“Non avete nostalgia per lo Shah?”





Leggevamo oggi su un sito in lingua farsi, un articolo intitolato: “Non avete nostalgia per lo Shah?”

La risposta a questa domanda dipende da cosa uno vuole dalla vita e dal mondo in cui vive. Se un essere umano ha come valore supremo il senso di solidarietà nei confronti dei propri simili, soprattutto degli oppressi, dei miserabili, dei senza scarpe, di quelli che vivono nelle periferie, allora, sicuramente no. Ma se uno vuole pensare solo agli affari suoi, ai propri interessi, alle questioni legate a interessi egoistici, allora si, avrà nostalgia per lo Shah.

Dalla partenza di Mohammad Reza Pahlavi, sono passati 34 anni, che hanno visto l’Iran cambiare profondamente. Alcuni numeri possono essere importanti: in Iran allora la popolazione era di 30 milioni di abitanti, oggi sono 75 milioni. La produzione petrolifera non è cambiata molto, anzi, per certi aspetti potrebbe essere anche diminuita. Allora l’Iran non aveva alcun embargo economico, oggi si. Allora in Iran ogni anno si iscrivevano all’università circa 20000 persone, oggi 1 milione (considerando l’aumento della popolazione, la possibilità di accettare studenti delle università iraniane è aumentata tantissimo). Nell’ultimo decennio l’Iran è stato il Paese del mondo con la più grande crescita scientifica, e l’Iran è il Paese al mondo che ha più studentesse rispetto agli studenti maschi in tutto il mondo.

Oggi l’Iran è tra i primi venti Paesi al mondo in alcuni settori industriali, mentre allora, negli anni ’60 e ’70, quando l’Europa occidentale era già industrializzata, in Iran erano appena nate le acciaierie. In Italia questo fenomeno è riconducibile almeno alla fine dell’Ottocento o ai primi del Novecento. Oggi l’Iran è il primo produttore di automobili del Medio Oriente e del Nord Africa. In Iran alla fine del regime monarchico, vi era un’automobile ogni 30 abitanti, oggi un’automobile ogni 7 abitanti.

In Iran oggi vi è un regime politico tra i pochi al mondo che può vantare un’indipendenza totale rispetto alle politiche coloniali di alcuni Paesi occidentali. Questo Paese oggi è un modello per gli Stati in via di emancipazione e di sviluppo. Qualche anno fa il Presidente boliviano disse: “il nostro modello di sviluppo è quello dell’Iran e del Brasile”. Tutti gli oppressi del mondo guardano all’Iran. Mentre al tempo dello Shah l’Iran era un “Paese stabile” e un “modello” solo per i Paesi retti da governi colonialisti. Quelle cose le dicevano i governi che avevano compiuto i peggiori massacri della storia dell’umanità, dall’olocausto dei nativi americani agli altri crimini spaventosi, che nessuna penna potrà mai descrivere.

In un solo concetto, oggi l’Iran è un Paese libero dall’imperialismo e sovrano rispetto alle ingerenze di un pugno di capitalisti divoratori del mondo. Paesi di questo tipo nel mondo ce ne sono pochi. L’Iran è uno di questi e soprattutto per questo, noi non rimpiangiamo lo Shah, e non abbiamo nostalgia. Con la speranza che tutti i popoli oppressi del mondo si possano emancipare dal giogo coloniale; un grido si è levato 34 anni fa, un grido rivoluzionario di speranza e civiltà, ieri l’Iran, oggi Venezuela, Cuba, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Zimbabwe, Bielorussia, Siria, Corea del Nord, e gli altri Stati indipendenti, dalla Russia alla Cina e a tutti quelli che non sono sotto l’egemonia dell’Oppressione Mondialista, da Hezbollah e dalla resistenza libanese a quella palestinese, dal popolo del Bahrain a tutti i rivoluzionari del mondo, un solo grido si leva: libereremo il mondo! Forse i divoratori del mondo riusciranno a sconfiggere noi, ma non la nostra Rivoluzione. Ogni essere umano libero deve mettere il suo tassello in questo processo di emancipazione storica. Se noi oggi lottiamo è perché altri prima di noi avevano lottato, e noi dobbiamo lottare per preparare il terreno alla lotta delle future generazioni. Finchè arriverà il momento propizio, la Primavera, guidata dall’Uomo Perfetto. Oh Dio, accelera l’avvento del Tuo Vicario.

Per tutte queste cose noi non abbiamo nostalgia dello Shah. 

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