Nietzsche, l'Islam e la Persia

Nietzsche, l'Islam e la Persia 

di C. Mutti

Nello schema delle religioni abbozzato da Nietzsche trova posto ovviamente anche l'Islam. Pur avendo in comune col buddhismo il fatto di esser nato in ambienti sociali superiori e col cristianesimo il fatto di aver preso inizialmente forma in seno ad un popolo semitico, l'Islam è però, diversamente da queste due religioni, una religione "affermativa"38, dato il suo caratteristico dir di sì alla vita.
Significativo a tale proposito è l'aforisma 100 di Umano, troppo umano, nel quale troviamo il primo riferimento di Nietzsche alla cultura islamica. Al fine di mostrare come il pudore sia un sentimento che l'homo religiosus avverte in prossimità di un mistero, Nietzsche spiega che, data la sacralizzazione del sesso tipica delle civiltà tradizionali, presso le società musulmane la camera nuziale "si chiama harem, 'santuario', viene cioè designata con la stessa parola che è usata per i vestiboli delle moschee"39.
Vi è poi un'altra istituzione storica delle società musulmane che rivela a Nietzsche un atteggiamento affermativo nei confronti della vita: l'hammam. Imputando al cristianesimo il disprezzo del corpo e l'ostilità per l'igiene, Nietzsche ricorda che "la prima misura adottata dai cristiani, dopo la cacciata dei Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, mentre la sola Cordova ne possedeva 270"40. La cancellazione dell'Islam dalla penisola iberica, un disastro paragonabile alla distruzione della civiltà greco-romana, ispira a Nietzsche un infuocato atto d'accusa nei confronti del cristianesimo. Quest'ultimo "ci ha defraudato del raccolto della civiltà antica; e più tardi ci ha defraudato di quello della civiltà islamica. Il meraviglioso mondo della civiltà moresca di Spagna, a noi in fondo più affine, più eloquente ai nostri sensi e al nostro gusto di quanto non lo siano Roma e la Grecia, fu calpestato - non dico da che specie di piedi - perché? Perché doveva la sua origine a istinti aristocratici, virili, perché diceva sì alla vita anche con le rare e raffinate preziosità della vita moresca!..."41. 
Con le Crociate, prosegue Nietzsche, fu poi aggredita una civiltà che era superiore non soltanto alla civiltà cristiana coeva, ma anche a quella dell'Europa moderna. "In seguito i crociati combatterono qualcosa, di fronte a cui sarebbe stato più conveniente per essi prostrarsi nella polvere, - una civiltà rispetto alla quale persino il nostro secolo diciannovesimo potrebbe sembrare molto povero, molto 'tardo'. - Indubbiamente essi volevano saccheggiare: l'Oriente era ricco... Si sia dunque imparziali! Le crociate - una superiore pirateria e null'altro!"42. Il più grande tra gl'imperatori di nazione germanica fu perciò Federico II di Svevia, colui che rifiutò di portare le armi contro l'Islam e le rivolse contro il potere papale. "'Guerra senza quartiere a Roma! Pace, amicizia con l'Islam': non fu così che sentì e operò quel grande spirito libero, il genio tra gli imperatori tedeschi, Federico secondo?"43.


È opinione comunemente accettata che lo Zarathustra nietzschiano abbia poco o nulla in comune con l'omonimo profeta iranico. Per gl'interpreti del filosofo, "Zarathustra è Nietzsche, il Nietzsche mai accettato e riconosciuto dalla propria epoca. (...) Il paesaggio di Zarathustra non corrisponde alla Persia né a un qualsiasi paese immaginario. (...) È il paesaggio spirituale dell'Europa in cui viviamo oggi"44. Per gli studiosi della civiltà iranica, lo Zarathustra di Nietzsche "non dovrà nulla al profeta dell'Iran all'infuori del nome, scelto per il suo esotismo"45. Tuttavia non è mancato chi ha sostenuto che "l'eroe di Friedrich Nietzsche (...), non prendendo nulla a prestito dalla filosofia e nemmeno dalla storia tradizionale, nella sua ricerca del superuomo si rivela talvolta più 'zarathustriano'"46 di quanto generalmente si ritenga. D'altronde è un dato di fatto, come ha osservato Henry Corbin, che "dal filosofo bizantino Gemisto Pletone (...) fino allo Zarathustra col quale si identifica Nietzsche"47, passando per l'Opus postumum di Kant e la Fenomenologia dello spirito di Hegel, la filosofia europea ha valorizzato i temi dell'antico Iran, presentandone il profeta in una luce volta a volta diversa. 
Nietzsche, da parte sua, attinse le proprie conoscenze sullo zoroastrismo da diverse fonti. Nel De Iside et Osiride di Plutarco (369E-370C) trovò attestata la dottrina dell'alterno dominio di Ahura Mazda e di Ahriman. Nei Saggi di Ralph Waldo Emerson (1802-1882) trovò un brano in cui Zarathustra viene riconosciuto come colui dal quale "non può provenire che la verità". Ma soprattutto egli lesse, tra il 1875 e il 1878, l'Eranische Alterthumskunde48 di Friedrich von Spiegel (1820-1905), che era stato professore all'università di Erlangen dal 1849 al 1890, aveva tradotto l'Avesta49 e aveva pubblicato numerosi studi di iranistica, tra i quali una biografia di Zarathustra uscita nel 186750. Grazie ai lavori di iranisti come Von Spiegel e come Martin Haug (1827-1876), Nietzsche poté considerare Zarathustra "un riformatore importantissimo nella storia del pensiero, in quanto si trova all'origine di idee fondamentali come quella dell'eterno ritorno. Nietzsche riprese il nome illustre di un iniziatore per darlo al suo personaggio, che vuol essere pure lui l'iniziatore e il fondatore di una nuova era e di una nuova umanità"51.
In questo modo il profeta dell'Iran diventò, assieme ad altri personaggi fondamentali della storia umana, un antenato spirituale dello stesso Nietzsche: "Il mio orgoglio invece è che 'io ho un'origine', sicché non ho bisogno della gloria. Vivo anche in ciò che muoveva Zarathustra, Mosè, Maometto, Gesù, Bruto, Spinoza, Mirabeau; così, sotto diversi riguardi, in me per la prima volta maturano e vengono alla luce embrioni che hanno avuto bisogno di un paio di millenni"52.
Tra questi personaggi, Zarathustra era quello che meglio si adattava a rappresentare l'opera di Nietzsche come l'inizio di una nuova visione della storia: "Ho dovuto rendere onore a Zarathustra, a un Persiano; i Persiani infatti hanno per primi pensato la storia in tutta la sua grandiosità. Una successione di sviluppi, ciascuno dei quali è presieduto da un profeta. Ogni profeta regge un hazar, ovvero un regno di mille anni"53.
Henry Corbin ritrova l'eco di questa frase di Nietzsche, che assegna ai Persiani il primato della filosofia della storia, nella dichiarazione di un orientalista: "Solo lo spirito iranico è pervenuto ad attribuire al male un'origine metafisica e a dar conto dell'opposizione del bene e del male mediante un dualismo netto e definitivo"54. A tale affermazione bisogna però obiettare che il riconoscimento dell'origine metafisica del bene e del male esclude logicamente il carattere "netto e definitivo" della dualità, in quanto il livello morale viene trasceso da quello metafisico, che per ciò stesso si trova al di là del bene e del male. Opportunamente quindi Corbin ripete le parole di Adler, secondo cui Nietzsche era un "inconsapevole Parsi zervânita" 55, ossia un seguace della dottrina che identifica Zervân akanârak, il Tempo assoluto al di là degli dèi del Bene e del Male, col Principio uno ed unico dell'esistenza totale.

tratto da http://www.claudiomutti.com/index.php?url=6&imag=1&id_news=228 "Friedrich Nietzsche e l'unità dell'Eurasia"

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