Nuovo attacco israeliano in Siria: colpito il consolato iraniano. Come reagirà Tehran?

 L'attacco di ieri contro il consolato iraniano a Damasco dimostra che gli israeliani non hanno cambiato strategia nei confronti dei leader militari dell' asse della resistenza. L'uccisione di Seyed Razi Musavi qualche mese fa e ora del generale Zahedi e di altri membri della Brigata Gerusalemme dei Pasdaran che si trovavano all' interno dell' edificio colpito, dimostra la perseveranza sionista in questo senso. 

Ed è inutile ricordare che oltre l'eliminazione del nemico, eliminazione fisica e letterale, lo scopo di Israele è reagire all'accerchiamento messo in atto dall' asse della resistenza su più fronti, dal Mar Rosso all'Iraq, fino a Kriat Shmona e Sderot e fino al cuore dell'ospedale Al Shifa. Per cui le azioni di Israele contro "la testa del serpente" ovvero L'Iran, non sono azioni, ma reazioni al fallimento della campagna di Gaza, che dopo sei mesi non ha visto né la liberazione degli ostaggi, né la fine di Hamas. 

Un altro obiettivo, di cui abbiamo parlato in occasione dell' uccisione di Seyed Razi Musavi, é costringere gli iraniani a una reazione pesante (ad esempio bombardare Tel Aviv) per poter dire al mondo "ci hanno aggrediti" per poter poi proseguire la mattanza di Gaza (o di Rafah o del Libano) con, se possibile, ancora maggiore sostegno internazionale. 

Khamenei dal canto suo ha promesso vendetta, ma è chiaro a tutti che tale vendetta come al solito sarà ponderata e razionale, per non dare a Israele e al suo protettore d'oltre oceano pretesti.

A proposito un analista iraniano intervistato ieri dal canale tv in lingua persiana Ofogh, Abolfazl Bazargan, ha detto una cosa interessante: la migliore vendetta è dotarsi di armi nucleari, non certo per usarle per primi, ma solo come arma deterrente e a scopo difensivo. Ipse dixit. 

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