MISSILE DEFENSE, UN RAPPORTO DEL CONGRESSO BOCCIA IL PROGETTO


http://www.meridianionline.org/2012/09/24/missile-defense-rapporto-congresso-boccia-progetto/
MARIA LAURA MARCEDDU
L’ultimo rapporto del  (NRC) commissionato dal Congresso americano mette in luce le fragilità del sistema difensivo antimissile statunitense. A meno  di cento giorni dalle elezioni presidenziali, non si tratta certamente di notizie incoraggianti per Obama, facile bersaglio dei repubblicani, che accusano il presidente di essere un “comandante” interessato solo ad acquisire consensi.
Le radici del sistemi di difesa missilistico in America risalgono alla guerra fredda. È il 1960 quando si studiano i primi missili antimissile e si propone uno schema spaziale chiamato Ballistic Missile Boost Intercept (BAMBI). I missili di difesa aerea sono visti come la soluzione più realistica per la difesa degli Stati Uniti continentali.
Rispetto agli anni della guerra fredda, oggi la situazione si è decisamente complicata: Mosca non è più l’unico nemico e i paesi che possiedono missili balistici si sono moltiplicati. La lista non è incoraggiante: oltre a Cina e Russia, figurano anche Iran,  e Siria. C’è la concreta possibilità che il club balistico veda aumentare i suoi membri nei prossimi decenni ed è probabile e che gli attori che oggi possiedono questi missili migliorino i loro sistemi in termini di numero, capacità e tecnologia. Tra questi solo Mosca e Pechino possiedono missili balistici intercontinentali (ICBM), mentre Teheran e Pyongyang stanno lavorando sulle armi nucleari e sui tecnologie ICBM non ancora mature, ma in progressione.
Attualmente il piano difensivo antimissile di Washington si basa su uno scudo piuttosto costoso, complesso e di efficacia limitata, che rivela la sua inaffidabilità tecnica di fronte a missili tecnologicamente molto avanzati. Gli Stati Uniti hanno due basi terrestri di intercettori a Fort Greely, Alaska, e 4 alla Vandenberg Air Force Base in California. Gli intercettori sono progettati per abbattere i missili balistici in arrivo durante la fase esosferica. Il sistema non ha però avuto successo nel test di intercettazione effettuato nel dicembre 2008 e il prossimo test – dopo alcune modifiche tecnologiche – è previsto nella primavera del 2013.
Il report del National Research Council propone di rendere il sistema più efficiente attraverso un’architettura di tipo “top-down”. Gli esperti del NRC suggeriscono di completare l’attuale sistema con nuovi sensori e razzi intercettori più piccoli e più “intelligenti”. Il report suggerisce che è meglio basarsi su missili intercettori più veloci con sensori migliori, da distribuire su entrambe le coste americane – differentemente da quanto deciso dai governi Bush e Obama – collegati a radar dotati di sistemi di allerta precoce. Questi radar, in combinazione con i sensori a bordo degli intercettori, aumenterebbero la finestra temporale necessaria a individuare le testate nemiche e sparare contro di loro ripetutamente, fino ad abbatterle.
Tra le altre proposte del panel vi è quella di aggiungere alle due basi esistenti da cui poter lanciare missili una terza nel Maine o nello Stato di New York. Per questo sito servirebbero una cinquantina di intercettori, 30 per le operazioni vere e proprie e 20 da impiegare nei test e nelle valutazioni. Insieme con altri cinque radar a banda X costruiti dalla Raytheon  per monitorare gli ICBM a lungo raggio, il sito della East Coast proteggerebbe più efficacemente gli Stati Uniti orientali e il Canada, in particolare dalla minaccia iraniana. Il candidato repubblicano Mitt Romney ha abilmente sfruttato questo suggerimento contro il programma di difesa missilistica di Obama, sottolineando come i legislatori repubblicani avessero da tempo chiesto di disporre un’altra base di intercettori in uno Stato nord-orientale.
La Casa Bianca ha da tempo preferito l’Europa alle coste orientali degli Stati Uniti: da Bush, che voleva impiantare in Polonia e Repubblica Ceca le basi dello scudo difensivo, a Obama, interessato a coinvolgere e proteggere anche Europa e Medio Oriente dai missili iraniani. Durante il vertice NATO di Chicago la stessa Alleanza ha appoggiato un sistema antimissile che coinvolga anche l’Europa, ma che eviti eventuali frizioni con la Russia. Scelta promossa dal rapporto, che esorta a incrementare lo spiegamento di sistemi come Aegis, THAAD, e PAC-3 anche nel vecchio continente.
Secondo gli esperti dell’NRC, l’impostazione di difesa antimissile ottimale deve realizzare una protezione a più livelli contro il limitato numero di missili balistici che possono essere sparati da Iran o Corea del Nord, o per contrastare lanci accidentali da parte di potenze come Cina o Russia. L’investimento ammonterebbe a circa 10 miliardi di dollari all’anno e il programma rappresenterebbe una delle spese più ingenti per il Pentagono (il bilancio del Pentagono, si ricordi, è ancora a rischio sequestration a causa dell’incapacità del Congresso di accordarsi sui tagli da effettuare).
Il report condivide quindi le posizioni dalla Agenzia di Difesa Missilistica del Pentagono. Il piano potrebbe essere realizzato con un  bilancio di 45 miliardi di dollari da distribuire su un arco temporale compreso tra il 2010 e il 2016, considerando quindi gli investimenti già effettuati.
Il Consiglio di Sicurezza Nazionale non ha voluto commentare i risultati del report né le sue implicazioni per la corsa presidenziale di Obama. L’attuale progetto di Missile Defense si basa su una rete di allarme radar in banda X e missili intercettori terrestri e marini, gradualmente dispiegato in Europa, Medio Oriente e Asia. L’amministrazione Obama sostiene la necessità di un sistema aperto, dedicato alla difesa non solo degli Stati Uniti, ma anche dei suoi alleati, nella speranza che il progetto possa essere meglio digerito e accolto. Ritiene quindi che questa architettura eviterebbe che Russia e Cina percepiscano il progetto come antitetico alle loro forze strategiche creando una pericolosa destabilizzazione e favorendo una nuova corsa agli armamenti. Lo stesso report, comunque, evita di considerare le due potenze come parametro su cui modellare  la difesa americana.
Mosca e Pechino continueranno a mantenere e modernizzare il proprio arsenale strategico di missili balistici a testata nucleare e convenzionale. È soprattutto la Cina la più attiva nello sviluppo di missili che potrebbero costituire una seria minaccia per gli Stati Uniti continentali e per le forze americane dispiegate nel Pacifico (ne è un esempio il progetto di sviluppare un missile balistico antinave dotato di una testata appositamente progettata per attaccare e distruggere gruppi da battaglia di portaerei).
Sia NRC che l’amministrazione Obama riconoscono l’importanza di evitare soluzioni tampone, tali da generare un falso senso di sicurezza e allo stesso tempo infastidire Cina e Russia. La differenza, ancora una volta, è se includere o escludere gli alleati dal sistema di difesa strategica. Una scelta che potrebbe pesare già sulla prossima amministrazione che si insedierà a gennaio.

24 settembre 2012

Commenti