Sale la tensione tra Iran e Repubblica dell'Azerbaigian: gli iraniani metteranno da parte la dottrina della "pazienza strategica"?

 Sale la tensione tra Iran e Repubblica dell'Azerbaigian. Il presidente Azero Elham Alijev ha accusato recentemente Tehran di insultare ripetutamente il governo e le autorità dell'Azerbaigian, fomentando così l'odio tra le due sponde del Mar Caspio. 

Dal canto loro le autorità iraniane hanno condannato le dichiarazioni di Alijev accusandolo di non rispettare i principi di buon vicinato. 

Molti analisti prevedono una escalation tra le parti che potrebbe sfociare in un nuovo conflitto nel Caucaso meridionale. La Repubblica dell'Azerbaigian sostenuta dalla Turchia (e con ottime relazioni con Tel Aviv) potrebbe nei prossimi mesi tentare un attacco a sorpresa contro l'Armenia (paese attualmente nell'orbita occidentale e con relazioni deteriorate con Mosca) per conquistare il sud del Paese cristiano (zona confinante con L'Iran) e creare così un corridoio che collegherebbe la sponda occidentale del Caspio direttamente al Mediterraneo orientale e al Mar Nero, per via dei territori del Nakhchavan e della Turchia. Questo corridoio, conosciuto anche come Percorso di Zangzour, é osteggiato dagli iraniani che vedono in esso un tentativo della Turchia di chuidere le vie d'accesso dell'Iran all'Europa. 

L'Iran ha più volte ribadito che non accetterà la creazione di questo corridoio a nord dei propri confini. Bisognerà vedere se in caso di attacco Azero contro l'Armenia gli iraniani decideranno di entrare nel conflitto oppure  si limiteranno a condannare verbalmente gli eventi, senza azioni concrete. Se dovesse avverarsi tale seconda opzione, L'Iran dovrà prepararsi, dopo la caduta della Siria in mano a Erdogan e Tel Aviv, a un nuovo tentativo di accerchiamento del proprio progetto geopolitico regionale volto alla creazione di un percorso sicuro per i traffici internazionali dalla Cina all'Europa tramite il proprio territorio nazionale. 

Infatti i turchi aprendo il Percorso di Zangzour riuscirebbero a convincere i cinesi a utilizzare tale corridoio come principale snodo della Nuova Via della Seta da Pechino fino a Istanbul passando per l'Asia centrale e l'Azerbaigian; di fatto L'Iran verrebbe estromesso quasi completamente dai traffici est-ovest rimanendo isolato a livello geo-economico a favore di Ankara e del progetto IMEC (collegamento tra oriente e occidente a sud della Repubblica Islamica dell'Iran) sponsorizzato da India, Arabia Saudita e Israele. 

Ciò dimostra come la politica iraniana della "pazienza strategica" volta a evitare di entrare direttamente nei conflitti regionali e di agire solo tramite i propri alleati rischia di estromettere l'influenza iraniana da contesti chiave come il Vicino Oriente e il Caucaso. Se tale strategia ha fondato le basi del "nuovo impero persiano" (parafrasando Kissinger) da quando la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei ha preso le redini del paese e ha condotto gli iraniani a dei successi importanti senza eccessivi costi (Guerra del Golfo del 1991, ascesa e caduta dei Talebani tra 1997 e 2001, ritiro sionista dal Libano nel 2000, caduta di Saddam per mano statunitense nel 2003, ritiro di Israele da Gaza nel 2005, guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006, varie guerre tra Israele e Gaza dal 2009, guerra siriana 2011-2020, ascesa di Ansarullah in Yemen nell'ultimo decennio e recente ritiro americano dall'Afghanistan), nell'ultimo anno l'inerzia degli eventi si sta modificando. Forse a Tehran c'è bisogno di una progressiva revisione della dottrina della "pazienza strategica"... 

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