Verso la fine del round negoziale di Vienna sul nucleare iraniano: cosa bolle in pentola?

Il Ministro degli esteri iraniano Zarif a Vienna
 
 
 
Si avvicina la fine del round negoziale di Vienna (estate 2015) per quanto riguarda la questione del nucleare iraniano, dopo quello primaverile in Svizzera. Non sappiamo con certezza come andranno le cose, ovvero se ci sarà l'accordo definitivo tra il paese mediorientale e le controparti ufficiali (UE, Francia, Regno Unito, Germania, USA, Russia, Cina), senza dimenticare le controparti ufficiose (ONU, paesi mediorientali e chi più ne ha più ne metta), oppure se ci sarà una nuova proroga degli accordi temporanei stipulati nell'autunno del 2013, o se invece ci sarà la definitiva fumata nera e il rompete le righe, con le eventuali conseguenze (ancora in aprile la Guida iraniana aveva detto che raggiungere un accordo che non sia l'espressione dell'interesse nazionale iraniano non rappresenta una priorità, ovvero non raggiungere un accordo è meglio che raggiungere un accordo considerato non positivo dalla parte persiana, mentre esponenti dell'esecutivo Rohani avevano detto che sarebbe stato meglio raggiungere un cattivo accordo che non raggiungerlo per niente). Ancora in questo momento, non sapendo con esattezza cosa accadrà, a mio modo di vedere è prematuro fare delle analisi. Mi limito solo a riportare alcune indicazioni esternate da importanti siti di informazione:
 
 
ANSA
 
 L'Iran non sarà più sottoposto ad alcun embargo di armi e tutte le misure in tal senso saranno revocate da una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu nel giorno in cui l'accordo sarà firmato dalle potenze del 5+1 e dall'Iran. Lo ha riferito alla Fars una fonte anonima vicina ai negoziati che in queste ore si stanno chiudendo a Vienna. Gli allegati all'accordo manterranno però alcune restrizioni per un periodo limitato.
 
   L'accordo infatti comprende un insieme di intese in linea con le 'red lines' fissate dalla Guida suprema Ali Khamenei, con una serie di misure limitate e temporanee che rimarranno valide per diversi periodi di tempo. La prossima risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu, sempre secondo le indiscrezioni riportate dalla Fars, sarà l'ultima emessa in merito al programma nucleare iraniano, che non sarà più esaminato alla luce del capitolo 7 della Carta dell'Onu (relativa alle minacce alla pace). "Questa è la prima volta - ha sottolineato la fonte - che un Paese soggetto al capitolo 7 è riuscito a porre fine al proprio caso attraverso un negoziato diplomatico".

    La nuova risoluzione Onu resterà valida e sarà attuata per un periodo limitato, dopo il quale non sarà più in vigore automaticamente. Quanto alle sanzioni contro l'Iran, secondo le fonti citate dalla stampa iraniana, avranno tutte fine, anche se rimarranno alcune restrizioni per un periodo limitato, "come già affermato dalla Guida Suprema". 
 
 
LA STAMPA
 
Quando ieri sera i ministri del 5+1 sono andati a cena a Vienna con la rappresentante europea Mogherini, non erano mai stati così vicini all’accordo nucleare con l’Iran. Lo stesso presidente Rohani aveva appena twittato con soddisfazione di aver risolto il rompicapo atomico, come promesso in campagna elettorale. Poco prima l’agenzia americana Associated Press aveva scritto che il testo dell’intesa era definito, e sarebbe stato ufficializzato nella stessa serata di domenica. Forse era stata troppo ottimista, ma dietro le quinte fonti impegnate direttamente nel negoziato dicevano che in effetti il giorno dopo, cioè oggi, prometteva davvero di essere quello buono per l’annuncio. Perciò il ministro russo Lavrov e il collega cinese erano tornati. 
Gli ultimi ostacoli
 
Il diavolo sta nei dettagli, e trattative complicate come questa possono sempre incepparsi. Una volta definito, ad esempio, il testo di circa 80 pagine più cinque annessi deve andare nelle capitali per ottenere il via libera definitivo, e non si può mai escludere che qualche obiezione venga sollevata. L’ayatollah Khamenei, guida suprema iraniana, ha posto negli ultimi tempi diversi paletti, tipo il divieto delle ispezioni nei siti militari o la pretesa della cancellazione immediata di tutte le sanzioni, e non si può escludere che faccia altri problemi. Il presidente Obama, a sua volta, ha detto che non accetterebbe un cattivo accordo, anche perché l’allungamento del negoziato ha fatto scadere un’importante deadline interna americana, che ora darà al Senato 60 giorni di tempo per analizzare il trattato e in caso bocciarlo. Però la sensazione era quella di trovarsi davanti ad un potenziale momento storico. 
 
Rohani aveva ragione a dire di aver risolto il puzzle nucleare, perché gli ultimi punti contesi non erano esattamente su questa materia. L’accordo, secondo chi lo sostiene, allunga i tempi necessari all’Iran per costruire un’arma atomica dai due o tre mesi attuali, ad almeno un anno. Questo dovrebbe dare agli altri paesi abbastanza tempo per fermarlo anche con la forza, se decidesse di incamminarsi verso la produzione della bomba. L’accordo poi avrà una validità di circa dieci anni, che secondo i critici spingerà i duri a resistere fino a quando potranno riprendere a pieno ritmo le operazioni nucleari, ma secondo i sostenitori crea uno spazio di tempo entro cui la società iraniana potrebbe finalmente cambiare la politica e riaprire il paese al mondo, svolgendo un ruolo responsabile. Anche la questione dei limiti posti alla ricerca sarebbe superata. 
I punti ancora aperti
 
I problemi ancora aperti, a ieri notte, riguardavano la risoluzione Onu per sancire l’accordo, l’embargo sulle armi convenzionali, e il meccanismo per togliere ed eventualmente reimporre le sanzioni in caso di violazioni. Il primo punto è fondamentale, perché grazie all’intesa l’economia iraniana si rilancerà, incassando miliardi di dollari soprattutto grazie al petrolio e al gas.  
I timori
 
Se Teheran sarà libera di investire questi soldi nelle armi convenzionali e nei missili intercontinentali, e di esportarle, potrà giocare un ruolo molto pericoloso anche senza atomica. I missili infatti minaccerebbero direttamente gli Stati Uniti, oltre ovviamente ad Israele, e Khamenei ha detto che Washington resterà un nemico anche dopo l’eventuale accordo. Se poi l’Iran potrà muovere le sue armi convenzionali a piacere, avrà l’opportunità di ingerire ancora di più nei delicati equilibri del Medio Oriente, dove da mesi è in corso uno scontro epocale fra sciiti e sunniti, che ha favorito anche la nascita dello Stato islamico. Ovvio ad esempio aspettarsi un nuovo flusso di aiuti, stavolta legali, a sostegno di Assad in Siria ed Hezbollah in Libano. Perciò gli Stati Uniti volevano tenere la questione dell’embargo sulle armi convenzionali separata da quella nucleare, e scadenzare la cancellazione delle sanzioni in modo da accompagnarla alla verifica del comportamento responsabile di Teheran sulla scena internazionale. Dettagli da chiarire in poche ore, perché già oggi scade la sospensione delle sanzioni europee che aveva consentito di negoziare. 
 
QUOTIDIANO.NET
 
L'Iran e le principali potenze mondiali riunte nel gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) puntano ad annunciare oggi lo storico accordo sul programma nucleare di Teheran. Dopo intensi e complicati negoziati a Vienna, arrivati ai tempi supplementari per alcune divergenze sui meccanismi di controllo e sul calendario di revoca delle sanzioni internazionali in cambio del congelamento de facto dei piani nucleari iraniani, ieri sera è parso evidente che le trattative sono arrivate ad un reale punto di svolta. 
 
L'intesa, ha detto a Teheran il presidente Hassan Rohani, è "molto vicina", sebbene restano ancora "passi da fare". Anche il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha manifestato il suo "ottimismo", pur non nascondendo il fatto che - dopo 16 giorni consecutivi di negoziato - restano ancora alcuni punti da chiarire. "Ci sono ancora delle questioni essenziali da risolvere", ha confermato da parte sua una fonte statunitense. 
 
"Non abbiamo mai speculato sui tempi in questi negoziati e non lo faremo certamente adesso, in particolare quando restano da risolvere ancora delle questioni essenziali", ha dichiarato questo alto responsabile, commentando le voci di un accordo imminente. Già ieri sera, una fonte vicina ai negoziati aveva dichiarato il "98% del testo dell'accordo è completo", e che sono ormai necessarie solo "decisioni politiche" per superare i due o tre ultimi punti di frizione. Il testo dell'accordo è stato quindi inviato nelle capitali dei sette Paesi coinvolti, per l'approvazione definitiva.

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