I salafiti in Giordania ammettono la sconfitta in Siria


I salafiti in Giordania ammettono la sconfitta in Siria





I religiosi salafiti della Giordania hanno più volte dichiarato come un obbligo religioso per i fedeli il "jihad" contro il governo siriano; non pochi estremisti giordani, seguendo le indicazioni dei loro leader religiosi quindi, negli ultimi due anni sono entrati clandestinamente in Siria molti terroristi, convinti di combattere una guerra "giusta", contro le autorità e il popolo siriano. 
Ma per la prima volta dall'inizio del conflitto, recentemente i leader salafiti giordani, da sempre in prima linea nella militanza qaidista, come anche nella vicenda irachena, dove il principale capo dei gruppi terroristici settari, Al Zarqawi, era proprio originario del Regno hashemita, hanno espresso apertamente rammarico per la sconfitta subita, dall'eroico popolo siriano, nonché dall'esercito arabo siriano.
Uno dei capi dei gruppi jihadisti giordani, ha dichiarato a "United Press": "i membri di Al Nusra, Al Tawhid e gli altri gruppi, hanno subito pesantissime perdite tra Damasco, Aleppo, Idlib e Dara, negli scontri con l'esercito siriano". Questo capo salafita giordano ha anche ammesso che visti gli esiti negativi del conflitto, i giordani hanno meno voglia di andare a combattere in Siria. In precedenza anche Mohamed Shalabi, detto "Abu Sayaf", un noto leader salafita giordano, aveva ammesso la presenza di centinaia di jihadisti del Regno hashemita in Siria, per combattere contro il popolo e il governo di Damasco. 
Ma bisogna dire che ancora oggi alcuni leader salafiti continuano la loro propaganda ed invitano gli estremisti ad andare in Siria, per combattere quello che loro chiamano il "jihad", ovvero una sorta di "guerra giusta", che sta solo portando morte e devastazione in territorio siriano, ma che rischia di portare caos in tutti i paesi limitrofi, Giordania compresa.    


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