Siria e Iran minacciano la rappresaglia: il raid aereo israeliano avrà serie conseguenze. "Dove e quando si deciderà"



Raid Isralieano

http://www.huffingtonpost.it/2013/01/31/siria-e-iran-minacciano-l_n_2591356.html?utm_hp_ref=italy

Un giorno dopo il raid aereo israeliano che ha colpito il centro di ricerca militare, a nordovest di Damasco, sia la Siria che l'Iran hanno minacciato di vendicarsi contro lo stato d'Israele.
Il raid del 30 gennaio era inizialmente stato riportato da fonti straniere come diretto ad un convoglio di armi non convenzionali di Hezbollah, il gruppo libanese che fa parte della lista 'terroristi' degli USA. Il giorno dopo l'obiettivo si è rivelato essere un "importante e conosciuto" centro di sviluppo di armi, noto come il "Centro Scientifico di Ricerca". E' quanto riporta un ufficiale siriano di alto grado, il Generale Abdul-Aziz Jassem al-Shallal, che ha defezionato dal regime di Assad a dicembre. Il centro, aggiunge, si trova a 15 kilometri dal confine con il Libano.
Secondo il generale, sul sito non erano presenti armi non-convenzionali, l'obiettivo esplicitato da Israele, ma vi si trovano invece spesso esperti stranieri, inclusi russi e iraniani. L'Iran e la Russia sono i maggiori alleati della Siria e rimangono molto vicini al regime di Assad. Nei giorni precenti all'attacco diversi ufficiali israeliani avevano espresso pubblicamente il timore che il Presidente siriano Assad stia perdendo il controllo dell'arsenale militare del paese.
Il Ministro degli Esteri siriano ha convocato il responsabile e comandante in carico della missione Forza di Disimpegno degli Osservatori delle Nazioni Unite (UNODF), creata nel 1974 per monitorare ed assicurare la tregua fra gli eserciti siriano e israeliano al confine, dopo le ostilità legate alle alture del Golan, occupate nel '64 da Israele.
Al culmine delle tensioni, già alte nella zona dopo i 22 mesi di scontri brutali fra ribelli, islamisti e regime, sia la Siria che l'Iran hanno minacciato una rappresaglia contro Israele. Per la Siria, è stato l'Ambasciatore in Libano a dichiarare che Damasco possiede sia "la possibilità che le forza" di contraccare. Il dove e il quando, ha aggiunto, spetterà deciderlo alle autorità competenti.
In Iran il Vice Ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, insieme al Ministro degli Esteri, ha condannato duramente l'attacco in quanto violazione della sovranità siriana ed ha aggiunto che "avrà gravi conseguenze per Israele".
Anche la Russia si è aggiunta al coro di condanne, con il Ministro degli Esteri che ha definito il raid "una pesante ed inaccetabile violazione dello Statuto delle Nazioni Unite", poichè non provocato.
L'Israele dal canto suo ha risposto che non essendo l'Occidente pronto ad intervenire in Siria, così come la NATO ha fatto in Libia nel 2011, si sente in dovere di reagire per conto proprio "come ha dovuto fare in molte altre occasioni". La Siria rimane agli occhi di Israele un importante punto di rifornimento militare per Hezbollah. Il legislatore israeliano Tzachi Hanegbi, vicino al Primo Ministro Netanyahu, ha aggiunto che queste operazioni sono comunque "localizzate" e dunque insufficienti a risolvere il rischio Siria per lo stato ebraico.
Nel raid hanno perso la vita due civili e ne sono rimasti feriti cinque.

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Vista aerea della base militare colpita a Jamraya, a nordovest di Damasco

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