Hard power e soft power nell'ottica islamica-seconda parte


Una delle differenze principali tra le ideologie cosiddette moderne e l’islam è che le prime si concentrano sulle questioni materiali mentre l’islam è un giusto connubio tra materia e spirito. Secondo l’opinione comune, sarebbero i fattori economici o militari a garantire il primato; ma se analizziamo un punto di vista basato sui valori umanitari, allora comprendiamo che il controllo dell’economia è poca cosa rispetto al controllo dei cuori. Riportiamo di seguito un articolo pubblicato sul sito dell’agenzia iraniana Fars, che parla del discorso tenuto da Hasan Abbasi, intellettuale iraniano, riguardo all’importanza del “soft power” rispetto al “hard power”. Questa è una traduzione dal persiano. Vista la lunghezza dell’articolo, il brano sarà suddiviso in alcune parti.



Agenzia Fars: Hasan Abbasi ha aggiunto: “se in un conflitto classico (hard power), ciò che conta è la capacità militare e nel settore riguardante il semi-hard power ciò che conta è la forza economica, per il soft power l’importante è gestire le menti e i cuori attraverso il potenziale culturale e scientifico”. Egli ha continuato poi sottolineando che le “armi” del conflitto nell’ambito del soft power sono principalmente la capacità di costringere alla riflessione l’avversario, attraverso una giusta dose di critiche al modello di riferimento dell’interlocutore, controbilanciate da affermazioni riguardo alla giustezza delle proprie idee. I “combattenti” della guerra “soft” quindi non sono i militari, ma gli artisti, gli sportivi, gli intellettuali, gli scienziati, tutte persone capaci di far provare emozioni positive o negative alle masse. Un ruolo di primo piano nella “soft war” è ricoperto poi dai mezzi di comunicazione di massa. Nel pensiero islamico vi è poi la possibilità che alcuni individui, ovvero i combattenti della soft war, possano accedere a uno stadio mistico elevato, grazie alla dote di distinguere tra il bene e il male, diventando così delle guide per la società. In un Paese come gli USA, la soft war è combattuta principalmente dal cinema. L’industria hollywoodiana infatti produce all’anno centinaia di film per proporre lo stile di vita americano, finalizzato a manipolare le menti degli individui per conquistare i cuori e le menti degli esseri umani. Un altro fattore legato al “soft power” è il fatto che tutti gli scienziati del mondo devono scrivere le loro scoperte in inglese, dando la possibilità ai Paesi di lingua anglosassone di avere un predominio scientifico importante; è come se tutto il mondo fosse asservito scientificamente alle nazioni di lingua inglese, USA in primis”. Abbasi nel proseguo del suo intervento all’Università Shahid Beheshti di Tehran ha ribadito: “esistono comunque due tipi di persone: alcuni nella “soft war” si fanno attrarre dall’amore per gli idoli mondani, altri invece vengono “conquistati dall’amore verso la Verità. Questo non vuol dire ovviamente che l’essere umano non è libero nella scelta, ma semplicemente che bisogna valutare un insieme di fattori, non solo individuali, ma anche sociali”.

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