Hezbollah terrorista: decide Bruxelles o Tel Aviv?


1069871L’Unione Europea, la “super-potenza” del Vecchio Continente, rappresentante di circa 500 milioni di persone e una trentina di paesi “importanti” della “comunità internazionale”, si è genuflessa dinnanzi alla volontà di un piccolo paese mediorientale, con pochi milioni di abitanti: Israele. Infatti le autorità comunitarie hanno deciso, in un iter che ormai va avanti da qualche anno, di inserire l’ala militare del partito libanese Hezbollah, movimento politico tra i più importanti del Paese dei cedri, con deputati democraticamente eletti in parlamento e ministri al governo, nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. La cosa interessante è che questa comunicazione e tale decisione avviene proprio nel momento in cui, anche grazie al contributo fondamentale di Hezbollah, le forze governative siriane stanno infliggendo pesanti perdite agli integralisti islamici in Siria. Quindi la decisione, lungi da avere motivazioni giuridiche, ad esempio riconducibili a operazioni terroristiche in Europa, come alcuni soprattutto in Israele paventavano, collegando ingiustamente l’attentato in Bulgaria di diverso tempo fa, ai militanti del gruppo libanese, ha una motivazione assolutamente politica, per non dire politicizzata.
Si vuole colpire mediaticamente Hezbollah, per rendere il partito isolato a livello internazionale e discreditarlo anche in Libano, tra la popolazione. Israele è riuscito a imporre il suo volere a circa 30 stati europei; ma questi sono i rappresentanti dei popoli europei o dei politici di Tel Aviv? Il governo italiano a quanto pare non voleva “bloccare l’unità europea” sulla questione e per questo, nonostante le forti riserve, non ha creato ostacoli alla risoluzione di condanna nei confronti di Hezbollah. Ciò è quanto trapela da fonti diplomatiche. Importante viene comunque ritenuto il mantenimento degli aiuti finanziari, umanitari e del dialogo politico col partito guidato da Nasrallah, punti che sono stati inseriti nell’accordo. Inoltre è prevista una clausola di revisione tra sei mesi, anche se è molto difficile pensare che quest’Europa, possa ritornare sui suoi passi. Chi decide a quanto pare non sta a Bruxelles, ma a Tel Aviv. L’importante è saperlo.
Hezbollah quindi (l’ala militare) nella lista dei gruppi terroristi dell’UE. Bene, abbiamo messo nella lista dei gruppi terroristi l’unico gruppo armato del Medio Oriente che ha la forza strategica di opporsi al dilagare degli integralisti islamici nella regione. Se questi fanatici non li si ferma in Medio Oriente, domani ce li troveremo tutti qui, a fare il loro jihad o guerra santa contro i cristiani occidentali, dopo che avranno sterminato gli sciiti, i cristiani orientali e i sunniti che non la pensano come loro. Chi ha la potenzialità di difenderci, direttamente o indirettamente, è “terrorista”, chi ci potrà creare grossi problemi in futuro è “alleato”. Questa è la logica “democratica”. Una democrazia non più europea, ma sionista e mediorientale. Ora capiamo meglio le esternazioni di alcuni politici italiani che dicevano: “Il nostro modello è Tel Aviv.” Loro si riferivano ai diritti dei gay, a quanto pare molto rispettati da quelle parti; però il concetto è mutuabile a questo punto per ogni aspetto della nostra vita in Europa. Tutti dietro a Tel Aviv. Siamo tutti cittadini di Tel Aviv. Moriremo israeliani?
In tutta questa vicenda dell’inserimento di Hezbollah nella lista dei gruppi terroristi, la cosa più inquietante è che noi abbiamo i nostri militari in Libano, che come è noto, grazie ad un serio lavoro fatto di contatti, anche contro la volontà di Israele, mantengono buone relazioni con Hezbollah. Parlavo qualche giorno fa con un mio contatto libanese, mi disse: “Se mettono Hezbollah nella lista nera, non si può sapere con certezza come andrà a finire con UNIFIL e soprattutto con gli italiani, coi quali abbiamo buoni rapporti, nonostante tutto“. Speriamo bene, ma che tristezza un governo che non riesce a garantire il proprio interesse nazionale e nemmeno la sicurezza dei propri ragazzi all’estero. D’altronde se tutta l’Europa messa assieme si genuflette in questo modo dinnanzi a Tel Aviv, come potrebbe la povera “Italietta” da sola a opporsi ai diktat dei poteri forti? Il ministro degli esteri libanese non ha usato mezzi termini; Adnan Mansur ha detto chiaramente: “Hanno ricevuto pressioni da altri stati.” Quali? Israele? Stati Uniti? Ma l’Europa è degli europei o dei mediorientali e dei nordamericani? Evidentemente questa Europa può essere solo legata al mondo della finanza, ma di un’Europa politica, militare, unita, nemmeno l’ombra. Era questa l’Europa che si immaginavano i padri fondatori?
In tutto ciò sarebbe comunque previsto il mantenimento di aiuti finanziari e umanitari al Libano. Aiuti che francamente al popolo libanese possono interessare fino a un certo punto. Cosa se ne fanno degli aiuti umanitari europei se poi devono combattere coi fanatici salafiti? Nel corso della discussione dei responsabili europei, durata circa un’ora, due terzi dei ministri presenti sono intervenuti. Tra questi Gran Bretagna, Francia, Germania, Paesi Bassi e Portogallo assolutamente a favore. Dubbi sono invece emersi dagli interventi di Paesi come Italia, Irlanda, Malta e Finlandia. La decisione ha destato grandi polemiche in Libano. “L’Unione Europea”, ha dichiarato Adnan Mansur, il ministro degli esteri citato da Al Manar, la tv di Hezbollah, “ha subito forti pressioni per decidere di inserire l’ala armata del movimento sciita libanese Hezbollah nella lista nera delle organizzazioni terroriste. Alcuni Stati hanno esercitato forti pressioni sull’Unione”, ha detto Mansur senza precisare a quali Stati si riferisca. Tanto lo sappiamo noi. Anche Hezbollah, come è logico che sia, ha condannato la decisione dell’UE. L’Europa, o una parte di essa, è stata usata dagli USA e da Israele per vendicare lo smacco in Siria, dove un ingente investimento economico, militare e umano, non ha portato al rovesciamento di Assad, sostenuto anche sul campo da Hezbollah. Hezbollah terrorista, l’Esercito Siriano Libero, coi suoi mercenari fanatici provenienti da mezzo mondo no. Logico!
La logica di Tel Aviv applicata all’Europa non si smentisce mai. La ministra israeliana per l’ingiustizia, Tzipi Livni (che coordina anche le trattative di pace con i palestinesi), si è felicitata per la decisione. In un comunicato la Livni rileva che “finalmente, dopo anni di dibattiti e di titubanze, è giustamente fallito il tentativo di argomentare che l’attività politica degli Hezbollah sdoganerebbe quella terroristica”. Scettica invece Emma Bonino. L’Italia è arrivata a Bruxelles con l’idea di “non bloccare l’unità” europea sul tema, nonostante le riserve. Importante viene comunque ritenuto il mantenimento degli aiuti finanziari, umanitari e del dialogo politico col partito sciita, punti che sono stati inseriti nell’accordo. L’Italia, visto che non ha la forza politica di opporsi ai diktat dell’UE e di Israele, cerca così almeno di salvaguardare la sicurezza dei militari presenti in Libano. In ogni caso, l’indebolimento di Hezbollah con queste attività diplomatiche è un’utopia. Quello che conta realmente è il campo di battaglia, e in Siria, come ormai ammettono anche gli occidentali, Assad si sta riprendendo, anche grazie all’aiuto di Hezbollah.
Il movimento libanese non ha di certo bisogno del compiacimento dei burocrati europei per portare avanti la sua lotta, la lotta di tutti gli oppressi del globo, per la liberazione del mondo dalla tirannia e dalle barbarie. Intanto iniziamo a ripulire la Siria dai fanatici integralisti, il resto verrà al momento propizio.

Commenti