Hasan Abbasi e la guerra di Tel Aviv contro il Libano del
2006
(Il video e il discorso sono del 2006)
La battaglia che oggi è in corso tra l’islam, l’islam del Corano,
l’islam del Nahj ul-Balaqa, l’islam di Ali, l’islam di Hussain, contro tutta la
modernità, battaglia questa in corso soprattutto negli ultimi 27-28 anni, è la
battaglia di una forma di islam che si basa sul pudore, quel pudore e quella
dignità che abbiamo visto nella guerra dei 33 giorni (2006) dei sionisti contro
il Libano. I palestinesi e gli iracheni non riescono in modo completo a
condurre una lotta: alcuni media hanno detto che in tre anni di occupazione
dell’Iraq sono morte moltissime persone, ecco, se gli iracheni avessero lottato
senza l’interferenza dell’imperialismo e avessero rovesciato Saddam, magari
anche con la morte della metà delle persone che sono perite negli ultimi tre
anni, e non avessero accolto i tank americani con saluti, il giorno del loro
arrivo in Iraq, oggi non si troverebbero in questa situazione drammatica, nella
quale, se gli iracheni volessero rialzare la testa, ammesso e non concesso che
essi possano calmare il loro paese, dovrebbero aspettare cent’anni. Il loro
paese sta andando in contro alla deflagrazione. Però quei quattro giovani che
in Libano hanno resistito, si sono resi responsabili dell’azzeramento delle
scienze strategiche e militari, almeno per ciò che concerne cinque punti
fondamentali.
In primo luogo dobbiamo rammentare il fatto che i resistenti
libanesi hanno distrutto una sessantina di tank israeliani, i famosi Mirkawa,
in 33 giorni. Noi abbiamo nel mondo alcuni modelli ideali di tank: quelli
americani, quelli inglesi e quelli russi. Poi ci sono i Mirkawa. I primi tre
modelli sono progettati per la guerra nucleare. Il Mirkawa oltre ad avere bene
o male, le stesse caratteristiche dei tank menzionati, ha anche un vantaggio,
soprattutto per la guerriglia, ovvero la sua forma appiattita. I tank americani
invece sono progettati per guerre convenzionali, quindi hanno una forma
diversa, sono alti rispetto al terreno, ed è per questo che sono più
vulnerabili per attacchi di miliziani dal basso. I Mirkawa quindi sono
superiori a questi tipi di tank. Ancora oggi gli israeliani non hanno ben
capito come hanno fatto quelli di Hezbollah a colpirli.
In generale questo è un messaggio per gli americani, quello
che hanno fatto in Libano, noi in Iran lo possiamo fare su grande scala. Poi un
altro punto fu la guerra in mare; Israele ha un tipo di imbarcazione militare
della classe Corvette, e di questo tipo loro disponevano di tre modelli in
tutto. Hezbollah ne ha distrutti due. Interessante notare che Hezbollah oggi è
riuscito a fare una cosa che l’Iran ai temi della guerra con l’Iraq non riuscì
a fare. Infatti l’Iran in quel conflitto non riuscì mai a colpire navi belliche
della categoria Corvette, ma solo imbarcazioni di livello molto più basso.
Nella guerra di Corea, in tutte le guerre classiche arabo-israeliane, in
Vietnam, nelle Falkland-Malvinas, nessuna imbarcazione militare del tipo
Corvette è stata distrutta. Dopo la seconda guerra mondiale è la prima volta
che qualcuno distrugge un nave militare Corvette. Gli analisti di guerre
marittime sono ancora sconvolti da questo fatto. Gli israeliani rimasero
sconvolti e dopo, insieme coi tedeschi e coi francesi, decisero di ricostituire
una nuova flotta Corvette.
Nella guerra missilistica poi, bisogna dire che ai tempi
della guerra con l’Iraq, noi, in alcune operazioni, non siamo riusciti a fare
molto, a parte qualche rara eccezione, mentre Hezbollah riuscì nella guerra dei
33 giorni a lanciare circa 2700 missili in uno spazio di 70 km dal confine
israelo-libanese. Queste cifre hanno completamente smentito gli standard
militari nel mondo, e hanno fatto riflettere gli esperti, che sono rimasti
allibiti. KH 11 e KH 12 sono satelliti militari grazie ai quali gli occidentali
possono monitorare in tempo reale gli spostamenti sul territorio. Eppure non
sono riusciti a resistere e dopo 33 giorni hanno dovuto fermare le operazioni e
ritirarsi dal Libano.
Poi c’è il sistema C4 I3 S, che è come un sistema nervoso, e
dobbiamo immaginarlo come un cervello che immette nel sistema delle informazioni.
Gli americani quando invasero l’Iraq nel 2003, la prima cosa che fecero fu
quello di isolare il cervello militare dalla periferia, recidendo i legami “nervosi”
tra centro e organi periferici. Questo tipo di conflitto si chiama guerra cibernetica.
Le guerre del XXI secolo saranno guerre cibernetiche. E’ per questo che hanno
bombardato a tappeto il Libano, per cercare il “cervello” delle operazioni e
disattivarlo. Lo hanno cercato in tutte le zone del conflitto, ma non sono
riusciti a trovarlo e a colpirlo. In uno spazio così piccolo come il Libano
meridionale non sono riusciti a trovare il sistema C4 I3 S, come farebbero a
trovarlo in un Paese grande come l’Iran? Come possono fare in mezzo a tutte
queste montagne, con tutte queste coste e con tutti questi deserti?
Ma il punto più importante è il quinto, ovvero la
guerriglia. Mao diceva che per sconfiggere la guerriglia, bisogna immaginare un
pesce, che nuota in un’acqua. Per far morire la guerriglia, ovvero il pesce,
bisogna prosciugare l’acqua e tirare fuori il pesce dal suo habitat naturale.
Gli americani partono da questo presupposto, ed è per questo che Israele ha
colpito il Libano con quella violenza, per ledere il sentimento popolare, e
convincere la gene a non sostenere Hezbollah. Ma abbiamo visto che ciò non è
avvenuto, anzi, il popolo libanese si è stretto attorno a Hezbollah. Questo è
avvenuto solo per un motivo. Il popolo libanese ha capito che vivere sotto la
tutela israeliana vuol dire ledere il proprio pudore e la propria dignità, vuol
dire disonore. Essi hanno visto quello che è successo ai palestinesi, hanno
capito che bisogna difendere la propria terra con tutti i mezzi per evitare la
catastrofe. Questo è il messaggio del 27esimo sermone del Nahj ul-Balaqa dell’imam
Ali: “Chi combatte col proprio nemico in casa propria è indegno”.
Concludo dicendo questo, gli artigli insanguinati del
sionismo e dell’oppressione mondialista, se stanno alla larga dal nostro
territorio, è grazie ai martiri.
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