L’integralismo islamico che è
diventato “moderato”
Ali Reza Jalali
VIGNETTA ELOQUENTE DI ALFIO KRANCIC |
Il problema dell’integralismo
islamico in Europa e in Italia è una questione molto discussa negli ultimi
anni, ma ultimamente ha preso una piega particolare. Infatti, fino a prima
della cosiddetta primavera araba, l’approccio generale della politica
occidentale guidata dagli USA nei confronti del mondo arabo e islamico, era
quello basato sul fenomeno della guerra al terrorismo. L’argomentazione era la
seguente: dopo l’undici settembre 2001, nulla è più come prima e bisogna
concentrarsi in una guerra per eliminare il terrorismo islamico, fautore degli
attacchi barbari contro le Torri Gemelle e altri obiettivi, anche in Europa
(attentati in Spagna e Regno Unito). Si sono spesi quindi centinaia di miliardi
di dollari per combattere contro il terrorismo islamico, in diversi contesti,
dall’Afghanistan al Pakistan, passando dall’Iraq. Ma con l’avvento di quello
che alcuni hanno ribattezzato come primavera araba, la situazione è mutata.
Movimenti politici che fino al giorno prima erano chiamati “integralisti”,
“fanatici” ecc., hanno cambiato etichetta, e sono divenuti i campioni del
cosiddetto islam moderato, come nel caso dei Fratelli Musulmani. E tutto ciò ha
avuto una ripercussione nell’approccio occidentale e nordamericano, nei
confronti del mondo arabo e del Medio Oriente. L’islam politico quindi non più
come una minaccia, ma come potenziale alleato, in funzione di una guerra
regionale che possa scalfire il ruolo nel Vicino Oriente di Russia, Cina e
Iran. La gente comune, noi europei e italiani, potremmo sempre dire: ma cosa ci
importa di quello che succede in un’area geografica così lontana, con una
cultura e una religione così diversa dalla nostra? Ma il punto è proprio
questo. L’Europa e l’Italia sono state oggetto di ondate migratorie negli
ultimi decenni, che non solo hanno portato qui da noi, gente proveniente da
quei paesi, ma hanno anche contribuito a importare nel Vecchio Continente
ideologie radicali e pericolose, che hanno come obiettivo dichiarato lo scontro
con la cultura europea. Vi sono stati dei casi in Europa, negli ultimi tempi
che hanno dimostrato ciò in modo lampante. Ad esempio è salito alla ribalta la
vicenda di un ragazzo belga, convertitosi all’islam radicale, e partito come
volontario a combattere la sua guerra santa contro il governo siriano, reo
evidentemente di essere troppo laico e per giunta alawita, quindi riconducibile
a una setta islamica ereticale, ameno secondo gli standard del giovane belga.
Un sito di recente ha riportato la vicenda in questi termini: “Dimitri Bontinck
è un ex militare belga di 38 anni. Lo scorso maggio ha lasciato Anversa per
cercar di ritrovare Jojoen, il figlio 18enne scomparso tra le nebbie del
conflitto siriano. A 15 anni (Jojoen) incontra una ragazza marocchina musulmana
che gli passa qualche spinello e se lo porta in moschea. Sembrano le solite
cose da ragazzini, ma in moschea Jojoen incontra un gruppo di fanatici. Da quel
momento lo vediamo cambiare sotto i nostri occhi (è il padre che racconta).”
(1) Alla domanda del giornalista de “Il Giornale”, che chiede al padre del
ragazzo belga convertitosi all’islam salafita e radicale, come egli abbia
raggiunto la Siria per adempiere a questa sorta di obbligo religioso, troviamo
la seguente risposta: “Mi racconta che vuole studiare l'islam e l'arabo in
Egitto e io scemo gli mollo i soldi. A marzo sento di un ragazzo andato a
combattere in Siria e mi si accende una lampadina. Allora cerco su internet
tutte le foto di stranieri passati con i ribelli siriani fino a quando non lo
trovo.” (2) E’ chiaro ed evidente che atteggiamenti del genere non sono solo
una minaccia per i paesi mediorientali, che sono direttamente coinvolti in
queste guerre, ma anche per l’Europa, dove si trovano potenzialmente molti “Jojoen”.
Recentemente anche l’Italia ha dovuto scoprirsi paese di origine di un
integralista islamico andato a combattere contro il governo, il popolo e
l’esercito siriano. Giuliano Delnevo infatti, è morto in Siria qualche giorno
fa, ucciso presumibilmente dalle forze governative siriane. Egli era originario
della Liguria e, secondo alcuni, era un assiduo frequentatore di siti internet
e forum collegati all’estremismo islamico e al salafismo. Inquietante il fatto
che la principale organizzazione dei musulmani in Italia, l’UCOII, abbia
definito Delnevo un “caduto”. (3) Ora la magistratura sta indagando. Su un sito
leggiamo quanto segue sulla vicenda: “Giuliano Delnevo era anche un
reclutatore. È questa l'ipotesi di reato formulata dalla procura di Genova nei
confronti del 24enne morto in Siria affianco ai ribelli che combattono contro
Assad. Secondo le indagini, infatti, il giovane sarebbe riuscito a convincere 3
maghrebini e un italiano anche lui convertito all'Islam. Delnevo, secondo
quanto appreso, compiva opera di reclutamento utilizzando anche le prediche sul
web e attraverso un blog. Per tutti gli indagati i reati ipotizzati sono gli
stessi di Delnevo. Le indagini coordinate dai pm distrettuali Silvio Franz e
Nicola Piacente sono affidate alla sezione terrorismo della digos di Genova.”
(4) Sia chiaro, cose di questo tipo ci sono sempre state negli ultimi anni, ma
quello che è bene sottolineare è il diverso approccio politico che si ha con
queste vicende. Un tempo, quando arrivavano notizie del genere, e mi riferisco
principalmente all’Italia, molti partiti politici nostrani iniziavano una
pesante campagna mediatica di diffamazione contro tutti i musulmani in modo
indistinto, e quindi sbagliando, in quanto, non tutto l’islam è riconducibile
al fanatismo e al salafismo, ovvero all’islam radicale e intollerante. Non a
caso, anche in Siria, vi sono delle forze islamiche che combattono contro i
terroristi, a sostegno del governo del presidente Assad. Oggi invece vi è il
deserto completo, non solo a livello italiano, ma anche europeo. Perché? La
risposta la dobbiamo cercare a Washington. Gli USA infatti, come dicevo nelle
righe precedenti, hanno cambiato approccio nei confronti del mondo islamico, e
hanno cercato di creare una sinergia eterogena per contrastare alcune
“minacce”: Russia, Cina e Iran, così come avevano fatto negli anni ’80 contro
l’Unione Sovietica. Per questa missione, l’islam radicale, lo stesso artefice
degli attentati dell’undici settembre, sembra l’alleato ideale, per via del suo
fanatismo, radicalismo e antisciismo. Basta andare a leggere uno di questi
forum integralisti su internet per vedere cosa pensano questi individui dell’islam
“eretico”. (5) Avendo quindi gli americani cambiato strategia in Medio Oriente,
soprattutto sotto l’amministrazione Obama, anche gli alleati europei, e quindi
anche l’Italia, hanno dovuto fare la piega al nuovo andazzo. Per cui i politici
italiani, che prima quando succedevano certe cose, condannavano in modo
veemente l’integralismo islamico in Italia, ora, se condannano, lo fanno
sottovoce, affinché a Washington non senta nessuno: guai a chi urta il proprio
capo!
2- Ibidem
5- Non posso però esimermi da criticare anche certi sciiti, che
invece di disinnescare l’odio settario, versano benzina sul fuoco con
farneticazioni di vario genere.
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