Continua l'offensiva sionista contro Gaza ma della liberazione degli ostaggi neanche l'ombra

Continuano gli attacchi israeliani contro Gaza e i morti palestinesi hanno superato la soglia psicologica delle 10 mila unità; ma restano inalterate le questioni principali del conflitto, ovvero da una lato gli ostaggi in mano a Hamas non sono stati liberati e la Striscia di Gaza nonostante la devastazione continua ad essere un feudo del gruppo islamico. 

D'altro canto gli americani, che di fatto conducono le operazioni, hanno dato un ultimatum a Netanyahu il quale deve sbrigarsi: o deve raggiungere gli obiettivi prefissati (almeno un obiettivo deve essere raggiunto tra quelli elencati in un articolo recentemente pubblicato su questo blog), altrimenti le ostilità dovranno fermarsi.
La pressione dell'opinione pubblica occidentale, il timore per L'ingresso in guerra di altre fazioni come Hezbollah, l'impossibilità di combattere su più fronti per i sionisti, le divisioni interne tra gli israeliani, la guerriglia di Gaza (in pochi giorni gli israeliani hanno perso 30 militari e decine di mezzi; tale fatto non aiuta Netanyahu sul fronte interno) sono tutti fatti che inducono gli americani a evitare il prolungamento delle ostilità. 
Ovviamente Netanyahu non è d'accordo su questo tema e preferisce una guerra lunga, sapendo che la fine delle ostilità avvicinerebbe anche la fine della sua carriera politica. 
In Israele infatti molti concordano sul fatto che il responsabile del disastro del 7 ottobre (la peggiore sconfitta di Israele nella sua storia con oltre mille morti in pochissimi giorni, cosa mai avvenuta nelle guerre arabo israeliane del secolo scorso) è il premier che a bocce ferme dovrà pagare per tutto ciò. 

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