Manuale di giurisprudenza islamica






Definizione della giurisprudenza islamica (al-fiqh)

Fiqh, in lingua araba, significa comprensione… e il faqih (giureconsulto islamico) è colui il quale è capace di comprendere in profondità il senso del Santo Corano e della Sunna del Profeta(s), e che può, in più, dedurre da queste due fonti fondamentali dell’Islam le leggi e le disposizioni islamiche.
Dopo aver dato questa breve definizione del fiqh, vediamo ora che significa la scienza del fiqh o, se si può dire, la “fiqhologia”.
La scienza del fiqh:  è lo studio delle differenti leggi e disposizioni islamiche, che regolano le relazioni familiari, sociali, commerciali, professionali, le compagnie, le banche etc… così quelle che assicurano il compimento della preghiera (as-salat), il digiuno (as-sawm), il pellegrinaggio (al hajj), l’elemosina legale (zakat) etc… Per ben cogliere l’importanza fondamentale (originale) del fiqh nell’Islam, ascoltiamo quello che dice a proposito il Messaggero di Dio (s):”Idha arada Allah bi’abdin Khayran, faqqahaho fid-din”. (Allorché Dio vuole avvantaggiare uno dei Suoi servitori, gli facilita la comprensione della Religione).
Le fonti principali delle disposizioni (aiikam) islamiche
Abbiamo detto che questo manuale di fiqh ha lo scopo di aiutare a conoscere le differenti leggi e disposizioni islamiche… Ora vediamo quali sono le fonti principali del fiqh. Bisogna porre la questione seguente: Quali sono le fonti principali delle leggi e delle disposizioni islamiche che regolano gli atti dell’individuo, la vita familiare e sociale, le pratiche religiose (la preghiera, il digiuno, la purità spirituale etc…), le differenti forme di proprietà, gli affari di stato (quali l’economia, la politica, la giustizia etc…)?
Per rispondere a questa domanda noi diremo che esistono due fonti principali:
1) Il Santo Corano (il Libro di Dio)
2) La Sunna  (Tradizione) del Profeta Mohammad(s)
Spiegazione:
1 – Il Santo Corano
Il Santo Corano è il codice di condotta dei Musulmani e la fonte della conoscenza della Legge e dei suoi costumi. Esso regge la vita umana e illumina per l’uomo il cammino della sua felicità. In effetti è nel Corano che i Musulmani attingono le disposizioni religiose (ahkam) che regolano tutti gli aspetti della loro vita individuale e sociale.
Il Santo Corano contiene, tra l’altro, centinaia di versetti coranici che costituiscono una fonte principale per il fiqh nell’Islam, a partire dal quale il faqih(giureconsulto musulmano) deduce le leggi e le disposizioni islamiche, utilizzando i versetti coranici per spiegare i concetti di queste leggi e disposizioni che regolano e armonizzano tutti gli aspetti della vita umana.
2 – la Sunna (Tradizione) del Profeta(s)
Essa costituisce la seconda fonte delle leggi e delle disposizioni islamiche, come ci conferma il seguente versetto coranico: “Prendete quello che il Profeta vi dona e astenetevi da quello che vi proibisce” (Corano, 59:7)
La Sunna comprende tutto quello che emana dal Profeta(s) al di fuori (oltre) del testo coranico. Riportando un hadith o la recita di un avvenimento isolato, essa abbraccia tutti i consigli, i precetti morali del Profeta(s) da una parte, le sue azioni e le pratiche quotidiane dall’altra, e infine i suoi silenzi implicanti una approvazione tacita di atti individuali di cui è stato il timone o che gli sono stati rapportati.
a. I detti del Profeta(s)
Inglobano tutti gli hadith, i discorsi e le dichiarazioni pronunciate dal Profeta(s) e noi possediamo oggi migliaia di questi detti profetici autentici che formano una delle basi fondamentali della legislazione islamica (sharia): codice di vita che ci offre le differenti leggi e le disposizioni di cui abbiamo bisogno nella nostra vita corrente, come quelle relative alla purità rituale (piccola e grande abluzione) e alle pratiche di adorazione (ibadat) o le leggi e le disposizioni concernenti la vita sociale, economica, commerciale, familiare, l’agricoltura, il matrimonio, il divorzio, il lavoro, i domini politici, giuridici etc…
b. Le azioni e le pratiche quotidiane del Profeta(s)
Tutte le azioni compiute dal Profeta(s) fanno parte della Sunna e a quelle dobbiamo obbedire. Questo perché noi dobbiamo imitare il venerato Profeta dell’Islam(s) nelle sue opere, come Dio ci ha comandato in questo versetto coranico che dice: “Voi avete, nel Profeta di Dio, un bell’esempio per colui che spera in Dio e all’Ultimo Giorno…” (Corano, 33:21).
c. I silenzi del Profeta (s)
Implicano un’approvazione tacita di atti individuali che sono stati il timone o che gli sono state riportate parti delle fonti della sua Sunna alla quale dobbiamo obbedire, poiché se queste azioni fossero state contravventrici dei principi dell’Islam, il Profeta(s) le avrebbe interdette, siccome non lo ha fatto noi le possiamo considerare come delle azioni lecite.
Riassumendo, la nobile Sunna del Profeta(s) è dunque costituita da tutto ciò che ci è pervenuto, attraverso le generazioni, di ciò che ha autenticamente detto, fatto e approvato.
-precisazioni:
I dotti musulmani (ulama) che seguono la scuola islamica dell’Ahl-ul-Bayt (a) considerano che tutti gli atti, tutte le parole e tutte le approvazioni date dai dodici Imam immacolati(a) (1), discendenti Eletti del Profeta dell’Islam(s) (a partire da sua figlia Fatima(a) e dell’Imam Ali(a)), formano il prolungamento della Sunna del venerato Profeta(s) e una fonte importante delle disposizioni islamiche. Ciò è confermato dal seguente versetto coranico: “Dio vuole solamente pulirvi della vostra sporcizia. O membri della casa del Profeta! E Lui vuole purificarvi totalmente” (Corano, 33:33)
Così gli hadith, gli ordini e i consigli del Messaggero di Dio (s) ci incitano all’attaccamento al Libro di Dio e ai membri immacolati dell’Ahl-ul-Bayt (a) e a consultarli per conoscere le leggi e le disposizioni islamiche; in effetti, il celebre compagno Jaber ibn Abdollah Ansari ci racconta che i Profeta(s) disse: “O genti! Io vi lascio questo affinché voi non vi sviate mai finché voi vi ci attaccherete: i Due Pesi (valori) (al-thaqalqyn) che sono: il Libro di Allah e la mia Ahl-ul-Bayt.”(2)
Come ci si può assicurare dell’autenticità della sunna del Profeta(s)
Molti ipocriti e complottatori, nemici dell’Islam, hanno inventato degli hadith e li hanno attribuiti al Profeta(s) e agli Imam immacolati della sua discendenza(a), con l’intento di alterare i principi dell’Islam, di deformare il suo codice di vita (sharia) e di lacerare l’unità della comunità musulmana. Fortunatamente, i tanti musulmani assidui, e soprattutto coloro che fra di essi si sono specializzati nella scienza degli hadith, hanno condotto delle ricerche sufficientemente approfondite per isolare tutti gli hadith dubbi, modificati o inventati da questi nemici, per poi rassemblare e preservare quelli riconosciuti come autentici al fine di avere una fonte sicura a partire dalla quale si possono attingere le disposizioni della sahria islamica.
I giuristi musulmani mettono l’accento su due punti essenziali nelle loro ricerche intese ad assicurare l’autenticità dell’hadith:
1 – Assicurarsi dell’onesta dei trasmettitori dell’hadith, cioè condurre una ricerca minuziosa per stabilire la realtà storica delle persone citate nella catena di trasmissione, e verificare che essi abbiano avuto la possibilità reale di incontrarsi, attraverso relazioni successive, risalendo al Profeta(s), agli Imam(a) e ai suoi onesti compagni. Così l’hadith profetico ci è pervenuto attraverso certe persone che formano la “catena di trasmissione”, o Sanad al hadith; se le condizioni che devono completare questi trasmettitori sono onorate, l’hadith sarà accettato come autentico dopo che la sua veridicità sarà stata stabilita, mentre sarà rigettato se queste condizioni non sono onorate.
2 – Preoccuparsi anche del testo e della sostanza dell’hadith, cioè assicurarsi della veridicità del contenuto (matn) dell’hadith e della sua conformità con il Santo Corano e con i concetti dell’Islam.
Brevemente, se si è sicuri dell’onestà, della buona fede e della sincerità dei trasmettitori dell’hadith, e se si è sicuri della sua conformità di significato con il Santo Corano, noi dobbiamo credere a questo hadith e profittarne per ben comprendere i concetti e le disposizioni islamiche. Inoltre, il Profeta(s) e gli Imam immacolati della sua discendenza(a) ci comandarono di non accettare l’hadith se non dopo averlo confrontato con il Santo Corano, al fine di essere sicuri della sua veridicità e della sua autenticità. In effetti il Profeta(s) dice: “Al di sopra di qualche verità c’è un’altra verità che la conferma, e al di sopra di qualche reale, veritiero ragionamento un luminare che l’illustra. Allora, prendete tutto ciò che si accorda con il Libro di Dio e rigettate tutto ciò che lo scredita”.(3) Nello stesso senso l’Imam Ja’far as-Sadiq(a) ci dice: “Tutte le cose devono essere riportate al Libro di Dio e alla Sunna del Profeta(s). E tutti gli hadith che vi sono stati trasmessi e che non concordano con i l Libro di Dio sono una menzogna”.(4) Ecco perché, dunque, prima di credere a un hadith che si sia letto o sentito, bisogna assicurarsi della sua veridicità e della sua concordanza con il Libro di Dio.
In effetti, tutti gli hadith contenuti nelle opere e le raccolte sono sottoposti agli studi critici degli Ulema musulmani, al fine di potere distinguere e scegliere quelli autentici da quelli falsi. Ciò con l’intenzione di preservare il diritto giuridico e la Sunna del Profeta(s) da tutte le forme di alterazione e deformazione.

Le disposizioni islamiche (ahkam)

Definizione di una disposizione islamica (hokm)
L’uomo procede ogni giorno nella sua vita corrente a delle azioni diverse, ed emana da lui dei diversi propositi. Meditando su queste azioni e queste parole, noi constatiamo che alcune di esse sono buone e proficue, come il fatto di mangiare, di bere, di coltivare la terra, di fare evolvere l’industria, di vivere in pace con gli altri e di riconciliarsi con loro etc… Ma altre azioni e parole sono le cause dei mali nocivi all’uomo, come il fatto di mentire, di bere alcool, di rubare, di uccidere, di barare, di sparlare etc…
Noi sappiamo così che l’uomo, per sua natura, è essenzialmente sociale. Egli vive nella collettività con i membri della sua famiglia e fonda delle relazioni sociali con i membri della società nella quale egli vive e nel mondo che lo circonda. Queste relazioni sono, a titolo d’esempio, quelle esistenti tra genitori e figli, tra sposi, tra operai e impiegati, tra agricoltori e la propria azienda, il venditore e il compratore, lo Stato ed i suoi amministratori etc… Ed oltre i suoi vincoli con gli altri membri della società, l’uomo vive anche in relazione con il suo Creatore che l’ha creato, formato, costituito armoniosamente e colmato dei suoi benefici.
Così, la vita dell’uomo equivale ad un insieme di azioni, di attività e di relazioni sociali che ha bisogno di essere ordinato e ben regolamentato al fine di distinguere l’utile dall’ inutile e il buono dal malvagio. Senza una tale regolamentazione la vita e le relazioni umane deviano dai suoi interessi. E’ così che per organizzare la vita umana, Dio ha fatto discendere delle leggi e delle disposizioni divine alfine di liberare l’umanità dall’anarchia e dall’assurdità e di proteggerla contro tutti gli smarrimenti e tutte le deviazioni.
La legislazione islamica (Sharia) è composta da disposizioni e da leggi divine che regolamentano la vita dell’uomo e definiscono le sue differenti relazioni e responsabilità.
Noi sappiamo che la Sharia fu rivelata al Profeta (s) al fine di chiarire e d’indicare all’uomo la buona condotta da tenere nelle sue azioni e nelle sue relazioni con gli altri… In effetti, la Sharia ha dichiarato illecito tutto ciò che è nocivo e abominevole, che distrugge la vita umana e che ostacola la sua evoluzione e prosperità; essa ha reso obbligatorio tutti gli atti di beneficenza senza i quali la vita umana non può elevarsi; essa ha permesso tutti gli altri atti e favorisce l’adempimento o l’abbandono di certi altri…
Quindi, come possiamo vedere, le disposizioni islamiche si classificano in cinque gruppi che sono i seguenti:
1 – I doveri obbligatori (WAJIB)
2 – Gli atti raccomandati (MUSTAHAB)
3 – Gli atti aborriti  o sconsigliati (MAKROUH)
4 – Le cose illecite-interdette  (HARAM)
5 – Le cose lecite-permesse  (HALAL)
Queste cinque specie di disposizioni islamiche hanno suddiviso gli atti umani in cinque categorie.

Le differenti categorie dell’atto umano

Noi possiamo classificare tutte le azioni umane, siano esse buone (compiere la preghiera, il rispetto della giustizia, lo studio della scienza, il viaggio etc…) o cattive (dire menzogne, il gioco d’azzardo, l’ingiustizia etc…) in cinque categorie che sono le seguenti:
1 – GLI ATTI OBBLIGATORI (WAJIB):
Si tratta di tutte le azioni ordinate da Allah, con la Sua promessa di ricompensarci se noi le applichiamo e la Sua minaccia di punirci se noi le trascuriamo.
Fra questi doveri obbligatori, noi citiamo a titolo d’esempio la preghiera (as-Salat), l’elemosina legale (Zakat), il pellegrinaggio (Hajj), il combattimento nel cammino di Dio (Jihad), il fatto di ordinare (prescrivere) ciò che è conveniente, d’interdire ciò che è biasimevole, di difendere la verità, di stabilire la giustizia etc…
2 – GLI ATTI RACCOMANDATI (MUSTAHAB):
Si tratta di tutti gli atti che Allah ci incita a compiere e per i quali ci promette d’essere ricompensati, ma noi non saremo puniti trascurandoli per una ragione o per un’altra.
Fra questi atti citiamo la preghiera e il digiuno superrogatorio (meritorio), l’invocazione di Allah, l’abluzione il giorno del venerdì etc…
3 – GLI ATTI DETESTABILI O SCONSIGLIATI (MAKROUH):
Si tratta di tutti gli atti che Allah ci incita ad abbandonare con la promessa d’essere ricompensati, ma non saremo puniti se li facciamo.
4 – GLI ATTI ILLECITI (HARAM):
Si tratta di tutti gli atti che Allah ci ha dichiarato illeciti ed il cui compimento ci esporrebbe al castigo annunciato da Allah.
Tra questi atti illeciti citiamo la consumazione di alcool, l’adulterio, il fatto di uccidere qualcuno volontariamente senza avere diritto di farlo, di praticare la menzogna, di commettere tradimento, delle depravazioni, delle frodi, etc…
5 – GLI ATTI LECITI (HALAL-MOBAH):
Si tratta di tutti quegli atti cui Dio ci ha lasciato la scelta di fare o no. In altri termini, noi siamo interamente liberi di fare e di non fare questi tipi di atti. E’ così per la scelta di tale casa, di un lavoro, del nutrimento etc…, a condizione di non commettere le cose proibite dall’Islam o di non causare del pregiudizio ad altri.
In breve, le leggi e disposizioni della giurisprudenza islamica (Fiqh) incoraggia l’uomo a ordinare sempre ciò che è conveniente ed interdire ciò che è biasimevole. Esse regolano gli atti del musulmano di fronte a Dio, della comunità musulmana di tutti gli esseri umani. Nello stesso tempo, essa esige da parte dell’uomo una sottomissione totale a Dio dal più piccolo dettaglio del suo comportamento quotidiano, poiché l’Islam possiede della leggi e delle disposizioni che regolano tutte le cose della nostra vita, come dice un hadith riportato dall’Imam Ja’far as-Sadiq (a): “Tutte le cose trovano la loro regolamentazione e disposizione nel Corano o nella Sunna”, e come Dio ci dice nel Santo Corano: “Noi non abbiamo trascurato niente nel Libro”. (Corano, 6:38).
Così, è nostro dovere ben riflettere prima di agire: se tale atto è lecito e ci porta alla soddisfazione di Dio, noi lo compiremo; se è illecito noi vi rinunceremo.

La wajib’ayny e la wajib kifa’i

Noi abbiamo visto fin qui che esistono dei doveri che Allah (Subhana Ta’ala) ci ha ordinato di adempiere e ci ha interdetto di trascurare, come le cinque preghiere quotidiane, il digiuno nel mese di Ramadan, il pellegrinaggio, l’elemosina legale Zakat, il Ghosl (bagno rituale) del cadavere del musulmano e la preghiera per lui, etc…
Noi sappiamo anche che il dovere è un atto tale che colui che lo compirà sarà lodato (encomiato) e ricompensato; mentre colui che lo trascurerà sarà biasimato e punito.
Ora i doveri si dividono, in funzione del loro grado d’obbligo sulla persona, in due categorie:
1 – WAJIB’AYNY (OBBLIGO CHE INCOMBE SU TUTTI I MUSULMANI)
Si tratta del dovere che tutti i musulmani maggiorenni devono compiere e nessuno ne sarà dispensato: Fra questi doveri citiamo a titolo d’esempio le cinque preghiere quotidiane, il digiuno nel mese di Ramadan, etc… In effetti, questi atti sono degli obblighi che incombono su tutte le persone maggiorenni e sane di spirito.
Questo tipo di dovere si chiama “dovere personale” (wajib ayni).
2 – WAJIB KIFA’I (OBBLIGO DI SUFFICIENZA)
Si tratta del dovere che Allah vuole sia compiuto da chiunque raggiunga l’anno di maturità, senza che nessuno sia designato per i suoi fatti. In effetti, l’essenziale è che il dovere sia compiuto. Il Wajib Kifa’i è dunque un dovere che, una volta compiuto da una o più persone, non incombe più sugli altri. Tra questi obblighi citiamo il Ghosl (bagno rituale) da fare al cadavere musulmano e la preghiera per lui, il salvataggio dell’affogato (smarrito?), l’incoraggiamento a praticare ciò che è conveniente e l’interdizione di ciò che è biasimevole, la pratica di una professione utile per la comunità nel campo della medicina, dell’agricoltura, dell’industria, lo studio della giurisprudenza, etc… Se dunque una o più persone intraprende la mansione (dovere) prescritta, gli altri saranno dispensati da questi obblighi; ma tanto queste persone non assolvano a questi obblighi, tutti devono sentirsi responsabili del loro proscioglimento.
Quando un gruppo di musulmani non riesce, malgrado il suo zelo, nel suo compimento di un obbligo di sufficienza (wajib kifa’i) (…?) l’incoraggiamento delle genti a praticare le azioni convenienti, l’interdizione delle azioni biasimevoli, il Jihad contro le aggressioni dei nemici dell’Islam, o quando malgrado i loro sforzi per impedire l’ingiustizia, la corruzione e le azioni biasimevoli, non giungono a realizzare l’intenzione sublime, loro soli saranno, al Giorno del Giudizio, perdonati e ricompensati. Quanto a quelli che avranno tralasciato di partecipare al compimento di questi doveri islamici e che avranno mancato a questi doveri collettivi saranno condannati e puniti nel Giorno del Giudizio poiché questi doveri di sufficienza (wajib kifa’i) saranno restati incompiuti, favorendo la corruzione della natura umana e dunque della comunità musulmana.
- PRECISAZIONI
In certe circostanze, i wajib kifa’i diventano come nei wajib’ayni, poiché una sola persona o solamente un piccolo numero di persone possono compiere questiwajib kifa’i.
A titolo d’esempio, quando non c’è una sola persona che possa salvare un individuo da un pericolo qualunque, il salvataggio di questo individuo diventa allora un wajib’ayni, cioè un obbligo che incombe alla persona che ha la possibilità di salvarlo. Ma se una persona si astiene senza ragione, senza una causa di forza maggiore che gli impedisca il salvataggio, essa sarà inscusabile e ritenuta responsabile in certa misura della morte di questo individuo.
Altro esempio: quando non c’è che un solo medico un numero limitato di medici in una città, il dovere di curare i malati diviene allora un wajib’ayni, cioè un obbligo che spetta a questo o a quel medico. Poiché sono i soli a potere curare i malati in questa città. Parimenti, giacché non c’è che un solo giureconsulto (faqih) in una città, egli è obbligato a pronunciare delle fatwa (sentenza islamica) e a rispondere di questioni giuridiche.
Così, in certi casi, il wajib kifa’i diviene un wajib’ayni, il cui compimento incombe su tutti i musulmani maggiorenni o a certe persone che rispondono a certi requisiti.

I preliminari delle azioni doverose (muqqadamat-ul-wajib)

e i preliminari delle azioni illecite (muqqadamat-ul-haram)

1 – I PRELIMINARI (O LE PREPARAZIONI NECESSARIE ALL’ADEMPIMENTO) DI UNA AZIONE DOVEROSA (MUQQADAMAT-UL-WAJIB):
Noi sappiamo che l’Islam ordina il compimento di certi atti quali la preghiera, l’istituzione della giustizia, il pellegrinaggio alla Mecca, la ricerca della scienza e della conoscenza, la bontà verso i genitori, l’imporre il conveniente, l’interdire il deprecabile, la lotta nel cammino di Allah, etc… L’Islam interdice d’altronde qualsiasi atto biasimevole quale il bere alcool, l’essere infedele, il corrompere la società, il commettere omicidio, l’ingiustizia e l’adulterio; il proferire menzogna, il praticare l’usura, il consumare, a torto i beni degli altri, la maldicenza, etc… Tutto questo è destinato a garantire la gioia, la sicurezza, la libertà e la dignità dell’uomo e a far sì che si possa vivere in perfetta armonia in obbedienza a Dio sotto la protezione della giustizia, della pace e dei diritti stabiliti dall’Islam.
Ma è evidente che molti doveri non possono essere compiuti che dopo certi atti preparatori, senza i quali non possiamo adempiere ai doveri che ci incombono.
A titolo d’esempio: -Il Jihad (lotta nel cammino di Dio contro tutte le aggressioni inferte dai nemici dell’Islam) si basa essenzialmente nella nostra epoca sull’organizzazione armata, sulla forza e la fabbricazione delle armi e delle munizioni necessarie alla lotta nel cammino di Dio. L’organizzazione e la fabbricazione delle armi necessarie sono dunque degli doveri preparatori cui dipende il compimento del Jihad.
Il mantenimento dell’ordine nei paesi islamici è un obbligo cui necessita la formazione dell’uomo sincero e leale per costituire delle forze di sicurezza ed’equipaggiare dei mezzi necessari per potere adempiere il loro compito nel mantenimento dell’ordine e della sicurezza della società. Il fatto di preparare delle forze di sicurezza e di equipaggiarle per il compimento del loro dovere costituisce la preparazione preliminare per il mantenimento dell’ordine che è un dovere religioso che incombe ai responsabili dello Stato islamico.
L’ordinanza del convenevole è un dovere islamico il cui compimento ripone, in certa misura, sulla cooperazione e l’aiuto vicendevole di certi individui per formare un gruppo di fedeli atti a riempire questi doveri religiosi. La formazione di questi individui sinceri e perspicaci costituisce l’atto preliminare necessario al compimento di questi doveri islamici.
La stessa purità rituale, la purificazione del corpo e degli abiti, l’abluzione (wudu), il bagno rituale (ghosl) e il tayyammun, costituiscono dei preliminari doverosi al compimento della preghiera.
Di conseguenza, noi constatiamo che gli atti preliminari non sono obbligatori in se stessi, essi sono obbligatori per potere compiere un dovere prescritto. In effetti, ed in maniera generale, non siamo obbligati, all’infuori della preparazione al compimento di un dovere wajib prescritto, di compiere questi atti preliminari, come il coprire la distanza oltre la Mecca al di fuori del momento fissato per il pellegrinaggio; di purificare i nostri abiti, di fare ghosl o wudu, etc… all’infuori della preghiera. Ma queste azioni preliminari sono, per contro, necessarie al compimento dei doveri prescritti; ciò ha spinto gli Ulema a dire: “Un atto preliminare necessario al compimento di un dovere prescritto diviene, anche esso, un dovere”.
Così noi dobbiamo ben preparare tutto ciò che è necessario al compimento di un dovere islamico prescritto.
2 – I PRELIMINARI DELLE AZIONI ILLECITE (MUQQADAMAT-UL-HARAM) O GLI ATTI PRELIMINARI CHE PREPARANO ALLA PERPETRAZIONE DI UN ATTO ILLECITO
  Come abbiamo detto sopra, gli atti preliminari per il compimento di un dovere divengono essi stessi un dovere; parimenti tutti gli atti preliminari alla preparazione di una azione illecita divengono essi stessi illeciti.
Esempi
- La lettura di libri apocrifi non è proibita di per se stessa, ma se essa influenza lo spirito dei lettori, sarà considerato come un atto preliminare conducente al loro traviamento e alla loro corruzione. La lettura di questi libri apocrifi è dunque considerata come illecita in quanto atto preliminare che può traviare i lettori.
- La vendita dell’uva non è illecita in sé, ma essa lo diventa se è venduta per la produzione di bevande alcoliche.
- Prestare un oggetto a qualcuno non è un atto proibito, ma prestarlo con l’intento di commettere un crimine è categoricamente proibito, poiché diventa un atto illecito.
- Occupare un impiego in un governo non è cosa proibita, ma diviene un atto illecito se ciò contribuisce a sostenere un governo oppressore.
Così l’Islam ha interdetto tutti gli atti preliminari e tutti gli interventi che possono condurre a cadere nel peccato e a commettere delle azioni proibite. E ciò con l’intenzione di proteggere l’individuo e la società da traviamento e corruzione.
E’ dunque proibito fare una qualsiasi azione che possa portare a commettere degli atti illeciti, anche se queste azioni sono lecite in sé.

L’ijitihad

Sforzo nei ragionamenti giuridici
Qualsiasi scienza che appartenga alle scienze naturali o alle scienze umanistiche (come la medicina, la psicologia, la matematica, la botanica, la zoologia, l’astronomia, la grammatica o la lessicologia, etc…) ha bisogno di specialisti esperti nel loro dominio per interpretare le leggi, studiarle e quindi insegnarle alle persone al fine di approfittarne a conformarsi alle leggi nella loro via per avanzare la felicità e la prosperità.
In effetti, tutte le leggi scientifiche che noi studiamo o che insegnano nei libri scolastici sono state elaborate da sapienti specialisti in materia.
Così, parimenti, bisogna che esistano per la scienza del Fiqh degli esperti specialisti, predisposti agli studi e alla perfetta conoscenza delle sue leggi e alle differenti disposizioni islamiche. Questi giureconsulti musulmani (Fuqaha) (sing. Faqih) devono acquisire la competenza nell’ijtihad (procedimento di deduzione degli statuti legali nell’Islam) e, fatto questo, interpretare e trarre le leggi e le disposizioni islamiche fondate sulle loro due fonti principali: il Santo Corano e la Sunna, nello stesso modo con cui ricercatori e saggi in medicina e in botanica scoprono, studiando il corpo umano e il mondo vegetale, le leggi naturali che le reggono.
Il Santo Corano e la Sunna formano le due fonti fondamentali a partire dalle quali gli Ulema (sapienti teologi) attingono le leggi, le disposizioni e i concetti islamici.
Questi sapienti teologi, specialisti in diritto islamico e aventi la competenza di dedurre e di mettere in luce le leggi e le disposizioni islamiche (Ahkam) a partire dal Santo Corano e dalla Sunna, sono chiamati fuqaha (singolare faqih) o mujtahidin sing. (Mujtahid).
Il procedimento di deduzione degli statuti legali a partire dal Corano e dalla Sunna è chiamato ijtihad.
L’ijtihad è dunque il prodigare degli sforzi straordinari nelle scienze religiose al fine di dedurre e di mettere in luce le leggi e le disposizioni islamiche a partire dalle loro fonti principali: il Corano e la Sunna .
Quanto al mujtahid o faqih, è il sapiente teologico che ha acquisito con gli studi delle scienze religiose e con la probità della sua condotta la competenza di potere interpretare e dedurre attraverso riflessione (tadabbor) e ragionamento (ta’aqqol), a partire dal Corano e dalla Sunna, le leggi (qawanins) (sing. Qanon) e le disposizioni (ahkam) (sing. Hokm) islamiche. E perché i sapienti teologi possano raggiungere il grado dell’ijtihad è loro indispensabile studiare bene e comprenderela lingua araba al fine di potere ben comprendere il Santo Corano, interpretare i suoi versetti e discernere l’autentica Sunna dalle false tradizioni (hadith) diffuse da trasmettitori mal intenzionati. In effetti, per assicurarsi dell’autenticità della Tradizione (hadith), i giuristi musulmani (mujtahid o faqih) hanno proceduto a delle ricerche minuziose al fine di stabilire la realtà storica delle persone citate nella catena di trasmissioni degli hadith e di verificare che essi abbiano avuto la possibilità materiale di incontrarsi, attraverso relazioni successive, risalenti fino al Profeta Mohammad (S), ai suoi Discendenti (A) e ai suoi onesti compagni. Se le condizioni che dovevano essere eseguite dai trasmettitori di hadith non lo erano, l’hadith era respinto. Ciò affinché i musulmani non si lascino imbrogliare da chi ha inventato dei pretesi mal intenzionati trasmettitori.
La necessità dell’ijtihad
Non c’è dubbio che la società umana è evolutiva, i cui compiti dell’uomo, le sue relazioni, le sue transazioni e le sue attività si sviluppano continuamente e che molte cose possono apparire inesistenti nella sua vita precedente, come il sistema bancario, le assicurazioni, la radio, la televisione e molte altre cose, cose di cui noi non siamo obbligati a ben conoscerne le leggi e le disposizioni islamiche per sapere come regolare i nostri affari e conoscere ciò che è lecito e ciò che  è illecito… Cosa accadrebbe se non ci fossero tra i musulmani dei faqih che possano dedurre gli ahkam (leggi e disposizioni islamiche) e metterle in luce a partire dal Corano e dalla Sunna?
E’ dunque indispensabile per i musulmani avere, tra essi, dei faqih e dei mujtahid esaminino qualche affare legale o illegale dal punto di vista del Corano e della Sunna. Prendiamo un esempio per illustrare la necessità della presenza del faqih fra noi musulmani, affinché essi ci spieghino gli ahkam islamici secondo i quali noi dobbiamo regolare la nostra vita, se un musulmano fa il digiuno e debba andare a farsi iniettare un medicinale per intramuscolo, chi può allora spiegarci se la puntura intramuscolare annulla o no il digiuno? In effetti, questo problema non esisteva al tempo del Profeta (S) per cui non si può sapere direttamente il verdetto. Nella nostra epoca, solo il faqih può dedurre gli ahkam islamici, poiché è specialista negli studi della sharia ed è lui che può dirci se questo rimedio annulla o meno il nostro digiuno.

At-taqlid (imitazione del faqih)

E’ necessario per tutti i musulmani cercare di conoscere le regole e le disposizioni della sharia di cui abbiamo bisogno nella sua pratica quotidiana per la confermadelle leggi dell’Islam, quali le regole della preghiera, del digiuno, del pellegrinaggio, della zakat, delle transazioni commerciali, del matrimonio, del divorzio, etc…
Siccome noi non possiamo essere tutti degli specialisti negli studi della sharia (cioè non possiamo essere tutti dei faqih conoscenti tutte le regole e le disposizioni della legge islamica), l’imitazione di un faqih, che si considera come il più saggio e il più giusto, è di rigore. Cioè ci si deve conformare alle sentenze (fatwa) di unfaqih concernenti l’applicazione delle regole della sharia (furu-a-din), le pratiche cultuali (ibadat) e le soluzioni giuridiche (ahkam) apportate e dei problemi della vita quotidiana (che determinano se tale o tale condotta sia lecita, consentita o sconsigliata, da evitare o illecita). L’“imitazione” (taqlid) non riguarda i principi fondamentali della religione (usul-al-din) che rilevano della convinzione (yaqin).
At-taqlid, indispensabile per tutti i musulmani inadatti a praticare l’ijtihad, significa dunque che bisogna seguire, nella pratica della religione, la sentenza (fatwa) di un faqih riconosciuto (mujtahid) in materia. Pressappoco allo stesso modo di un malato che per guarire deve affidarsi ad un medico; poiché un medico ha fatto degli studi di medicina e conosce bene la pratica. Allo stesso modo di colui che, dovendo far costruire una casa, deve affidarsi ad un architetto, poiché questi si è specializzato nell’arte dell’architettura… Così, quando la situazione lo esige, noi dobbiamo affidarci a degli specialisti in materia. Allo stesso modo, noi dobbiamo affidarci ad un faqih mujtahid e seguire le sue sentenze (fatwa) in materia di religione.
I tratti caratteristici del faqih
(Marja ‘il-taqlid) = modello da seguire
Bisogna che il faqih, in quanto modello da seguire per i musulmani, ricopra le condizioni seguenti:
1 – Maggiorenne
2 – Ragionevole e intelligente
3 – Di sesso maschile
4 – Di discendenza legittima
5 – Credente, fedele, probo e pio
6 – Adatto a comprendere e interpretare le leggi divine
7 – Essere in vita (5)

Note
(1) Certi Faqih seguono altre scuole islamiche che quella dell’Ahl-ul-Bayt, i quali considerano tutto ciò che è emanato dai compagni del Profeta(s) fa parte della Sunna profetica.
(2) Tratto dalle raccolte autentiche di hadith di Thirmidi e di Muslim.
(3) (Uçol al-Kafi), t.l, p.69
(4) (idem), t.l, p.69
(5) Certe scuole islamiche autorizzano l’imitazione dei faqih dopo la loro morte

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