Nonostante le aperture iraniane, continuano le esternazioni guerrafondaie di Washington




Il ministro della Difesa Usa Chuck Hagel ha detto che l'accordo ad interim con l'Iran sul suo programma nucleare è un rischio che vale la pena di prendere, ma ha aggiunto che la diplomazia deve essere sostenuta dalla potenza militare. "Sappiamo che la diplomazia non può funzionare nel vuoto". "Il nostro successo continuerà a dipendere dalla potenza militare americana e dalla credibilità delle nostre garanzie agli alleati e ai partner in Medio Oriente". Le forze in campo. Per placare "le ansie" degli alleati del Golfo, Hagel ha enumerato tutte le risorse: "Abbiamo una presenza di terra, aria a nave con oltre 35mila soldati nel Golfo e nelle zone immediatamente circostanti". Una presenza militare che comprende 10mila soldati dell'esercito, con carri armati ed elicotteri Apache, circa 40 navi da guerra, tra le quali un gruppo navale con portaerei, sistemi di difesa missilistici, radar, droni, aerei da guerra in grado di colpire in pochissimo tempo. "E affiancate a queste risorse uniche, nessun obiettivo è fuori dalla nostra portata", ha aggiunto, un'affermazione che è stata letta come un'allusione alle bombe 'bunker', progettate per colpire obiettivi in profontita'.    La posizione dell'Iran. Il presidente della Repubblica Islamica Hassan Rouhani difende l’accordo sul nucleare raggiunto con le potenze mondiali cercando di convincere scettici e radicali. Davanti ad una platea di studenti Rohani ha detto che il progresso economico non può essere raggiunto senza l’interazione con il mondo esterno. Ha anche aggiunto che il suo governo continuerà sulla linea della moderazione in netto contrasto con lo stile del suo predecessore Mohamoud Ahmadinejad.   L’accordo. L'accordo, che si articola in sei punti, e prevede per l’Iran l’obbligo di mantenere un livello di arricchimento dell'uranio non superiore al 5%, ben al di sotto della soglia necessaria a rendere il materiale utilizzabile per la produzione di armi nucleari.  La Repubblica Islamica ha anche accettato un maggiore accesso degli ispettori Onu nel paese. 


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