La geopolitica sembra essere
ritornata al centro delle analisi e delle strategie delle diplomazie
internazionali, questo dopo decenni nei quali ostracismo e disinteresse avevano
accompagnato questa scienza delle relazioni tra Stati e nazioni. All'indomani
della 2° guerra mondiale l'attenzione verso questa particolare branca degli
studi politici e geografici, applicata alle dinamiche di espansionismo delle
potenze dell'epoca, venne meno a causa delle sue presunte collusioni con il
nazismo; di quel fascino per l'idea di "spazio vitale" che il
movimento tedesco aveva sviluppato e incarnato applicandolo alle sue dottrine
sulla razza e sul suolo propagandate dal regime di Hitler e dai vertici dello Stato
Maggiore tedesco. Nelle analisi del Ministro per l'Agricoltura del Terzo Reich,
Walther Darré, il ruolo del "Blut und Boden", l'idea del "Sangue
e Suolo" influenza l'intera visione del problema della proprietà,
dell'identità e dell'appartenenza dell'individuo alla comunità nazionale (al
volk germanico). La proiezione internazionale della teoria del Darrè sarà
quella elaborata dalla Scuola di Geopolitica di Monaco di Baviera diretta dal
professor Karl Haushofer. Questo intellettuale sarà in questo contesto il più
autentico e coerente teorico dell'Ordine Nuovo nazionalsocialista europeo
finalizzato all'eliminazione dell'URSS (considerato il principale ostacolo
all'espansionismo tedesco verso oriente) , nemico ideologico, concorrente
economico e soprattutto "alter-ego" geopolitico della Germania.
L'irrealizzabile sogno di un "asse" Berlino-Potsdam-Mosca - pure
prospettato da ampi settori di quel movimento di idee che , durante gli anni
Venti, prenderà il nome di Rivoluzione Conservatrice, autentica alternativa
rivoluzionaria delle nazioni europee contro l'azione di contenimento delle
potenze egemoni, ovvero Gran Bretagna e Francia, non avrà mai l'occasione di
trovare una propria possibilità di sviluppo proprio a causa di considerazioni
geopolitiche, economiche e strategiche che escludevano una possibile
cooperazione tra le due principali potenze terrestri dell'Eurasia avverse, come
già ricordato, anche sul piano ideologico e profondamente ostili l'una
all'altra. L'attività della Scuola di Geopolitica di Monaco, riunita attorno
alla rivista specializzata "Zeitschrift fur Geopolitik", fondata nel
1924, si rivelò fondamentale nelle successive strategie belliche perseguite
irriducibilmente dallo Stato Maggiore delle Germania hitleriana: espansione ad Est,
controllo delle aree economicamente vitali del Caucaso e dell'Ucraina (il
granaio d'Europa), penetrazione verso sud-est all'interno dell'Heartland (il
cuore della terra) verso le Repubbliche Sovietiche dell'Asia Centrale e
cooperazione con Turchia, mondo arabo-islamico, Persia e, verso Oriente, con
l'astro nascente della politica mondiale, quel Giappone i cui obiettivi di
politica imperiale erano il controllo del Sud-Est Asiatico in funzione
anti-britannica e anti-statunitense. La teoria di Haushofer si inserisce nel
solco della precedente analisi elaborata da Friedrich Ratzel sull'inalienabile
diritto degli Stati a ricercare il proprio "Lebensraum" (spazio
vitale). Nella teoria di Ratzel lo spazio - der Raum - è una nozione chiave che
ispira e modifica le strategie degli Stati. "Sebbene neghi di considerare
una nazione evoluta come un fenomeno organico - scrive Pierre Marie Gallois
nella sua imponente opera "Geopolitique , les voies de la puissance"
- Ratzel ammette implicitamente l'analogia tra lo spazio nutrizionale
indispensabile per la vita delle specie vegetali e animali - il loro lebensraum
o spazio vitale - e l'estensione del territorio, senza la quale un popolo non
potrebbe svilupparsi e dare piena dimostrazione delle sue forze vitali."
(1) Nella concezione di Ratzel lo Stato dunque si evolve e modifica proprio
alla stregua di un essere vivente, necessitando di uno sviluppo organico e
ordinato per imporre la propria volontà di potenza. Ratzel considera sette
leggi di espansione di uno Stato, che verranno sostanzialmente acquisite in
toto e rielaborate dalla Scuola di Geopolitica di Haushofer venticinque anni
più tardi, necessarie al raggiungimento dei propri obiettivi. Queste sette
leggi implicano:
1) L'estensione degli Stati
aumenta con l'avanzare della loro cultura;
2) La crescita spaziale degli
Stati si accompagna a varie altre forme del loro sviluppo: l'ideologia, la
produzione, l'attività commerciale, il livello della loro influenza e dei loro
sforzi di proselitismo;
3) Gli Stati si espandono
assimilando o assorbendo le unità politiche meno importanti;
4) La frontiera è un organo posto
alla periferia dello Stato (considerato come un organismo vivente).
5) Nel procedere della sua
espansione spaziale lo Stato si sforza di assorbire aree importanti per il suo progetto:
le coste, i bacini fluviali, le pianure e, in generale, i territori più ricchi;
6) Proviene dall'esterno il primo
impulso che spinge lo Stato a espandere il proprio territorio, in quanto è
fortemente attratto dalle civiltà che considera inferiori alla propria;
7) La tendenza generale verso
l'assimilazione o l'assorbimento delle nazioni più deboli moltiplica le
appropriazioni di territori, dando origine a un processo che in un certo senso
si autoalimenta." (2)
Nella concezione di Haushofer
tutti questi elementi si fonderanno con la volontà di potenza e di dominio
dell'ideologia nazionalsocialista permettendo così di 'cogliere' l'essenza
della politica e di inserirla in una prospettiva planetaria. "Essa -
scrive Pascal Lorot (3) - può saggiamente offrire allo Stato gli strumenti e
gli schemi intellettuali per agire e modificare il corso degli
avvenimenti." Nello sviluppo delle successive tesi geopolitiche di
derivazione sovietica e statunitense il ruolo chiave del continente
euroasiatico assume una connotazione direttamente collegata al controllo dei
mari, al Sea-Power , e a quello dell'Heartland di Mackinder. Secondo lo
studioso Alfred Mahan il ruolo degli Stati Uniti , assumendo una valenza
globale, rispetto alla massa euroasiatica diverrà centrale, operando alle sue
estremità meridionali e lungo le sue periferie la superpotenza americana
svilupperà le sue coordinate di espansione e d'influenza articolate
essenzialmente attorno ad una collaborazione stretta - mediante una serie di
accordi regionali - con i paesi costieri del RimLand, la fascia peninsulare che
circonda l'Eurasia. Mahan determinerà la strategia di controllo statunitense
dei mari mediante una serie di componenti che ritiene fondamentali: la
posizione geografica, la conformazione fisica - comprese le risorse naturali e
il clima -, l'estensione del territorio, il numero degli abitanti e le
caratteristiche della popolazione. Potremmo definire quella di Mahan una sorta
di Socio-Geopolitica basata sulla sicurezza interna, sulla prosperità economica,
sulla insularità e la libertà di commercio, sul controllo dell'economia
mondiale (agganciata , dopo il diktat di Bretton Wood, al Dollaro americano) e
sostanzialmente sul potenziale bellico e l'alta tecnologia nelle armi di
distruzione di massa delle quali gli Stati Uniti sono i maggiori produttori al
mondo. Mahan determinerà l'avvenire statunitense e le possibilità di
raggiungere gli obiettivi di un governo unico mondiale sotto egida americana in
uno scritto nel quale chiaramente identificherà nell'Asia l'area da porre sotto
controllo. Nel suo "The Problems of Asia and its Effect upon International
Policies" (Il Problema dell'Asia e i suoi effetti sulla politica
internazionale) del 1900 sottolineerà l'importanza di quello che qualche anno
più tardi, nel 1904, Sir Mackinder chiamerà Heartland. "Gettando uno
sguardo su una carta l'attenzione è catturata immediatamente da un enorme
elemento: la massa ininterrotta dell'Impero Russo, che si estende senza
discontinuità dal meridiano dell'Asia Minore occidentale fino a est, oltre il
meridiano del Giappone." (4) L'elaborazione di una strategia geopolitica
euroasiatica appartiene del resto proprio alla Scuola Geopolitica russa capace
di riflettere gli stati d'animo e gli umori frustrati della propria popolazione
che - in meno di un decennio - ha visto crescere a dismisura incertezze e paure
derivate anche dal ridimensionamento delle proprie frontiere e dalla
progressiva perdita d'influenza in quelle che erano, fino a ieri, considerato
le aree d'intervento classiche della politica estera sovietica. Il dibattito
geopolitico intenso che ha caratterizzato l'ultimo decennio nella Russia
post-sovietica ha visto nascere e diffondersi diverse correnti di pensiero
corrispondenti alle tre grandi scuole di riferimento: una atlantica e
filo-occidentale , una panslavista e infine quella euroasiatica. Se la scuola
d'ispirazione occidentale ha dominato i primi anni dell'era Gorbaciov e
soprattutto il periodo di transizione del post-comunismo e la presidenza di
Eltsin (che esprimeva chiaramente il punto di vista di precisi ambienti
economico-finanziari interessati ad una veloce occidentalizzazione del paese e
a riforme strutturali di tipo liberista), le altre due hanno invece elaborato
teorie sostanzialmente opposte; per i panslavisti Mosca si riproponeva quale
Terza Roma , baluardo del panslavismo e dell'Ortodossia mentre per gli eurasiatisti
la Russia rappresentava il massimo referente geopolitico dell'intero continente
eurasiatico, un blocco auspicato di Stati Nazionali opposti all'egemonia
statunitense e ai programmi mondialisti di omologazione planetaria. Da un lato
la scuola atlantica dall'altro quella panslavista sembrano aver fatto il loro
tempo: la prima naufragata laddove aveva promesso sviluppo e rilancio
dell'economia nazionale russa, la seconda sconfitta sul "campo" dopo
l'eliminazione della Yugoslavia di Slobodan Milosevic (unico alleato di Mosca
nei Balcani), l'occidentalizzazione dei paesi confinanti, le pressioni in senso
occidental-capitalistico dell'Unione Europea, e l’ulteriore smembramento della
Serbia, dalla quale sono nati Montenegro e lo stato di fatto del Kossovo. "La
scuola geopolitica più interessante - scriverà lo stesso generale Jean (8) - e
al tempo stesso inquietante è quella degli eurasiatisti internazionalisti i
quali non limitano le loro concezioni geopolitiche alla Russia, ma le estendono
all'interno del continente euroasiatico. Nei loro scritti ricorrono tutti i
temi della geopolitica nazista; della contrapposizione terra/mare, cioè fra la
'mistica' massa continentale dell'Eurasia e le corrotte potenze oceaniche, fino
ovviamente alla denuncia delle congiure anti-russe imputate al giudaismo e alla
massoneria, espressioni di culture e civiltà parassite, basate sullo
sfruttamento vampiresco delle fresche energie dei popoli 'sani'." La
Russia anche in considerazione delle 'attenzioni vampiresche' della NATO e
altre entità, dovrà pertanto cercare di adottare delle strategie di politica
internazionale da Stato Imperiale miranti ad alleanze di tipo politico con
tutte le altre nazioni dell'Eurasia. E' questa la linea tracciata dal
presidente Vladimir Putin nei suoi tentativi di superare antiche ostilità per
riavvicinarsi alla Repubblica Popolare Cinese o per mediare con la Repubblica
Islamica dell'Iran il suo programma legittimo di sviluppo nucleare. Tale
esigenza riflette del resto la consapevolezza che hanno gli ambienti militari e
diplomatici russi in fatto di sicurezza nazionale e di politica estera. La
Russia non può permettersi di restare inerte dinnanzi alle mire strategiche
atlantiste, alleate dei fondamentalisti islamici nell'area del Caucaso e nel
Mar Caspio, e nemmeno poteva accettare pacificamente l'occupazione territoriale
statunitense dell'Afghanistan e dell'Iraq. La partita decisiva che potrebbe essere
quella che si è aperta nel contenzioso nucleare che oppone l'Iran agli Stati
Uniti e all'Occidente si giocherà anche su queste alleanze che si vanno
delineando nel cuore dell'Eurasia e che, de facto, paralizzano l'azione
distruttiva della superpotenza mondiale e dei suoi alleati (britannici,
israeliani, alcuni paesi musulmani e parte degli stati dell'Europa
occidentale). Russia, Cina, Iran, India: nessuno tra questi attori principali
della Grande Partita - del Great Game eurasiatico - potrà mai accettare un
monopolio planetario a stelle e strisce, per non dire del restare inermi dinnanzi
alle logiche mercantilistiche che accompagnano l'azione di sfruttamento e
distruzione di territori e nazioni perseguiti dalle amministrazioni
statunitensi. In tutto ciò la primavera araba e la crisi siriana, hanno gettato
ancora più benzina sul fuoco, ma in generale, la partita è ancora all'inizio.
Note:
1) Pierre Marie Gallois -
"Geopolitique - Les Voies de la Puissance" - edizioni
"Plon" - Parigi;
2) Friedrich Ratzel - "Die
Gesetze der Raumlicher Wachstums der Staaten" (Le Leggi dell'Espansione
Spaziale degli Stati)- 1901;
3) Pascal Lorot - "Histoire
de la Geopolitique" - (Storia della Geopolitica) - edizione in lingua
italiana a cura di "Asterios" - Trieste 1997;
4) Alfred Mahan - "The Problems of Asia
and its effects upon international policies" - 1900;
5) Henry Paccher - "Problem of
Imperialism" -
6)Richard McPfeffer - "No more Vietnam?
The War and the Future of American Foreign Policy" - edizioni
"Harpher Colophon" - New York 1968;
7) Carlo Jean -
"Geopolitica" - edizioni "Laterza" - Roma-Bari 1995;
8) Carlo Jean - op. citata;
Sull’argomento vedi anche http://eurasiaunita.forumfree.it/?t=8533486
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