Palestina e Israele, ovvero la Differenza tra una società di resistenti e una società di oppressori

 In queste ore stiamo assistendo allo scambio di prigionieri tra Israele e Palestina. 

Un fatto mi ha colpito: tra i palestinesi si festeggia (ho visto delle immagini trasmesse dalla tv iraniana (Shabakeye 3, Canale 3) dalla Cisgiordania dove la folla festante inneggiava alle Brigate Ezzeddin Kassam e alla resistenza del popolo oppresso di Gaza che con l'attacco del 7 ottobre che ha causato uno shock senza precedenti per Israele e quasi 50 giorni di eroismo sotto le bombe dei sionisti e pagando un prezzo di 17 mila morti ha determinato con tale sacrificio la liberazione di alcuni prigionieri colpevoli solo di resistere all'occupazione della propria nazione. 

Tra gli Israeliani invece - che in teoria anche loro dovrebbero scendere in piazza a festeggiare la liberazione dei propri ostaggi (inoltre stando alle parole di Netanyahu dovrebbero festeggiare anche la vittoria contro Gaza che è stata rasa al suolo) - si vedono solo le manifestazioni contro il governo che non avrebbe fatto abbastanza per proteggere i propri cittadini; insomma, non proprio lo spirito di un popolo che si sente vincitore (al contrario dei palestinesi che nonostante la mattanza di Gaza mantengono una dignità assoluta e osannano più di prima Hamas). 

Questa è la differenza tra una società di oppressi che hanno voglia di resistere e non hanno voglia di fare la fine degli aborigeni australiani o dei pellerossa americani e che sanno che per continuare a esistere bisogna anche saper versare sangue e essere pronti al sacrificio (palestinesi) e una popolazione di oppressori e usurpatori di una nazione altrui che, non essendo autoctona e non avendo un rapporto secolare trapiantato di generazione in generazione col territorio in cui vivono (quanti israeliani possono vantare un nonno o un bisnonno nato  in Palestina?) non sono disposti al minimo sacrificio (a parte qualche colono ebreo ortodosso fondamentalista) per difendere una patria che non esiste (visto che le loro patrie sono la Polonia, la Bulgaria, la Moldavia, L'Ucraina ecc...). 

La guerra tra israeliani e palestinesi non è solo una guerra a colpi di bombardamenti, rapimenti, assassini o altro, ma è anche e soprattutto la guerra tra chi avrà più desiderio di rimanere a vivere in quella Terra Santa, costi quel che costi, e chi invece non è disposto a pagare l'alto prezzo della resistenza patriottica. In altre parole, questa è la guerra tra chi nonostante la devastazione, è orgoglioso dei propri martiri,  dei propri morti, dei propri feriti, delle proprie case distrutte, e chi piagnucola per i propri danni subiti. 

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