Il mondo "civile" e la sua "inciviltà"

La pena di morte in Iran è uno degli aspetti che più colpiscono l’immaginario comune, e più di altre tematiche è all’ordine del giorno, quando bisogna demonizzare la Repubblica islamica. A dire il vero ci sono tanti paesi nel mondo che applicano la pena di morte, tra i quali possiamo citare l’avanguardia della democrazia liberale, gli USA.
Nessuno però si è mai sognato di portare avanti una campagna di demonizzazione contro il governo nordamericano, nessuna organizzazione internazionale, ha mai posto la questione in modo serio. Alcuni potrebbero pensare che ciò deriva dal fatto che in Iran si usano metodi medievali per eseguire la pena, come l’impiccagione, mentre negli USA vi sono metodi “civili”. Ma se analizzassimo i metodi nordamericani ci renderemmo conto che tra l’impiccagione e il fatto di far inalare ai condannati dei gas tossici che corrodono gli organi interni del corpo umano, allora non può essere questa la giustificazione. Lo stesso vale per la sedia elettrica, che ricorda molto il fatto di bruciare vive le persone, come avveniva in Europa nel Medio Evo.


Allora un’altra considerazione potrebbe essere quella ricordata ad esempio da Giuliano Ferrara, in un programma televisivo qualche anno fa. Egli, sintetizzando disse una cosa del genere: “La differenza tra la pena di morte in America rispetto ad altri contesti è che negli USA il tutto avviene in base ad un giusto processo, basato su norme liberali, mentre in altri contesti vi è un sistema processual-penalistico basato su norme tribali antiquate”. Insomma, il modello della pena capitale americana andrebbe bene perché è “civile”, quello in Iran no perché “incivile”. Da questa riflessione si può dedurre anche un’altra cosa. I morti causati dagli americani in guerra sono giustificabili, in quanto gli USA sono civili, ma se altri provocano morti in guerra, ciò non è giustificabile in quanto quelle morti deriverebbero da sistemi “incivili”. Non abbiamo parole. L’unica cosa che possiamo dire è che il pensiero liberale, ormai contraddice palesemente se stesso. Un sistema che poggia la propria base filosofica sul relativismo, è ormai divenuta una sorta di dittatura globale, un modello universalista, ma nel senso più brutto che può avere questo concetto.



Il mondo “civile” contemporaneo è basato su una serie di contraddizioni mostruose, e tutto ciò avrà delle ripercussioni notevoli sul futuro di un modello, quello liberal-capitalistico occidentale, che non sembra più avere un’identità, e l’unica forza che gli è rimasta è quella mediatico-militare. Prendiamone atto, questo sistema è alla frutta, i suoi fautori per giustificarsi hanno gettato la maschera e parlano apertamente di sistemi “superiori” contro modelli “inferiori”. Se questo non è razzismo ideologico, io non so come definirlo. Ma il razzismo storicamente non ha mai fatto una bella fine, il Sud Africa e il modello coloniale classico ne sono esempi lampanti.
Tutti i modelli culturali prima di crollare dimostrano molta aggressività e disprezzo per gli altri, questo è un tratto tipico delle civiltà in fase di declino. Se non vi fosse la forza bruta l’Occidente sarebbe già finito, ma visto che mantiene un primato militare riesce ancora a cavarsela. Tanti decenni a raccontare che la vera forza dell’Occidente sono le idee, il soft power, e alla fine i governi occidentali per portare avanti le loro politiche basate sulla propagazione dei “diritti umani” e delle “libertà”, si devono alleare coi tagliagola fondamentalisti in Siria o in altri contesti. Il mondo “civile”.  

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