Rivoluzione islamica dell'Iran: 37 anni dopo

Evento dedicato all'anniversario della Rivoluzione iraniana (e non solo) a Brescia il 27 febbraio 2016
 
Organizzato da: Centro Studi Internazionale Dimore della Sapienza
 
In collaborazione con: Irfan Edizioni
 
Ci sarà anche un banchetto dei libri, con ottime offerte e prezzi fortemente scontati
 
Chi vorrà potrà anche associarsi al Centro Studi Internazionale Dimore della Sapienza con un versamento (valevole per il 2016) minimo di euro 30 (TRENTA)
 
 
Per ulteriori informazioni chiedere agli organizzatori


Sarà disponibile per chi lo vorrà una copia gratuita di un opuscolo realizzato dall'Associazione Islamica Imam Mahdi su alcune epistole della Guida Suprema iraniana, Ayatollah Khamenei, ai giovani occidentali sui temi della religione, della storia e del terrorismo.
 
 
 
Ricordiamo ai lettori del blog questo interessante evento; consigliamo inoltre a chi volesse partecipare di leggere questa breve introduzione all'argomento:
 
 
 
Parleremo di:
 
Storia dell'Iran nel Novecento (e non solo)
 
Il significato degli ideali della Rivoluzione islamica dell'Iran
 
L'Iran post-rivoluzionario: le anime della Repubblica Islamica e i vari approcci alla politica interna ed estera
 
 
 
 
Le elezioni politiche in Iran (primo turno: 26-2-2016)

Venerdì si terrà il primo turno delle elezioni per il rinnovo del parlamento iraniano (decima legislatura della Repubblica Islamica dell'Iran). Sabato parleremo anche di questo importante evento politico: per ora basterà ricordare che il sistema elettorale si basa sul doppio turno, con collegi uninominali e plurinominali. Nei collegi uninominali (piccole città e centri minori) vale il doppio turno "alla francese", viene eletto il candidato che al primo turno ottiene la maggioranza assoluta dei consensi, altrimenti si va al ballottaggio tra i candidati col maggior numero dei consensi ottenuti (maggioranza relativa). Nei grandi centri il sistema è molto complesso, con collegi plurinominali: viene eletto al primo turno chi ottiene un ampio numero di consensi (grazie a un complicato calcolo matematico che prende in considerazione il numero totale degli elettori e lo rapporta al numero dei voti del candidato). Poi c'è il secondo turno, al quale accedono coloro che hanno ottenuto una soglia minima di voti, anche qui derivante da un complesso calcolo. I deputati (sistema monocamerale) sono 290, con una quota riservata alle minoranze religiose riconosciute in Costituzione (alcuni deputati per i cristiani di varie confessioni, uno per gli ebrei e uno per i seguaci dello Zoroastrismo). In questa contesa (il secondo turno si svolgerà in primavera) si affrontano principalmente due liste, ovvero quella di area governativa che racchiude elementi di tutto l'arco costituzionale iraniano, dai riformisti ai conservatori, passando per i moderati (Ali Larijani, attuale Presidente del Parlamento, di area conservatrice, è dato come vicino a questa lista nella circoscrizione di Qom, visto che per la prima volta nelle ultime tornate elettorali non è stato inserito nelle liste ufficiali della destra). Poi c'è la grande coalizione dei conservatori, ovvero dei critici del governo. La Corte costituzionale iraniana ha approvato la candidatura di numerosi papabili deputati, escludendo definitivamente dalla contesa molti importanti personaggi, dovendo cosi subire molte critiche: tra gli esclusi il famoso deputato conservatore dell'attuale legislatura, Rasaei, acerrimo oppositore del Presidente Rohani e di Ali Larijani. Sabato 27 durante la conferenza commenteremo i risultati parziali della tornata, con un occhio di riguardo anche per le elezioni del Consiglio degli Esperti, organo che probabilmente nei prossimi anni dovrà nominare il successore dell'attuale capo di Stato, Ayatollah Ali Khamenei.
 
Cronologia degli eventi della Rivoluzione del 1979
 
14 febbraio 1979. Un commando legato al partito marxista-leninista dei Fedayn del Popolo Iraniano irrompe nell'ambasciata statunitense di Teheran, prendendo degli ostaggi. Nel giro di poche ore le autorità iraniane si adoperano, per mezzo del Ministro degli Esteri del governo rivoluzionario (Ebrahim Yazdi, del Movimento per la Libertà), su apparente ordine dell'Imam Khomeini (almeno questa è l'opinione di una parte degli studiosi, confermato anche da un articolo dell'agenzia di stampa MEHR NEWS) per dirimere pacificamente la questione e riconsegnare l'ambasciata al governo di Washington. A novembre ci sarà l'irruzione nell'ambasciata da parte dei militanti vicini all'Imam Khomeini, segnando definitivamente la fine delle relazioni diplomatiche tra Iran e USA, relazioni non ripristinate ancora oggi...
 
Il 13 febbraio 1979, esattamente 37 anni fa, scrivendo l’articolo conclusivo della sua collaborazione col Corriere della Sera sui fatti iraniani (il titolo era “Una polveriera chiamata Islam”), Michel Foucault, noto intellettuale francese, annunciava “un risultato infinitamente raro nel XX secolo: un popolo senza armi che si solleva tutto intero e rovescia con le sue mani un regime «onnipotente»”. Senza dare ad intendere al lettore se si trattasse della denuncia di un rischio... o di una notizia data con compiacimento, in riferimento all’Islam nel suo complesso Foucault segnalava la possibilità che questi divenisse una “gigantesca polveriera, formata da centinaia di milioni di uomini. Da ieri, diceva Foucault, ogni stato mussulmano può essere rivoluzionario dall’interno, a partire dalle sue tradizioni secolari”. Il mondo inizia a sentir parlare con veemenza dell'Islam politico...
 
12 febbraio 1979. In Iran è stata ufficialmente proclamata la Rivoluzione islamica e il governo Bazargan, nominato dall'Imam Khomeini, sostituisce di fatto quello di Bakhtiar, ormai disciolto e senza più l'appoggio dei militari, mentre lo Shah ormai è all'estero, senza possibilità di tornare in patria. Ora si pone il problema della credibilità internazionale del governo rivoluzionario di Bazargan. Il 12 febbraio, esattamente 37 anni fa, la Siria e l'Unione Sovietica sono i primi paesi a riconoscere come ufficiale il governo di Bazargan. A Washington, Ryadh e Tel Aviv le preoccupazioni aumentano di giorno in giorno...
 
11 febbraio 1979. Esattamente 37 anni fa in Iran il Consiglio Supremo delle Forze Armate dichiara ufficialmente la propria neutralità nelle dispute politiche ed istituzionali del paese (governo Bakhtiar sostenuto dalla monarchia Pahlavi - governo ufficiale - e governo rivoluzionario Bazargan sostenuto dall'Imam Khomeini); tale mossa di fatto concede il controllo totale delle strade ai sostenitori della rivoluzione, visto che i militari si ritirano nelle caserme. Nel pomeriggio i rivoluzionari prendono possesso della radio pubblica e proclamano ufficialmente la vittoria della Rivoluzione islamica. Il governo ufficiale si scioglie come neve al sole e Bakhtiar fugge dal paese. L'Iran è ormai in mano ai rivoluzionari guidati dalla figura carismatica dell'Imam Khomeini...
 
10 febbraio 1979. Un quotidiano iraniano in lingua inglese riporta un discorso del premier nominato dall'Imam Khomeini, Mehdi Bazargan, il quale si appella al popolo per riconoscere la sua autorità - e quindi di conseguenza di disconoscere quella di Bakhtiar, premier ufficiale - invitando la nazione iraniana ad aiutarlo per la formazione del governo rivoluzionario e per implementare una politica di governo che possa portare il paese verso la pacificazione.
 
9 febbraio 1979. Esattamente 37 anni fa, per le forze filo-monarchia le cose vanno di male in peggio. Addirittura, l'ultima speranza per la reazione monarchica, ovvero le forze armate, iniziano a passare ufficialmente con le forze della rivoluzione islamica guidata dall'Imam Khomeini, tra l'8 e il 9 febbraio le forze aeree dell'esercito del Regno d'Iran giurano fedeltà alla guida religiosa, innescando addirittura un conflitto a fuoco con le truppe scelte della guardia monarchica.
 
Giorni intensi questi: tra il 5 e il febbraio 1979 i consiglieri militari americani lasciano l'Iran, mentre continuano le manifestazioni in sostegno dell'Imam Khomeini e del governo da lui nominato, guidato da Bazargan. D'altro canto il governo ufficiale guidato da Bakhtiar indice una manifestazione imponente con la partecipazione dei propri sostenitori. Siamo ormai dinnanzi a un bivio: o Bakhtiar riesce nel breve a riprendere il controllo della situazione, o la Rivoluzione islamica farà il suo corso. In tutto ciò, il ruolo delle forze armate, sempre più sfiduciate rispetto ad un reintegro della monarchia, sarà decisivo...
 
Il primo ministro Bakhtiar è spiazzato dalla mossa dell'Imam Khomeini di nominare un premier (Mehdi Bazargan). Il governo ufficiale del Regno d'Iran esprime, il 5 febbraio 1979, tutto il suo sdegno attraverso un discorso del premier:
"L'Iran ha un solo governo. Questo è intollerabile, sia per me che per voi o per qualsiasi altro iraniano. Non voglio dare il permesso a Khomeini di formare un governo ad interim. Nella vita arriva un momento in cui si deve essere irremovibili e dire di no.... Non ho mai visto un libro di religione in vita mia parlare di una repubblica islamica. Alcune delle persone che circondano Khomeini sono come avvoltoi. Il clero dovrebbe andare a Qom e costruire un muro intorno a se e creare il proprio Vaticano."
 
4 febbraio 1979: l'Imam Khomeini a pochi giorni dal suo ritorno in Iran fa capire a tutti che non è venuto per dedicarsi alla vita privata, alla filosofia, alla gnosi e all'insegnamento delle materie religiose nelle scuole coraniche, come speravano gli esponenti del vecchio regime e il governo di Bakhtiar. L'Imam infatti incarica esattamente 37 anni fa Mehdi Mazargan, politico navigato e storico leader del Movimento per la Libertà (Nehzate Azadi), un gruppo politico che sintetizza l'Islam, il liberalismo e il riformismo, di formare un governo in concorrenza a quello ufficialmente in carica...
 
3 febbraio 1979. Esattamente 37 anni fa, in questo stesso giorno, il New York Times riporta un articolo di un suo inviato in Iran, il quale descrive la situazione a Teheran e nelle altre principali città iraniane come molto preoccupante ed incerta. Il giornalista parla della resa progressiva dell'ultima speranza per la monarchia, ovvero le forze armate. I ranghi superiori dell'esercito iraniano infatti si lamentano del comportamento dei soldati, i quali, in molte occasioni, invece di obbedire ai comandi, fraternizzano coi rivoltosi. Anche le forze armate cominciano a dubitare della possibilità di un ripristino del vecchio regime...
 
Il 2 febbraio 1979, esattamente 37 anni fa, compare un articolo sul Times nel quale si parla della effettiva difficoltà per gli americani di poter reintrodurre in Iran lo Shah, soprattutto ora che l'Imam Khomeini è tornato in patria con una accoglienza incredibile da parte del popolo. Ormai è chiaro anche agli occidentali che l'Imam gode di un grande consenso. Cosa fare dunque? L'articolo del Times dice esplicitamente che bisogna collaborare con Khomeini e sfruttare la forte ...componente anti-comunista e anti-sovietica presente nel fronte islamico, per far si che il nuovo regime iraniano non diventi un satellite di Mosca. Ormai il nemico comune tra le viarie anime della Rivoluzione è venuto meno, lo Shah è spacciato. Inizia cosi la lunga resa dei conti tra le varie fazioni anti-Shah, dai nazionalisti ai comunisti, dai liberali agli islamici...
 
Il primo febbraio 1979, esattamente 37 anni fa, tornava in patria l'Imam Khomeini, storico capo dell'opposizione allo Shah, in esilio da diversi anni. E' un evento epocale che di fatto infligge un colpo durissimo a tutti quelli che speravano in un ritorno del monarca fuggito a gennaio. Il governo iraniano gli concede il permesso di tornare, ma a patto che si defili dalla vita politica e si dedichi solo all'insegnamento delle materie religiose a Qom. L'Imam non è dello stesso ...parere, e nello stesso giorno del suo ritorno in patria, tiene un discorso a Behesht Zahra, il cimitero principale di Teheran, luogo simbolo della rivolta anti-regime dove sono sepolti i martiri della Rivoluzione. L'Imam nel suo veemente discorso dice esplicitamente alle autorità governative: "Sono io che sceglierò il futuro governo, io me ne frego della volontà del governo attualmente in carica!" (In persiano: "Man dolat tain mikonam, man tu dahane in dolat mizanam", trad. letterale "io scelgo il governo, io colpisco in bocca il governo")
 
Sono le ultime ore del 31 gennaio 1979, esattamente 37 anni fa. Il comitato che dovrà accogliere l'Imam Khomeini, costituitosi qualche giorno prima, annuncia all'improvviso che il governo iraniano, guidato dal premier nazionalista Bakhtiar, ha accettato di permettere il ritorno della guida religiosa dalla Francia. Nel comunicato, giunto alla fine di una giornata di lotta molto dura, strada per strada, tra milizie rivoluzionarie e ultimi esponenti militari rimasti fedeli all'ormai decadente regime monarchico, si legge esplicitamente che nel giorno successivo, 1 febbraio, un aereo AIR FRANCE riporterà in patria l'Imam Khomeini. Per il popolo oppresso dell'Iran si preannuncia una lunga notte di attesa...
 
I giornali vicini alla monarchia Pahlavi, ormai in fase di dissoluzione, in data 31 gennaio 1979, nonostante la situazione fuori controllo, continuano la campagna diffamatoria nei confronti del fronte rivoluzionario. In particolare l'accusa esplicita è quella di sovrastimare il numero delle vittime della repressione del regime e in alcuni casi di promuovere la strategia della tensione, compiendo assassini politici per poi far ricadere la colpa sul governo. Ma ormai è chiaro che il ritorno dello Shah in Iran è fuori discussione. Da un momento all'altro le masse oppresse dell'Iran attendono il ritorno in patria della guida carismatica delle opposizioni, ovvero l'Imam Khomeini, il quale sta passando le sue ultime ore in Francia, prima del ritorno trionfale in patria.
 
Robert E. Huyser. Inviato speciale delle forze armate statunitensi in Iran, durante i giorni decisivi dell'inizio del 1979. In un articolo della Pravda del 30 gennaio 1979 (37 anni fa), si indica Huyser come l'uomo mandato dagli americani in Iran per coordinare un colpo di Stato militare per evitare la salita al potere dopo lo Shah di elementi giudicati pericolosi per gli interessi americani nel paese persiano. La missione di Huyser fallirà miseramente, anche perché all'inter...no del governo americano ci sono troppe differenze tra chi (Carter) vuole un passaggio dalla dittatura dello Shah a un regime più democratico e chi invece (ambienti NATO, tra cui lo stesso Huyser) vuole mantenere il dominio dello Shah e delle forze armate monarchiche. Lo stesso Huyser nelle sue memorie dirà che il grave errore fu quello di non aver represso in modo ulteriormente violento la rivolta.
 
 

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