MISTICA E ISTERIA
di Nazzareno Venturi
C'è comunque una zona di confine tra follia e misticismo determinata
soprattutto dall'ambiente sociale: la stessa persona in un contesto diverso,
storico e culturale, può passare per folle o per santa, avrebbe insomma opportunità e credito diverso, tema che già Focault
nella sua "storia della follia" ha trattato ampiamente. Nel lavoro di
Catherine Clement e Sudhir Sakar, "la folle e il santo", ed. Corbaccio,
vengono paragonate due figure, una il santo indiano Ramakrischna, l'altro una
poveretta rinchiusa nel manicomio di Parigi e curata dal celebre Janet il quale ebbe a scrivere che essa, in una diversa situazione storica,
sarebbe stata considerata una mistica. Viceversa diverse figure di santoni
orientali, in un quadro culturale positivista, presentano sintomatologie
sufficienti per essere internati. Gli autori del libro hanno anche esaminato le
somiglianze tra i due a livello fisiologico e comportamentale come base
presunta di un paradigma che unisce tutti mistici oltre i contesti culturali.
Esiste comunque la differenza che distingue il moto alienato
da quello autentico, essa sta nel principio di realtà, nell'attenzione della persona
al mondo in cui vive ed in cui si adatta senza
per questo rinunciare ad essere se stessa, ai propri pensieri e
sentimenti. Esiste insomma la capacità di valutare la situazione sociale, gli
usi e costumi ed interagire efficacemente e costruttivamente con essi, capacità
appunto di intendere e volere. Inoltre il delirio o la crisi isterica non hanno
nulla che che vedere con gli stati estatici : il mistico mantiene comunque il
senso critico e il dubbio. Ci si dirà che esiste una psicosi dissimulata, ma
uno psicotico al contrario di un mistico non reggerebbe a una semplice
intervista strutturale, ossia a un dialogo che impone di risolvere
contraddizioni e obbliga ad approfondimenti. Nell'immagine, tratta da una
miniatura persiana, lo sceicco Nasruddin taglia il ramo su cui si appoggia
sotto lo sguardo stupito delle persone: è un isterico che vuole attrarre l'attenzione
o un maestro che vuol dare un insegnamento, è dabbenaggine o altro ancora?
Secondo l'ordine sufi Chisti diffuso prevalentemente in
India, le malattie di origine psicosomatica ( ossia affezioni corporee causate dalla
mente) o somatopsichica (e viceversa disturbi mentali causati da fatti
organici) derivano dallo squilibrio dell'essere umano, quando ormai è dominato
dal maqam an-nafs, ossia dall'istintualità, dalla passionalità, dall'ambizione
egoica di emergere su tutti. Questa pulsione primitiva, genetica, comune nella
natura che esaspera il senso di sopravvivenza individuale, nell'uomo diventa
non solo dannosa per gli altri a livello sociale ma si ritorce
negativamente sul se . Deve esserci
insomma un equilibrio tra gli stati (istinto, ragione e spirito sociale o se si
vuole biopsiche/archeopsiche, neopsiche ed esteropsiche) affinchè non si
determino delle malattie. E' indubbio che una ritrovata serenità ed armonia
interiore agisca positivamente sia sulle condizioni organiche che ambientali in
un circuito sempre più virtuoso . In più, secondo i Chisti che credono alla
reincarnazione, questi squilibri patologici che non permettono all'io di essere
libero nell'anima, sono il frutto del proprio passato sovraindividuale . Nella
immagine Avicenna cura un paziente affetto
da passione amorosa ( le manifestazioni di gelosia esagerata sono simili a
quelle isteriche ma a differenza di quest'ultima hanno un decorso circoscritto
alla fase biochimica
dell'innamoramento).
Negli ospedali islamici e soprattutto in quelli psichiatrici
si badava a creare condizioni ambientali di bellezza ed armonia ritenute di estrema
importanza per la guarigione. Spazi ingentiliti da piante e disegni geometrici,
forme cromatiche adeguate ( giacchè il colore influisce fortemente sulla mente)
giardini con fontane, musiche: insomma un ambiente umano e naturale che
valorizzasse la bellezza e i valori della vita. Una istanza oggi universalmente
ammessa ma in gran parte disattesa. Nella figura l'ospedale psichiatrico accanto alla moschea
di Beyazit II a Edirne dove i pazienti coi loro vestiti di seta venivano curati
anche con musiche e aromi (non escluso il vino ai depressi).
Il concetto di isteria sembrava essere relegato come
termine generico ottocentesco quindi sostituito con diagnosi di disturbi
somatoformi (dolori non individuabili dagli internisti) dissociativi (
scissione della personalità con incapacità di strutturare la memoria della
propria vita) e di conversione ( cecità e paralisi nervose) ma oggi attraverso la spect (
tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli) e la pet (tomografia a
emissione di positroni) si è potuto
visualizzare le parti del cervello che si attivano quando il disturbo si
manifesta. Detto in soldoni si verifica
un corto circuito cerebrale ogni qual volta appaiono i comportamenti isterici.
Le zone del cervello che si attivano durante lo stato di profonda meditazione o
di estasi sono invece altre rispetto a quelle dell'isteria e ben diverse
sono le manifestazioni. Che poi nella
storia delle religioni ci siano figure a loro modo borderline, ossia al confine di questi due stati, invoglia ulteriori ricerche e
approfondimenti, può succedere infatti che certi loci cerebrali siano coinvolti
in momenti ritenuti mistici ma anche schizofrenici od epilettici.
Vediamone qualcuno: gli attacchi epilettici che coinvolgono
il lobo temporale determinano stati
onirici di derealizzazione e depersonalizzazione, l' alterazione del meccanismo
cerebrale che controlla l'intenzionalità provoca confusione tra lo stato di sogno
e di veglia tipica degli schizofrenici, l'insensibilità corporea nei momenti di
trance comporta il blocco dello stato limbico (vedi figura) e particolarmente
dell'amigdala, quindi l'emozionalità ma ciò è dovuto anche a traumi capaci di provocare
stati catatonici ( evolutivamente spiegabili come meccanismo di difesa della
preda che si finge morta). Comunque aldilà di patologie neurologiche oggi
evidenti che spiegano fenomeni una volta
considerati sintomatici di malattie mentali ( come quello dell'associazione tra
colore e note musicali ben descritto dal neurologo V.S.Ramachandran in
"Che cosa sappiamo della mente" ed Mondadori, ) bisognerebbe
considerare che ogni manifestazione umana, sana o squilibrata che sia,
potenzialmente è contenuta in ogni cervello: il santo e il mostro ed ogni
archetipo pensabile sono nell'umanità di ogni individuo e non è il fato a
decidere chi li incarnerà. Nonostante negli ultimi decenni sia stata sempre più
deresponsabilizzata la persona dando all'ambiente o alla genetica (o comunque a
fattori fisiologici) le cause del benessere o del malessere psicofisico al
centro rimane l'io: le sue risposte all'ambiente e a se stesso costituiranno la sua storia, condizioneranno il suo corpo e
l'ambiente. Quel che il Buddismo considera come karma , il dinamismo di azioni
e reazioni corrispondenti (concetto presente anche nell'Islam, nell'Ebraismo e
nel Cristianesimo) non è una favoletta, ma è
tangibile anche sul piano clinico (Yung lo collegò anche alla sincronicità):
si è responsabili della propria evoluzione ed armonia: è un compito che sta
nelle nostre mani per tutta la vita, se Dio vuole.
http://www.puntosufi.it/GABRIELEMANDELlezione1Brera.pdf
Attenzione: questo articolo non è necessariamente in linea con la politica editoriale di questo blog, ma è solo uno spunto per la riflessione
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