Qui Damasco. Lunga vita agli uomini liberi!


Qui Damasco. Lunga vita agli uomini liberi!

Intervista a O. Ramadan, portavoce del comitato Italia-Siria 

a cura di F. Fiorini 




Mercoledì pomeriggio. Attendo la telefonata di Ouday Ramadan (foto), dobbiamo sentirci per accordarci per l’intervista che segue su queste pagine. Squilla il telefono e mi aspetto di sentire la sua consueta voce stentorea, allo stesso tempo gioiosa e austera, la stessa che ho sentito più volte risuonare nelle piazze in cui ha portato la voce della Siria libera, sovrana, laica, socialista. Sento invece una voce diversa, sommessa, affranta dalla notizia recente della morte del presidente Chavez: “è come se fosse andato via uno della mia famiglia”. Basta una sola frase per riconoscere un uomo libero. Quello che segue è il suo racconto di questi anni di lotta.
 
Ouday Ramadan, sei di recente tornato da un viaggio in Siria. Quali gli ultimi aggiornamenti sulla situazione nel Paese relativamente all’offensiva contro il terrorismo? E quali le ricadute sulla vita civile della nazione, sulla sanità, sull’istruzione, sui trasporti, sulla quotidianità della vita dei tuoi concittadini?
La vita dei cittadini siriani in questi due anni è stata molto dura. Ci sono state difficoltà nell’approvvigionamento di cibo, di medicine e di energia. La Siria si è vista imporre delle vergognose sanzioni internazionali, a cui hanno aderito tutti i Paesi europei, gli Stati Uniti e gli Stati monarchici del Golfo. L’ostilità degli Stati Uniti e dei Paesi monarchici del Golfo non ci stupisce perché è cosa vecchia. La nostra inclusione tra gli “Stati canaglia” nella lista degli Stati Uniti d’America è nota. L’ostilità dei Paesi monarchici del Golfo nemmeno ci stupisce. Diversa la situazione dei Paesi Europei, e principalmente dell’Italia, che è stato un nostro partner commerciale per molti anni. Vorrei ricordare che a marzo 2010 il Presidente della Repubblica Italiana Napolitano e l’allora Ministro degli Esteri Franco Frattini furono ricevuti in Siria dal Presidente della Repubblica Araba Siriana Bashar Al-Assad. L’auspicio del Presidente Napolitano fu, testuali parole: “Amicizia e buona fortuna”. La prossima volta che uno dei vostri leader ci dice una cosa del genere, daremo immediatamente ordine ai nostri Comandi Militari di preparare la contraerea e di rafforzare i controlli alle frontiere.
Bashar Al-Assad fu ricevuto in Campidoglio nel 2002 con tutti gli onori dall’allora sindaco di Roma Valter Veltroni, bruco che non è mai diventato farfalla del Partito Democratico, partito in prima linea, dall’inizio della guerra alla Siria fino ad oggi, nella battaglia contro Assad e a favore dei Fratelli Musulmani, organizzazione legata a doppio filo ad Al-Qaeda occultamente, ma paladina dell’amore universale apparentemente. Perché in Italia l’apparenza è tutto, soprattutto per i militanti e gli elettori del PD. Se poi qualcosa dello schifo del loro partito e delle loro alleanze traspare per sbaglio al di fuori, basta che gli si dica: “è allora meglio Berlusconi?” e si può andare avanti con ogni nefandezza, perché questa è una frase che ha sulle loro menti un effetto peggiore della morfina. I Fratelli Musulmani piacciono ai moderati perché anche loro sono in apparenza moderati, sono molto religiosi ma tolleranti. Peccato che nella realtà delle cose siano degli assassini che pur di prendere il potere sarebbero disposti a sterminare tutta la popolazione mondiale, che per loro è composta per la maggior parte da infedeli e miscredenti, la cui vita non vale niente. Anzi, liberare la terra da un infedele è un grande merito per i fedeli, quali si considerano. Apparentemente però sono il partito dell’amore. Qualcuno può dirgli per piacere che il Partito dell’Amore lo ha già inventato Cicciolina?
I siriani sono coscienti dell’odio che il proprio paese, non allineato ai diktat di Washington, suscita in chi è infettato dal morbo dell’ossessione del dominio mondiale. La qualità della vita dei siriani è inficiata da decenni per questo. Lo Stato sionista, nostro confinante, strepita in ogni occasione perché si ritiene “sempre sotto tiro” dai cattivissimi siriani e dai crudelissimi iraniani, così come si ritiene vittima di un eterno risentimento mondiale nei confronti suoi in particolare e degli ebrei in generale. Nessuno vuole negare quelle che sono state le persecuzioni verso le comunità ebraiche nella storia, dovute comunque e spesso soprattutto alla loro attività di prestatori di denaro più che di un odio vero e proprio verso il loro culto. E a questo hanno contribuito, nei tempi passati, anche le scelte ipocrite dei governanti cristiani. Non voglio entrare approfonditamente in questo argomento, non mi sembra la sede adatta, ma si sappia che non siamo ignoranti di storia, e nemmeno intolleranti tout court verso la comunità ebraica. Vorrebbero dipingerci come gli aguzzini degli ebrei, ma noi rigettiamo questa accusa e anzi, personalmente ritengo che siano proprio gli ebrei le prime vittime del sionismo, soprattutto quelli che già vivevano nei paesi arabi, da molto prima della creazione dello Stato sionista. Tempo fa, discutendo con un direttore di banca, egli mi disse: “siamo legati mani e piedi dalle decisioni di Basilea”. Non siete gli unici, mi venne da dire.
A questo proposito voglio citare un estratto dal libro di Mirella Galletti, eminente studiosa e docente all’Università di Napoli “L’Orientale”, “Storia della Siria Contemporanea”, edito da Bompiani. “Gli ebrei siriani possono essere considerati gli ostaggi politici dei diversi regimi che si sono succeduti in Siria dal 1948. Sono vittime di una situazione che la Siria non ha creato e dell’ideologia sionista alla quale, come ebrei orientali, non hanno partecipato. La propaganda sionista ha sempre suscitato riserve fra gli ambienti ebraici nel mondo arabo. E’ importante ricordare che nel 1945 gli ebrei di Aleppo parteciparono ad una marcia di protesta contro il sionismo.
Oancora, il discorso che il deputato ebreo Wadih Midrahi fece al Parlamento siriano nel 1947: “Noi consideriamo il sionismo come un movimento politico dei Paesi dell’Occidente che hanno un obiettivo completamente diverso dalle confessioni religiosi,senza alcun rapporto con i costumi, la lingua o la morale degli ebrei che vivono nei paesi arabi”.
Nonostante queste prese di posizione, tutti o quasi gli ebrei siriani sono emigrati verso Israele, e in questo chiamo in causa un lavaggio del cervello e un opera di terrore da parte dei potenti finanzieri ebraici, padroni dell’editoria, dei media, delle sinagoghe e di ogni luogo di aggregazione ebraica. Non ci vuole molto ad insinuare nella mente delle persone il terrore di essere braccati ogni minuto della propria vita. I quali finanzieri ebraici non risiedono neppure in Israele, che è una nazione che certo non potrebbe da sola sostentarsi e che vive in gran parte delle rimesse degli ebrei che vivono all’estero.
Lo Stato d’Israele è nell’immaginario di molti una fortezza, un luogo sicuro per gli ebrei di tutto il mondo perseguitati in ogni nazione. Però Israele è nella realtà uno stato aggressivo, che muove continuamente guerra agli Stati confinanti per acquisire nuovi territori d’insediamento per i propri coloni. Fino a prova contraria, non è stata la cattivissima Siria ad aggredire e ad impossessarsi delle alture del Golan, non è stata la Siria ad aggredire il Libano. Gli israeliani si sentono in diritto di muovere guerra a chiunque e in qualsiasi momento. Non deve quindi stupire che gli Stati confinanti prendano le proprie precauzioni ed investano sulla propria sicurezza nazionale. La Siria spende per la propria sicurezza circa il 25% del Pil. E noi per primi vorremmo indirizzare queste risorse verso altri settori, per migliorare il benessere dei nostri cittadini. Ma se Israele si considera assediato, noi non lo siamo certo meno.
I siriani sono coscienti che molti cittadini di nazioni ostili, come l’Italia, sono in realtà amici sinceri della Siria che da due anni seguono con apprensione e dolore la guerra alla Siria. Sono innocenti delle scelte del loro governo, che peraltro non è stato scelto dai cittadini, per lo meno quello di Monti e di Terzi, che ha, per sudditanza agli atlantici, ratificato l’interruzione dei rapporti diplomatici con Damasco e l’espulsione dell’ambasciatore siriano a Roma
 
Chi sono e cosa tramano, dietro le quinte, i veri nemici della Siria?
Recentemente è apparso nel bollettino delle Comunità Ebraiche di Milano un editoriale che recita: “Barack Obama arriverà in Israele il 20 marzo, per la terza visita da Presidente e la prima dopo la sua elezione, certamente uno dei viaggi più rilevanti della sua agenda politica, fissata con inaspettata tempestività ed immediatezza all’indomani della rielezione, a tal punto di aver stupito tutti indistintamente. E da aver spinto il Presidente Shimon Peres a conferirgli la Medal of Distinction, la massima onorificenza dello Stato d’Israele. Molte le questioni sul tappeto e tutte caldissime: la prima è la ripresa del negoziato con i palestinesi, ed è forse per questo che Netanyahu ha offerto su un piatto d’argento, come segno di alleanza e di comunione d’intenti, l’annuncio che Tzipi Livni - molto amata dalla Casa Bianca - sarà il prossimo il prossimo Ministro della Giustizia con delega speciale ai negoziati di pace. La seconda questione da dibattere è la linea da tenere nei confronti dell’Egitto di Morsi; la terza, saranno i vari scenari in Siria e l’eventuale creazione da parte di Israele di una buffer zone, una zona cuscinetto, che protegga le alture del Golan da attacchi salafiti e altre incursioni. Secondo molti osservatori israeliani, tra cui Ely Karmon, professore dell’Istituto dell’Antiterrorismo a Herzelya, il modello del dopo Assad sarà quello della Somalia,una disintegrazione che porterà alla creazione di cinque o sei enclavi confessionali differenti con cui Israele, secondo il consueto pragmatismo, si dice disposta a dialogare. Con tutti, senza eccezione, compresi i Fratelli Musulmani che prenderanno il potere se Assad cade (la dissoluzione della Siria potrebbe dar luogo a: uno stato curdo a nord; uno stato druso a sud; uno stato alawita ad ovest; un’enclave beduina a est; uno stato sunnita ad Aleppo e Damasco). Lo scenario della frammentazione resta, per gli osservatori, il più verosimile, ma tutto dipenderà da quale opposizione siriana sarà riconosciuta e legittimata da Obama. E qui ritorniamo alla visita a Gerusalemmee all’importanza di ciò che verrà deciso durante gli incontri di marzo. Nel frattempo, Israele si prepara, con movimenti d truppe ed ordinando lo spostamento di due batterie antimissili Iron Dome (sono cinque in tutto) verso i confini nord. Perché per Israele, è dalla partita siriana che dipende, in definitiva,anche quella iraniana da sempre legata a doppio filo agli alawiti di Assad e alla Russia di Putin”.
Insomma, hanno già deciso tutto a casa nostra.
In quest’ottica si devono guardare la maggior parte delle scelte dei governi siriani . Perché meglio uno Stato pure autoritario ma nazionale ed indipendente, che una società schiava di decisioni prese all’estero e messe in pratica da governanti fantocci legati ai governi stranieri e completamente avulsi dagli interessi e anche solo dalla cultura della popolazione locale. Vorrebbero che noi siriani diventassimo sudditi sottoposti ad un mandato esterno, come è stato per il mandato francese sulla Siria dal 1920 al 1946. Ed è significativo che la bandiera che sventolano i ratti tagliatori di teste sia quella del mandatario francese.
Ma noi siriani la nostra libertà e la nostra indipendenza le abbiamo conquistate molti anni fa, quasi 70 ormai, e non abbiamo nessuna intenzione di tornare a fare i sudditi.
I componenti del cosiddetto Esercito Libero Siriano, miliziani reclutati in ogni parte del mondo per attuare quel progetto illustrato tanto minuziosamente nel Bollettino sopra citato, oltre ad aver fatto strage di soldati e di civili, non risparmiando donne, bambini ed anziani, hanno distrutto le nostre città e le nostre infrastrutture. Hanno bombardato ospedali, scuole, università, dormitori per studenti, centri di ricerca, magazzini per lo stoccaggio di cereali,stabilimenti per la produzione di alimenti e di medicinali, aeroporti, stazioni ferroviarie, terminal degli autobus, caserme. Non hanno risparmiato niente e nessuno.
Intere città sono state completamente rase al suolo. E non dall’Esercito Siriano, che manda i suoi bombardieri sopra le città per sedare le rivolte pacifiche (i bombardieri li lasciamo tutti agli yankees, che loro di bombardamenti a tappeto sulle città hanno lunga esperienza), ma dai miliziani, che sono in possesso di artiglieria non solo leggera, ma anche pesante. Sono stati sequestrati migliaia di RPG di ultima generazione, in grado di far crollare un palazzo in pochi minuti con una decina di colpi, anche meno se ben assestati. Per non parlare di kalashnikov, fucili, granate, e tutto quello che vi viene in mente mettetecelo che non sbagliate, perché davvero non si son fatti mancare niente. Poi mi chiedono se sia normale che l’aviazione siriana bombardi le città. Ma io rispondo: quando mai si sono visti manifestanti pacifici armati di contraerea? Questo invece è normale?
La popolazione ha sofferto in questi due anni. Moltissimo. Gli sono mancati le medicine, il gas per cucinare e per scaldarsi.
Una delle scene che mi ha profondamente addolorato, per il suo valore simbolico, è stato vedere sradicare tutti quegli alberi che io stesso, insieme ad altri fratelli e sorelle siriani, avevamo piantato come simbolo della Nazione. Una Nazione, bambina, che sognavamo crescesse forte e robusta come quegli alberi che piantavamo. E non permetteremo a nessuno di infrangere questo sogno. E comunque, questi alberi non sono stati tagliati per abbattere il simbolo che rappresentavano, ma per scaldarsi. Perché sono mancati il gasolio ed il gas in Siria, e i siriani si sono scaldati solo con la forza della fede, della solidarietà, dell’amore reciproco.
Fortunatamente sono venuti in aiuto l’Iran, la Russia e il Venezuela di quel grande gigante del socialismo che era e sarà sempre il Comandante Hugo Rafael Chavez Frìas, la cui scomparsa mi ha addolorato profondamente come per la scomparsa di un parente. Non per niente era, ed è, il fratello del nostro Presidente Bashar Al-Assad. “Mi hermano Bashar”, come disse del nostro leader siriano. E lui, a differenza dei governanti occidentali, ha sempre mantenuto le promesse.
Per far capire di quanta bellezza e poesia siano depositari i siriani, vi racconto, a questo proposito, del modo in cui un mio fratello siriano mi ha descritto il ritorno del gas in Siria. “E’ tornata a cantare Fairuz!” mi disse. Dovete sapere che le bombole del gas in Siria vengono consegnate nelle città con dei camioncini, da venditori ambulanti. E l’arrivo di questi venditori viene annunciato con la musica sparata ad alto volume dagli altoparlanti di cui sono dotati questi camioncini. E le canzoni sono sempre quelle della cantante libanese Fairuz, madre di quel grande maestro e compagno che è Zihad Ar-Rahbani. Cantante a cui tutti noi siriani siamo intimamente legati, perché tutti i nostri amori, della giovinezza come della vecchiaia, hanno sempre avuto come colonna sonora le parole e le note di questa straordinaria cantante. Che ha cantato negli anni di grandi amori, di patriottismo, di tenerezza e di struggimento verso la nostra terra natìa.
E’ tornata a cantare Fairuz. Questa è la Siria.
La guerra ha influito tantissimo sulla vita dei siriani, ma nessuno domerà questo popolo. Nelle nostre pianure e sulle nostre colline crescono i papaveri, rossi come il sangue dei nostri Martiri. Non li tradiremo. A loro dobbiamo la vita, e noi non lo dimenticheremo mai.
 
La nazione siriana, nella sua forza e nella sua fierezza, fa affidamento sulle proprie forze, sul proprio governo, sul proprio esercito per uscire dalla crisi in cui è stata trascinata. In che modo è tuttavia percepito dal popolo e dalle istituzioni il sostegno delle nazioni amiche? Quali le evoluzioni sul piano diplomatico e delle relazioni internazionali?
Il sostegno delle nazioni amiche è percepito con grande affetto dai siriani. I siriani sono un popolo affettuoso, giovane, allegro ed ospitale. Come ho detto prima, noi non abbiamo mai aggredito nessuno. E anzi abbiamo dato asilo a milioni di profughi. Palestinesi, iracheni, curdi.
E i siriani sono anche coscienti che molti cittadini di nazioni ostili, come l’Italia, sono in realtà amici sinceri della Siria, e che da due anni seguono con apprensione e dolore la guerra alla Siria. Sono innocenti delle scelte del loro governo, che peraltro non è stato scelto dai cittadini, per lo meno quello di Monti e di Terzi, che hanno ratificato l’interruzione dei rapporti diplomatici con Damasco e l’espulsione dell’ambasciatore siriano a Roma. Non aveva mandato da parte dei propri cittadini per fare un’azione del genere. Se poi guardiamo ai risultati delle ultime elezioni italiane, il Signor Espulsore è stato legittimato esplicitamente solo dal 10 % degli italiani. I siriani non conoscono approfonditamente la situazione italiana, ma di come va il mondo in occidente sono coscienti.
Recentemente ho incontrato i membri di Comitati Popolari, che sono organizzazioni politiche armate, nate con l’intento di contribuire alla cacciata delle orde dei tagliatori di teste e sgozzatori di bambini finanziate dai paesi europei e dagli stati monarchici del Golfo. Del resto, alla violenza si risponde con la violenza, e i Comitati, formati da uomini di età comprese tra i 18 e 60 anni, hanno deciso che i miliziani che proveranno ad attraversare le frontiere per dare man forte ai miliziani già presenti in Siria, dovranno fare i conti con il loro fuoco di sbarramento. Questi valorosi sono intenzionati a difendere fino all’ultimo, fino all’estremo sacrificio, la propria Patria, le proprie famiglie, la propria gente.
Se, come è mio auspicio, tutti voi che amate la Siria avrete il piacere di visitarla, scoprirete quanta dolcezza alberga nel cuore dei siriani. InshAllah, come diciamo tutti in Siria, musulmani, cristiani, drusi, sharkasi e chi più ne ha più ne metta. Sono diecimila anni che siamo siriani, questo lo sottolineo sempre.
Per quanto riguarda le relazioni diplomatiche future, queste si fanno in due, per cui ovviamente esse non dipendono esclusivamente dalla volontà del governo siriano. Gli scenari sono aperti, certo che le nazioni che hanno finanziato o anche solo appoggiato mediaticamente la guerra alla Siria non possono pretendere di essere accolte a braccia aperte come se non fosse successo niente. Abbiamo già avuto centomila morti, non è che queste cose si cancellano con una risata, una pacca sulla spalla e una battuta tipo: “abbiamo scherzato, suvvia, facciamo finta che non sia successo niente”.
Ogni famiglia siriana ha avuto almeno una perdita a causa della guerra. La guerra non è uno scherzo, anche se per molti italiani lo è. Il fatto che loro siano cresciuti abbandonati davanti alla televisione e ai videogiochi violenti è un problema loro, mettano sotto accusa la società che ha creato questi mostri, non noi.
 
Il riconoscimento, da parte di un considerevole numero di nazioni, delle organizzazioni terroristiche quali “unici rappresentanti del popolo siriano” è visto da più parti come un punto di non ritorno. Credi che invece proprio dall’evento epocale che rappresenterebbe il rovesciamento di questa posizione possa affermarsi la vittoria della Siria sulle forze della destabilizzazione mondiale e il definitivo indebolimento delle politiche di matrice statunitense di ingerenza negli affari interni delle nazioni sovrane?
Sinceramente, siamo abituati ai grandi proclami dei grandi imperatori, i quali ci minacciano, dicono che schiacceranno, ci uccideranno come cani rabbiosi, violenteranno le nostre donne, faranno schiavi i nostri bambini. Non ci fanno paura. La Siria ha cacciato tutti gli invasori, questi signori del capitale sono solo gli ultimi in ordine di tempo. Piuttosto i cittadini dei paesi capitalisti dovrebbero prendere coscienza dell’oppressore che hanno in casa, che uccide i loro figli come uccide i nostri. L’Italia non è nella situazione della Siria, ma pensate che i signori del capitale e della guerra non usino metodi altrettanto aggressivi di quello usati in Siria perché gli dispiaccia accanirsi contro di voi? Tutt’altro. Usano metodi, diciamo così, più soft, vi fanno il lavaggio del cervello attraverso la televisione, i giornali e la radio, vi fanno stringere come cuccioli impauriti attorno al padrone che vi dà lavoro e quindi è il depositario della vostra sopravvivenza. E vi fa pure scannare l’uno con l’altro, incoraggiando la delazione, i sotterfugi di ogni genere, la ruffianeria e la disponibilità sessuale nei confronti dei capi in ogni aspetto della vita lavorativa. I vostri partiti non sono da meno e anzi sono quelli che tirano le fila di tutto questo.
Vi terrorizzano con nemici creati ad hoc e inventano problemi inesistenti ed artefatti che distolgono l’attenzione dai problemi reali. Ma voi credete davvero che il vostro nemico sia Bashar Al-Assad? Non sarà invece questo solo il modo per distogliervi dai nemici che avete in casa? Nelle istituzioni, nei partiti, nei media nazionali. Per distogliervi da quel nemico che è la Finanza internazionale che fa con voi come fa il ragno con la sua preda. Tesse la sua tela e aspetta. Quando la preda cade nella ragnatela, il ragno fulmineamente l’avvolge strettissima con il suo filo, dopodiché comincia il banchetto. Immagino sappiate che cosa rimane di queste prede. Spoglie rinsecchite. Questa è la fine dell’essere umano sotto il sistema capitalista. Capitalista finanziario, qualcuno distinguerebbe, ma questa distinzione non mi appartiene.
Comunque, se non ci si rende conto di questo, si può continuare a guardare le soap-opera, altro astuto mezzo di propaganda, o emozionarsi per la principessa sul pisello inglese che ha vinto per la prima volta una medaglia alle Olimpiadi, ma sempre spoglie secche si è destinati a diventare. Certo, forse si può fare come nella canzone di De Andrè, darci al vino, e fare come i vecchietti buttati al tavolino, una gamba qua una gamba là. “Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere, per dimenticare d’esser stati presi per il sedere; ci sarà allegria anche in agonia col vino forte, porteran sul viso l’ombra di un sorriso tra le braccia della morte”. Si accomodino, ma non pretendano che tutti siano intenzionati a lasciarsi morire dopo una lunga agonia.
Personalmente, in questa battaglia chiamo in causa tutti gli abitanti del globo che si oppongono a questo sistema scellerato. Non potete pretendere che noi siriani si combatta una guerra di liberazione di e per tutto il mondo. La nostra guerra è la vostra guerra, ma anche voi dovete portare i soldati e combattere. Il sistema finanziario predone ed assassino è globale, ma le sue radici sono principalmente da voi, e non è che possiamo fare tutto noi.
 
Le Forze Armate siriane sono un esercito di leva, un esercito di popolo. Che come tale si sta comportando, cercando di coniugare la maggiore efficacia possibile con le esigenze di tutela dell’incolumità della popolazione civile. Tuttavia, in occidente, quando si parla degli eventi siriani si tende a celare l’entità dell’enorme tributo di sangue da esse versato. Quale pensiero vuoi rivolgere ai tuoi connazionali in divisa che sono caduti per l’indipendenza della nazione?
Non c’è da stupirsi che questa realtà venga celata. Voglio dire, uno dei tasselli principali di questo disegno di aggressione è rappresentato proprio dai grandi media e dalle menzogne che riversano quotidianamente su una popolazione già sapientemente stremata dall’ingiustizia sociale e dalla propaganda martellante.
I nostri ragazzi di leva sono l’emblema del coraggio e del valore. Hanno lottato e lottano come leoni contro il nemico. Purtroppo, questa, pur essendo una guerra a tutti gli effetti, non è convenzionale. In questa guerra non si fronteggiano due eserciti in divisa, ma un esercito in divisa contro miliziani vestiti da civili. E in questo sta la profondissima vigliaccheria dei miliziani e dei loro mandanti. Questi schifosi si infiltrano nelle città, prendendo in ostaggio i civili ed usandoli come scudi umani. Se non fosse stato per questo, non so se Bashar Al-Assad avrebbe immediatamente e senza esitazioni schiacciato questi maledetti con l’artiglieria pesante (come sarebbe stato senz’altro mio auspicio) ma certo le sorti della guerra sarebbero state molto diverse. Comunque, gli invasati del progresso non risparmiano certo di applicare le loro menti squilibrate all’evoluzione delle strategie belliche. Tra l’altro con questa aggressione si sono rivoltate a piacimento dei ribelli e dei loro padroni persino le regole che sono sempre valse in guerra. Oltre alla mancanza di divisa dei miliziani, come dicevo, l’Esercito Siriano non è considerato come esercito nazionale belligerante, bensì come una sorta di polizia privata al servizio di Assad (polizia privata di leva, questo Assad ne sa una più del diavolo) che uccide manifestanti pacifici. Quindi se i miliziani ammazzano i soldati, questo è un gesto eroico nella grande lotta di liberazione dal dittatore, se i soldati ammazzano i miliziani sono criminali di guerra (ma non era una lotta di liberazione e non una guerra?). Insomma, in tutta questa situazione l’ipocrisia ha trovato la sua massima espressione.
Sinceramente, ogni volta che vengo a sapere della morte di un nostro soldato mi sento come se una parte di me morisse con lui. Sono vicino alle famiglie di questi Martiri e al loro dolore, e m’inchino di fronte al coraggio di questi ragazzi. Essi sono il fiore dell’umanità, i custodi della nostra dignità, come esseri umani e come siriani.
 
La Siria, anche quando avrà finalmente avuto la meglio sui terroristi e sui mercenari, si troverà sempre il nemico alle porte di casa: lo “stato” sionista. Quale credi che potrà essere la reazione israeliana vedendo fallire il tentativo di destabilizzazione di Damasco? Tenterà di esacerbare ulteriormente la situazione rafforzando le provocazioni nei confronti della Siria e, in prospettiva, dell’Iran?
Tutto è possibile, ma mi sembra assurdo parlare di provocazioni da parte dello Stato sionista come una possibile prospettiva futura, poiché esse sono una realtà dell’oggi, non una prospettiva di domani. Certo noi pure, come tutti, vorremmo essere liberi di poter vivere la nostra vita ed essere lasciati in pace, ma finché le cose staranno così, con continue aggressioni e tentativi di destabilizzazione, non potremo far alto che tenere sempre alta la guardia, nonostante che questa situazione non l’abbiamo creata noi.
Il loro progetto è di tenere la Siria impegnata con queste orde salafite, dissanguandola fino al deperimento totale. Lo Stato sionista sta raccogliendo frutti senza spendere un centesimo. I siriani si uccidono tra di loro ed i tagliagole sono finanziati dalle petro-pedo-monarchie del Golfo.
Così verrà indebolito ed annientato l’ultimo baluardo arabo nella lotta all’imperialismo capeggiato dalla lobby sionista.
 
La battaglia per la Siria, in Italia e in Europa, è divenuta un fatto politico di straordinaria rilevanza. Manifestazioni, conferenze,dibattiti, il Comitato Italia-Siria, l’adesione di gruppi e organizzazioni di differente matrice ideologica, uomini e donne liberi che hanno, con uno straordinario atto di forza, rotto gli steccati e superato le divisioni in nome di una comune battaglia per l’indipendenza e per la giustizia. Quale è il tuo giudizio su questi anni di lotta? Quale il tuo auspicio per il futuro?
La Siria rompe i tabù, ricompone i contrasti, folgora i credenti. Solo la Siria poteva assemblare un esercito di volontari pagati da nessuno.
Questo movimento è nato nell’Ottobre 2011, quando è stata posta la pietra miliare di un fronte che ha visto il fior fiore dei ragazzi italiani partecipare e manifestare senza indugi contro l’imperialismo e i suoi servi . Solo la Siria poteva unire (attenzione, n.d.r: siamo costretti ad abbreviare l’elenco, per motivi di spazio) i ragazzi di Stato e Potenza, l’inimitabile quotidiano Rinascita, i meravigliosi ragazzi di Sempre Domani Roma, i compagni comunisti di Pisa, Ancona e Firenze, i ragazzi del sito Syrian Free Press, la rivista Eurasia, la rivista L’Uomo Libero, Il Bene Comune dell’ex Senatore Fernando Rossi, Radio Lo Sai Milano, Radio MPA dei giornalisti Gaetano Gasparini e Marco Cuoco, Radio Tv Salento, l’eterno giovane Giovanni Feola, l’amico Filippo Fortunato Pilato, il comunista Alessandro Leoni, l’anarchica Erminia Scaglione, l’amico Gianantonio Valli, il sempre più emozionante Joe Fallisi, lo scugnizzo napoletano Nando De Angelis, l’amica Silvia Porroni e l’instancabile milite ignoto di nome Paola Folchi, Alessandro Catalano, il coreano “Bonni” e l’ortodosso Luca Rossi, il trockista Lattanzio e il cattolico Andrea Giacobazzi, i due stalinisti Antonio D’Angelo e Riccardo Volterrani, il padano nato a Vipiteno Ernesto Ferrante e tutti gli amici dei social network che non basterebbe tutto il quotidiano per pubblicarne i nomi. Per finire con l’intervistatore, un certo Fabrizio Fiorini che riceve quotidianamente il bonifico bancario di Bashar Hafez Al-Assad.
Davvero la Siria mi ha fatto scoprire l’Italia.


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19568

Commenti