un “modello” da perseguire in futuro, e in un momento di grave crisi economica degli “amici” europei di Washington, rischia di essere davvero solo un “buon proposito” in occasione del vertice Nato, da dimenticare subito dopo l’appuntamento istituzionale.

È invece un peccato che non si riesca a creare le condizioni per il risanamento di quella  ferita del 1979 che mise fine all’alleanza tra Usa e Iran. Il riconoscimento di Teheran come potenza regionale aiuterebbe infatti Washington su più piani: bilanciare l’asse Arabia Saudita-Pakistan; bilanciare la Russia nel Caucaso e in campo energetico; stabilizzare Afghanistan e Iraq da un lato e Siria e Libano dall’altra. Ma qui dal campo dell’analisi passiamo al campo delle ipotesi…

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