Questo è un brano tratto dal libro “Società e
storia” di Morteza Motahari, uno dei principali intellettuali iraniani del XX
secolo; il paragrafo si intitola “Autodefinizione dei seguaci di un’ideologia”.
Ogni scuola di pensiero identifica i propri seguaci
con un nome specifico. Per esempio, il razzismo bianco considera il termine
“uomo bianco” come il marchio di identità dei seguaci di questa ideologia.
Quando costoro dicono “Noi”, intendono parlare della razza bianca. Analogamente
il marxismo, che è la filosofia della classe operaia, identifica i propri
seguaci come operai e “Noi” in questo alveo sono gli operai e i lavoratori. Il
cristianesimo invece identifica i propri seguaci in base ad una persona e “Noi”
in questo ambito sono i seguaci di Cristo. Il loro marchio di identificazione è
il loro cercare di unirsi a Cristo. Una delle caratteristiche dell’islam è
questa: in questa scuola non si approvano identificazioni in base alla razza,
alla classe sociale, agli individui, alla zona geografica o alla professione. I
seguaci di questa religione non sono identificabili attraverso certe etichette,
non sono nomadi, semiti, operai, capitalisti, oppressi, bianchi, neri,
asiatici, europei, occidentali o orientali. Non sono nemmeno maomettani,
coraniti o kaabiti. Nessuna di queste etichette determina la reale identità dei
musulmani. L’unica cosa che caratterizza l’identità islamica è il rapporto tra
l’uomo e Dio. Islam significa sottomissione a Dio; quindi, quale tipo di
comunità è la comunità islamica? E’ la comunità che si sottomette a Dio, alla
verità, alla rivelazione divina. Allora cosa intendono i musulmani quando
dicono “Noi”? Sotto quale bandiera si riuniscono i musulmani? La risposta è
“islam”, sottomissione alla verità. Il criterio di unità che ogni scuola approva
per i propri seguaci è uno strumento affidabile per valutarne gli scopi. Esso
ci aiuta a capire la concezione di una scuola riguardo all’uomo, alla società e
alla storia.
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