In un articolo scritto dall'ex
segretario di stato americano C. Rice, del novembre 2012, su un famoso
quotidiano degli USA, troviamo quanto segue:
"La guerra civile siriana
potrebbe essere l'ultimo atto della disintegrazione del Medio Oriente, così
come lo abbiamo conosciuto noi. L'opportunità di creare insieme e ricostruire
una nuova regione basata sulla tolleranza, sulla libertà, ed eventualmente su
una democratica stabilità, si sta svanendo. L'Egitto e l'Iran hanno una lungo
storia e una forte identità nazionale. La Turchia ha una posizione simile, se
non fosse per il separatismo curdo, e il sentimento di alienazione dei curdi di
quel paese, spesso maltrattati e discriminati da Ankara. Gli altri stati della
regione sono stati creati dal colonialismo anglo-francese, in base a confini
arbitrari, con ripercussioni sugli equilibri etnico-confessionali. Il risultato
è il seguente: in Bahrain il 70 percento di sciiti è governato da una minoranza
sunnita, l'Arabia Saudita ha un 10 percento di sciiti, tutti concentrati nelle
regioni più ricche del paese, come risorse del sottosuolo. In Iraq abbiamo un
65 percento di sciiti, un 20 percento di arabi sunniti, e una minoranza di
curdi di varie confessioni, governati sino al 2003 dal dittatore sunnita
Saddam. La Giordania è composta al 70 percento da palestinesi, il Libano è
diviso tra sunniti, sciiti e cristiani. La Siria invece è formata da sunniti,
sciiti, curdi, e altri ancora, ed è governata dalla minoranza alawita."
Notiamo quindi il fatto che
influenti personaggi negli USA come la sig. ra Rice, sembrerebbero avere un
atteggiamento filantropico nei confronti dei "poveri" abitanti del
Medio Oriente; questo atteggiamento di “benevolenza”, ci ricorda molto il modus
operandi del colonialismo anglo-francese dei primi del Novecento, che la Rice
sembrerebbe condannare. Anche cento anni fa, il colonialismo intervenne nella
regione per il “bene” dei mediorientali, contro il “colonialismo” ottomano.
Anche allora i colonialisti dicevano di voler costruire un “nuovo” Medio
Oriente, basato sull’autodeterminazione dei popoli. Il risultato fu questo: uno
stato fu balcanizzato, furono creati alcuni stati più piccoli, non nacque
alcuno stato panarabo, e la Palestina divenne la base per il colonialismo
occidentale nella regione, con la creazione di Israele. Anche oggi, il
neocolonialismo, si comporta allo stesso modo, e versa lacrime di coccodrillo
per i popoli mediorientali, promettendo che in caso di collaborazione con i
nuovi predoni, i popoli della regione verranno “premiati” per il loro
collaborazionismo. Cento anni fa il “premio” fu l’esilio del popolo arabo
palestinese, ora il “premio” quale potrebbe essere? Sulla carta i colonialisti
hanno promesso “libertà, democrazia, autodeterminazione”, come allora avevano
promesso un grande stato panarabo. Se cento anni fa è nato lo stato panarabo,
allora anche oggi, i popoli della regione, se seguiranno le indicazioni degli
occidentali, tendenti a mettere nello stesso calderone tiranni come Ben Ali e
Mubarak, con il presidente Assad, ultimo baluardo dell’antimperialismo nel mondo
arabo, otterranno la “democrazia” e la “libertà”. Ma visto che i colonialisti
non mantengono mai le promesse che danno agli oppressi del mondo, e la storia
ci insegna ciò in modo evidente, anche sta volta non ci sarà alcuna ricompensa
per gli arabi, ma solo nuove devastazioni e nuove balcanizzazioni. E’
importante che i popoli arabi capiscano ciò, in modo indipendente dai loro
governanti, in quanto questi ultimi, sono quasi tutti compromessi col
colonialismo, e quindi anche se volessero, non potrebbero operare in modo
antitetico ai loro padroni. Il popolo arabo dovrebbe capire questo in modo
indipendente, anche oltre la propaganda mediatica dei canali tv asserviti ai
divoratori del mondo. Se gli arabi non capiranno ciò, anche tra cento anni i
loro paesi non si emanciperanno, e continueranno ad essere colonie. All’imperialismo
non interessa se il governo della colonia sia un governo laico o islamico, ai
divoratori del mondo interessa l’egemonia. Come disse Seyyed Hasan Nasrallah,
in un discorso di qualche tempo fa, “a loro, ovvero ai colonialisti, non
interessano le nostre barbe e i nostri turbanti, loro sono contro di noi perché
ci opponiamo alle loro politiche”.
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