Intervista ad Ali Reza Jalali sulle recenti elezioni in Iran

Elezioni iraniane: che confusione!

 

Le elezioni in Iran si sono dimostrate fonte di sorpresa e confusione, con le varie agenzie, occidentali e persiane, che danno per vincitori ora i conservatori, ora i riformisti. Abbiamo chiesto lumi ad Ali Reza Jalali, intellettuale e conferenziere iraniano.

1) Dalle elezioni è emerso un vero vincitore? Se sì chi è?
I conservatori hanno proclamato la propria vittoria, col 60 percento dei consensi, ma anche l’area moderata e riformatrice ha proclamato il proprio primato, con circa 92 deputati eletti contro i 91 dei conservatori. E’ una situazione paradossale ed incerta, ma in base alla mia esperienza posso dire che, sino a questo momento, esiste una forte polarizzazione del voto degli iraniani: a Teheran vittoria netta dei moderati, nelle province sono avanti i conservatori. Bisogna attendere anche i ballottaggi per dare un giudizio definitivo, ovvero la prossima primavera, ora è difficile sbilanciarsi, anche perché l’orientamento dei deputati indipendenti (non meno di un centinaio su 290) sarà decisivo quando verrà tutto a galla, ovvero quando bisognerà eleggere il Presidente del Parlamento. Solo in quel momento potremmo veramente capire chi ha la maggioranza assoluta.
2) Quanto hanno pesato gli accordi sul nucleare? E quanto l’economia?
Se dovessero essere confermate le mie previsioni, ovvero una generale affermazione conservatrice, nonostante l’ottimo risultato dei riformisti nella capitale, direi che come spesso capita il fattore economico è determinante. La gente vuole occupazione, crescita economica, servizi sociali, mentre la politica estera e altro sono questioni secondarie. Chi governa, in questo caso i centristi (moderati e riformatori), viene punito o premiato nella misura in cui asseconda le esigenze economiche della gente. Gli accordi sul nucleare hanno un significato simbolico di “apertura” verso l’Occidente; l’elettorato di Teheran è quello più sensibile su questo tema e il governo è stato premiato per le sue scelte in quell’ambito; ma tale questione non è una priorità per tutti gli iraniani, soprattutto nelle province.
3) Dall’analisi del voto – affluenza, distribuzione delle preferenze, etc – cosa possiamo dedurre?
Come dicevo prima vi è una forte polarizzazione che dipende anche dalle priorità dell’elettorato. Hanno votato il 60 percento degli aventi diritto, un dato nella norma delle elezioni parlamentari iraniane. Esiste un forte gap tra Teheran e le altre città minori; a Teheran si “guarda” alla way of life occidentale. Nelle province si “guarda” ad arrivare a fine mese. Per questo Teheran è una roccaforte del voto moderato e filo-occidentale, mentre nelle province la situazione è diversa.
4) Che effetti avrà questo risultato per l’Iran e per il mondo intero? Avrà ripercussioni nella lotta contro i terroristi?
Le elezioni iraniane hanno sempre un alto impatto internazionale: basta vedere l’attenzione mediatica per tale evento, nessun altro paese mediorientale, forse nemmeno Israele, ha cosi tanta attenzione mediatica in Occidente su tale tema. Queste elezioni erano molto attese, Obama e gli europei più filo-obamiani (in primis l’Italia di Renzi) speravano nella vittoria dei moderati. Addirittura la BBC ha invitato a votare per la lista vicina al governo Rohani. Ma bisogna ammettere che non vi sarà alcun effetto deleterio sulla lotta al terrorismo internazionale. L’Iran, insieme alla Russia e ad altri attori mediorientali, sta portando avanti da tempo la guerra all’ISIS e ad Al Qaida, tale impegno non verrà ridimensionato in nessun caso.
5) Trova il risultato sorprendente, oppure era largamente atteso?
Se venisse confermata la vittoria generale dei conservatori, per me non sarebbe sorprendente. In caso contrario invece sarebbe una grande sorpresa, visto che oggettivamente non mi sembra che il governo Rohani abbia migliorato la situazione economica dell’Iran in questi ultimi tre anni; ma la politica è una cosa complessa, staremo a vedere l’evoluzione dei fatti.


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