Intervista di Stefano Bonilauri ad IRNA


Il suo movimento è tra gli organizzatori di una manifestazione pro-Iran e pro-Siria a Roma il 2 di febbraio, quale il motivo per cui un movimento Italiano  decide di organizzare questo tipo di iniziative? E che cosa chiede?
Il nostro movimento sta organizzando da oltre un anno una serie di manifestazioni in tutta l’Italia contro l’imperialismo della NATO e l’aggressione dei Paesi occidentali ai danni della Siria e dell’Iran. Le pesanti sanzioni all’Iran hanno danneggiato soprattutto le economie di quelle nazioni europee che commerciavano da molti anni con la Repubblica Islamica. Questo soltanto per rispondere ad un diktat di Washington e Tel Aviv: una mossa decisamente autolesionistica. Colgo l’occasione per ricordare che il prossimo 9 febbraio alle 15.30, presso la Sala Circoscrizionale in Via Pietro Pasquali 5 a Brescia, si terrà una conferenza dal titolo “L’Iran e il nuovo Vicino Oriente”, da me moderata. Interverranno Ouday Ramadan del Comitato Italia – Siria, Ali Reza Jalali dell’Associazione Imam Mahdi, Ali Mansour, autore del libro “Nel cuore di Hezbollah” ed Ernesto Ferrante di “Rinascita”.
Le sanzioni unilaterali dell’Ue contro la Repubblica Islamica dell’Iran, chiamati anche sanzioni mirate o intelligenti, colpiscono per di più la popolazione, ed oggi molti pazienti e malati speciali affrontano la mancanza dei medicinali  e di attrezzature mediche. Come cittadino Italiano e attivista politico e per i diritti umani, cosa pensa di questo tipo di sanzioni unilaterali?
Anzitutto voglio precisare che la parola “diritti umani” sarebbe evitabile nel nostro caso, dal momento che è spesso usata dai governi occidentali per giustificare le più subdole interferenze negli affari interni degli altri Stati. Ne è un esempio proprio la questione relativa alle sanzioni iraniane imposte attraverso la stessa medesima retorica. I diritti dei popoli, quelli veri, cioè quelli sociali e personali, vengono appunto calpestati da questa ipocrita strumentalizzazione della filantropia e riteniamo ovviamente vergognoso che l’Iran debba subire un simile boicottaggio internazionale soltanto perché ha annunciato di voler sviluppare un programma nucleare civile nella più assoluta sicurezza e legalità.
Mentre l’Ue ospita centinaia di testate nucleari Usa, le sanzioni unilaterali contro la Repubblica Islamica dell’Iran per le cosiddette sospette attività nucleari vengono rafforzate.  Ma i leader dell’Ue, per essere coerenti con l’opinione pubblica, non dovrebbero forse trovare una via d’uscita  da questo tipo di armamento pericoloso? Lei cosa ne pensa ?
Questo è quello che stavo affermando. La NATO detiene sul territorio italiano ed europeo centinaia di ordigni convenzionali e nucleari e vi sono moltissimi altri dispositivi, come il MUOS in costruzione a Niscemi, che possono rappresentare una minaccia per la salute delle popolazioni residenti. Tuttavia, nessun politico di alto rango sembra interessarsi alle questioni relative all’arsenale nucleare statunitense sul nostro territorio e, se lo fa, lo fa sempre ricorrendo a motivazioni ecologiste e pacifiste che lasciano il tempo che trovano e sono inutili a capire le strategie in atto nel nostro continente. L’Unione Europea non vuole prendere una via d’uscita: la Francia e la Gran Bretagna detengono a loro volta testate nucleari e non hanno la benché minima intenzione di disfarsene.
Non crede che l’Ue, sostenendo le correnti sospettate di salafismo in Siria , avvicini il rischio del terrorismo ai propri confini?
Noi abbiamo denunciato a più riprese i pericoli latenti nel sostegno alle cosiddette “primavere arabe”, un insieme di caotiche sommosse prive di una linea politica di reale cambiamento sociale, cavalcate quasi del tutto dalla NATO per intervenire con maggior forza nello scenario nordafricano e dalle monarchie del Golfo per aumentare il rispettivo soft-power nell’area dei Paesi musulmani.
Migliaia di estremisti hanno violato i confini di Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e Siria mettendo in pericolo tutta l’area del Mar Mediterraneo ed ora la minaccia si è propagata anche nel Sahel, in Mali. Il gioco potrebbe ormai essere sfuggito dalle mani di chi lo ha messo in moto oppure è stato riconvertito in un nuovo ruolo da sfruttare lungo la dorsale centrosettentrionale dell’Africa.

"Stato e Potenza" 

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