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Iraq, entra nel vivo la campagna contro l’Isis a Ramadi

 

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     fonte ilVelino/AGV NEWSRoma
    
Iraq Siria Isis Isil 2
 
Entra nel vivo la campagna delle forze di sicurezza irachene per riprendere Ramadi, nelle mani dell’Isis. Nelle scorse ore sono arrivati nell’area 150 consiglieri militari statunitensi, che aiuteranno Baghdad a pianificare e condurre l’offensiva contro il Daesh. I militari, chesi sono stabiliti presso la base di Habbaniyah, a est della città, sono una prima avanguardia di un gruppo più numeroso composto complessivamente da 450 uomini annunciato nei giorni scorsi dal presidente Usa, Barack Obama. Nel frattempo, i miliziani dello Stato Islamico presenti a Ramadi sono corsi ai ripari. Da una parte hanno proseguito a rinforzare alcune postazioni chiave e a disseminare di ordigni improvvisati (Ied) alcuni passaggi obbligati. Dall’altra hanno avviato una massiccia campagna “dual use” nella città, tesa a incrementare i reclutamenti tra la popolazione e allo stesso tempo a spaventarla, per evitare che i nemici possano avere sostegno dall’interno. A questo proposito, sono stati montati nelle principali piazze alcuni megaschermi per lanciare messaggi di propaganda.
 
L’Isis sta proiettando video di operazioni militari nel Califfato e le confessioni di prigionieri. Inoltre, appaiono filmati in cui si incoraggiano soprattutto i giovani ad aderire agli “insegnamenti dell’Islam” secondo il Daesh e ad arruolarsi nelle sue file. A sostegno delle parole, vengono mostrate riprese di ragazzi che si addestrano e che poi imbracciano le armi per andare a combattere. Lo stesso materiale, peraltro, viene distribuito su video-cd disponibili su banchetti siti presso gli schermi. Uno di questi, secondo la stampa locale, è stato collocato al mercato centrale di Ramadi nell’area settentrionale della città. Chi prova a lasciare l’area, invece, viene arrestato e punito. A Falluja, sempre nella provincia di al Anbar, invece, c’è un atteggiamento diverso. È possibile partire, ma per farlo bisogna pagare una tassa di un milione di dinari, pari a circa 800 dollari.
 
Si tratta di una “exit tax”, uno dei balzelli sempre più comuni nelle zone controllate dallo Stato Islamico, che usa il ricavato per finanziarsi. La città più colpita da questo fenomeno in Iraq, comunque, rimane Mosul dove l’Isis impone gabelle su qualsiasi cosa, compresa una tassa sulla sicurezza che ogni cittadino deve pagare in quanto è “protetto” dai miliziani. Nel frattempo, le forze di sicurezza irachene tengono sotto assedio Ramadi da ogni lato e respingono i frequenti tentativi dei jihadisti di penetrare all’interno delle linee di difesa. L’ultima azione in ordine di tempo è avvenuta domenica e ha visto un gruppo di fondamentalisti del Daesh scontrarsi con l’esercito e le forze tribali nel distretto di al-Baghdadi. Bilancio degli scontri: sette terroristi morti e cinque feriti.

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