Una priorità per la sicurezza in Europa e nel Vicino Oriente: fermrale lo Stato Islamico

 
 
Miliziani dello Stato Islamico mentre compiono esecuzioni di massa
 
 
Dopo l'appoggio incassato da diversi attori internazionali dai guerriglieri curdi in lotta contro le milizie dello Stato Islamico nell'Iraq settentrionale, sembra esserci, nonostante tutti i problemi e le divergenze, una azione congiunta della comunità internazionale e dei vari governi per cercare di mettere freno all'espansionismo di questo fenomeno inquietante, ovvero il terrorismo di matrice fondamentalista, salafita e islamista.
 
La cosa grave, che rende il fenomeno molto più complesso e allarmante rispetto al suo antenato illustre, Al Qaida, è che questo tipo di terrorismo oggi ha un suo stato, anche se virtuale: uno spazio geografico di dimensioni importanti che va dalla Siria all'Iraq e che può vantare il controllo di città di notevoli dimensioni su entrambi i fronti: sono nel controllo delle milizie internazionali salafite città come Raqqa (Siria), con circa 200 mila abitanti e Mousul (Iraq), con più di un milione e mezzo di abitanti.
 
Lo Stato Islamico controlla questi centri abitati con un apparato burocratico e militare a quanto pare molto più efficiente di non pochi stati dell'area islamica, come testimoniano anche alcuni video girati da giornalisti presenti in queste città. L'avanzata dello Stato Islamico sembra al momento il frutto maggiore di quel fenomeno definito come primavera araba, processo che non ha portato ad alcun avanzamento democratico, se non con l'eccezione marginale della Tunisia, ma solo caos, guerre civili, radicalismo religioso.
 
Un'altra filiale dello Stato Islamico infatti si trova in Libia, a Bengasi, a poche centinaia di chilometri dalle coste italiane. L'impegno del governo italiano quindi sembra logico contro lo Stato Islamico, vista la minaccia che l'internazionale salafita rappresenta per l'area islamica e per l'Italia - lo stesso dicasi anche per l'Europa, visto che una parte dei miliziani sono proprio di origine europea.
 
In Iraq in particolare e nel Vicino Oriente in generale vediamo come molti governi, anche non in buoni rapporti tra loro, si stanno impegnando per fronteggiare la minaccia più grave degli ultimi tempi. Da Washington a Mosca, da Londra a Parigi, da Berlino a Tehran, fino a Damasco - capitale di quella Siria che per prima ha preso le armi contro lo Stato Islamico, quando, ancora qualche mese fa, l'Occidente era sordo rispetto alle grida di dolore del popolo siriano in preda ai fondamentalisti del gruppo estremista - esiste una volontà di contrastare la minaccia dello Stato Islamico.
 
I fronti sui quali si combatte la guerra contro i miliziani fondamentalisti, che hanno istaurato la legge islamica in modo integrale e retrograda nei territori conquistati, situazione che ha costretto le minoranze religiose a lasciare le aree controllate dai fanatici, sono quindi principalmente due: quello siriano, dove il governo supportato da Hezbollah e da milizie popolari sta combattendo contro lo Stato Islamico - recentemente è arrivata la notizia dell'uccisione di uno dei capi dei fondamentalisti per mano di Hezbollah in Siria - e quello iracheno, dove il governo supporta, insieme ai raid aerei americani, l'azione dei guerriglieri curdi - ai quali arriveranno armi anche dall'Italia, oltre che da altri paesi europei e dall'Iran - nel tentativo di fermare il gruppo integralista.
 
L'espansione improvvisa dei fondamentalisti dello Stato Islamico, gruppo nato in Siria e supportato da Arabia Saudita, Qatar e Turchia (paese membro della NATO), ha costretto molti paesi a alzare il livello di guardia contro il terrorismo sia nel Vicino Oriente che in Europa. La guerra allo Stato Islamico può essere una opportunità affinché le nazioni possano collaborare e debellare il terrorismo religioso, per la pace, la cooperazione e la stabilità.
 
Condannando fermamente le aberrazioni e i crimi abominevoli perpetrati dal fanatismo religioso di matrice fondamentalista, salafita e islamista, di cui oggi lo Stato Islamico è la rappresentazione emblematica, ci auguriamo una vittoria per le nazioni civili contro le barbarie, una netta affermazione della sicurezza globale, soprattutto in Europa e nel Vicino Oriente, contro il terrorismo e il fanatismo.  

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