Il Santo Profeta (S) ed il martirio dell’Imam ‘Ali ibn Abi Talib (A)

Il Santo Profeta (S) ed il martirio dell’Imam ‘Ali ibn Abi Talib (A)


Condoglianze a tutti i fratelli e le sorelle ed a tutti gli uomini liberi in occasione dell'anniversario del martirio della guida degli innamorati di Dio, 'Ali ibn Abi Talib (A)

Associazione Islamica Imam Mahdi (AJ)
Dopo aver parlato riguardo l’importanza e le benedizioni del santo mese di Ramadan, il Santo Profeta (S) iniziò a piangere.
L’Imam ‘Ali (A) gli chiese: “O Inviato di Dio, cosa ti fa piangere?”
Il Profeta (S) rispose: “O ‘Ali, piango per ciò che ti accadrà in questo mese. Mentre sarò (spiritualmente) presso di te, e mentre starai elevando la Preghiera al tuo Signore, il peggiore degli empi dei tempi passati, il fratello dell’uccisore della cammella dei Tamud, ti colpirà al capo con una spada, e la tua barba si tingerà di rosso.”
Allora l’Imam ‘Ali (A) chiese: “O Inviato di Dio, ciò avverrà a difesa della mia religione?
L’Inviato di Dio (S) rispose: “Si, ciò avverrà a difesa della tua religione”.
Quindi il Profeta (S) continuò: “O ‘Ali, chiunque ti ucciderà è come se avesse ucciso me, e chiunque ti si opporrà è come se si fosse opposto a me e chiunque ti combatterà è come se avesse combattutto me, poiché ti considero come la mia stessa anima. La tua anima è la mia anima, la tua natura è la mia natura. In verità Iddio, l’Altissimo, l’Immenso, ha creato me e te, ed ha eletto me e te. Ha eletto me per la Profezia e te per l’Imamato. Chiunque nega il tuo Imamato nega la mia Profezia.
O ‘Ali, tu sei il mio successore, padre dei miei nipoti, marito di mia figlia e Califfo della mia comunità durante la mia vita e dopo la mia morte. Il tuo ordine è il mio ordine, il tuo divieto è il mio divieto.
Lo giuro per Colui che mi ha costituito Profeta ed ha fatto di me il più nobile degli uomini: in verità tu sei un Segno di Dio per le Sue creature, il Custode dei Suoi segreti ed il Suo Vicario fra i Suoi servitori”

 
Da: ‘Uyunu ‘l-Akhbaru ‘r-Rida, vol. 1, pag. 295; Amali di Shaykh Suduq, pag. 57; Biharu ‘l-Anwar, vol. 96, pag. 358.

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