Riportiamo di seguito alcune parti dell’intervista rilasciata
da Hasan Abbasi, intellettuale iraniano molto seguito dai giovani, sulla
cosiddetta “Primavera araba”. L’intervista risale al gennaio 2011, poche
settimane dopo la caduta di Ben Ali, presidente tunisino.
Nelle scorse settimane, Ben Ali, dittatore occidentalofilo
della Tunisia, che giunse al potere con un colpo di Stato nei confronti del
predecessore Burqibah, è stato spodestato e si è rifugiato in Arabia Saudita.
In Tunisia abbiamo assistito ad una rivoluzione “soft”?
Abbasi: Nel nome di Dio, il clemente e il misericordioso. Le
rivoluzioni “soft” caratterizzano i regimi deboli, regimi che non hanno
flessibilità e non hanno una natura basata sulla giustizia. Un regime che si
basa sulla giustizia è un regime che si mobilita in sostegno degli oppressi
all’interno del proprio Paese, promovendo la giustizia sociale; oltre a ciò un
regime giusto e flessibile si oppone alle potenze imperialiste e assiste gli
oppressi anche al di fuori dei propri confini nazionali, opponendosi ai Paesi
colonialisti. La Tunisia di Ben Ali era l’esempio lampante di un regime
corrotto, in quanto al proprio interno sosteneva le classi agiate e aveva
abbandonato i poveri, mentre a livello internazionale si era schierato con i
Paesi colonialisti contro gli oppressi. Quando un regime corrotto di questo
tipo si è scontrato con una ribellione popolare di importanti dimensioni, è
stato costretto a ripiegare, e il dittatore a fuggire.
Abbiamo avuto notizia di un possibile rientro in patria di
Rashid Ghannouchi, leader del partito islamico Ennada, da anni in esilio.
Secondo lei c’è la possibilità della formazione in Tunisia di un governo
islamico?
A: La questione di un governo islamico è qualcosa di più
importante di quello che sta accadendo in Tunisia e riguarda tutto il mondo
arabo. I sentimenti filoislamici e anticolonialisti stanno crescendo in tutti i
Paesi arabi. Questi due fattori sono alla base dei movimenti sociali arabi; se
Ghannouchi riuscirà a governare questi fattori, allora la nascita di un governo
islamico non sarà utopico.
Quindi se abbiamo capito lei ritiene che l’islam e
l’avversione nei confronti dell’imperialismo siano le idee principali delle
masse rivoluzionarie arabe?
A: sì. Il mondo arabo, dalla caduta degli ottomani è stato
preda del colonialismo europeo e americano; tutto ciò ha avuto il suo culmine
con la creazione di Israele nel cuore del mondo arabofono. Questa è stata una
grande umiliazione e ha portato molto rancore negli arabi. Gli arabi però, con
le vittorie conseguite da Hezbollah nel 2006 e da Hamas e la resistenza
palestinese nel 2009 contro Israele, hanno alzato la testa e queste ribellioni
definite come “Primavera araba” e che in Iran definiamo “Risveglio islamico”
non son altro che il continuo di questa lunga battaglia per la dignità araba e
islamica.
Quindi secondo lei le vicende rivoluzionarie non si
fermeranno alla Tunisia?
A: no. Riguarderanno anche gli altri Stati arabi, visto che
molti di essi si caratterizzano per una forte corruzione interna, una tendenza
generale islamofoba e un atteggiamento di conciliazione coi Paesi colonialisti.
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