Shāhpūr, il Sasanide





massima estensione dell'impero iranico sotto la dinastia Sasanide


Shāhpūr ‹šaahpùur› (lat. Sapor; it. Sapóre). - Nome di tre sovrani di Persia, della dinastia dei Sasanidi. S. I, figlio del fondatore della dinastia Ardashīr, regnò dal 241al 272 d. C. Combatté ripetutamente contro Roma, e vinse gli imperatori Gordiano III, Filippo l'Arabo e Valeriano: quest'ultimo fu anzi catturato nel 260 da S., che lo tenne prigioniero fino alla morte. Egli narrò queste imprese in un'iscrizione rupestre, che va sotto il nome di Res gestae Divi Saporis. A lui, più probabilmente che al padre Ardashīr, va attribuita la conquista e distruzione della città di Hatra in Mesopotamia, capitale di un piccolo regno cuscinetto tra la Persia e l'Impero romano. A lui va anche attribuita la fondazione, con altre città, della celebre Giundīsābūr, che divenne poi un grande centro per la scienza medica e la filosofia ellenistico-orientale. n S. II (310-379), figlio di Ōrmazd II, è il gran campione sasanide della fede mazdeistica, e l'ostinato avversario di Roma, in una guerra durata 26 anni: contro di lui si impegnarono invano Costanzo II e Giuliano. La pace che Gioviano concluse con S. (363) cedeva a questo Nisibi e i territorî romani sul Tigri, e gli lasciava mano libera in Armenia, dove infatti il re persiano tentò di instaurare lo zoroastrismo. Gran fondatore di città, come tutti i sovrani sasanidi, ricostruì Susa, dove stanziò molti prigionieri romani, e fondò tra l'altro Nīshāpūr nel Khorāsān. n S. III, figlio del precedente, regnò dal 383 al 388; concluse un trattato con Teodosio.

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