I Selgiuchidi in Iran








L’XI secolo vede la fase finale del declino della dinastia abbaside, che a partire dal 1055 (anno della conquista di Baghdad) viene messa “sotto tutela” dagli invasori Selgiuchidi, dinastia di origini e lingua turche fondata dal condottiero Toqul, le cui genti nomadi provengono dalla regione adiacente alla Khorasmia (tra il Mar Caspio e il lago d’Aral) e procedono in direzione dell’Anatolia - la sconfitta dei Bizantini nella battaglia di Manzikert segnerà l’inizio del processo di costituzione dell’Impero Ottomano.

I Selgiuchidi, di religione musulmana, assumono il titolo di sultani, formalmente rappresentando i califfi abbasidi, ma in realtà lasciano loro soltanto un’autorità di natura religiosa e sovrappongono il proprio predominio amministrativo (tramite la tassazione sui terreni: proprio a Tabriz si ha la prima emissione di moneta cartacea) all’ordinamento economico e sociale islamico precedente. Va detto per? che questa gestione del territorio consente alla cultura persiano/ musulmana di continuare ad esprimersi e a fiorire. 

Se già, secondo la tradizione più consolidata, il sultano Mahmud di Ghazna (nelle regioni del Khorassan iraniano e dell’odierno Afghanistan la dinastia turco-musulmana dei Gasnavidi si era liberata del dominio degli emiri persiani Samanidi, grandi mecenati presenti nella zona da quasi duecento anni, e intorno all’anno Mille aveva fondato un regno autonomo) aveva chiamato presso di sé Ferdowsi, il massimo poeta epico persiano, morto attorno al 1021-1026, nei primi anni dell’epoca selgiuchide vera e propria vivono e compongono Asadi e Gorgani, che di Ferdowsi sono i due grandi epigoni, e grosso modo allo stesso periodo risale il poema di Yusuf va Zuleikha, fino a poco tempo fa attribuito a Ferdowsi medesimo, che narra la storia del personaggio biblico di Giuseppe. 

E fra i molti altri celebri letterati e poeti del tempo, dev’essere soprattutto ricordato Omar Khayyam (di cui pare abbastanza certa soltanto la data della morte, intorno al 1126), al quale il sovrano selgiuchide Malek Shah assegna l’incarico di riformare, alla testa di una commissione di astronomi, il calendario secondo i più precisi calcoli astronomici - proprio il calendario elaborato da Khayyam, secondo cui l’anno prende inizio con l’equinozio di primavera, il 21 marzo, è quello ancor oggi in vigore in Iran. 

Continuano inoltre gli intensi scambi commerciali che collegano i centri interni della Persia (Tus e Neishabour a nord-est, Rey a nord, Tabriz e Ardabil a nord-ovest, Hamadan e Kermanshah a ovest, Isfahan, capitale del nuovo impero, Yazd e Shiraz nel centro, Shiraf e Hormuz sulla costa del Golfo Persico) con i grandi centri delle principali vie di scambio, da Bassora e Baghdad sino al Mediterraneo e alle città marinare della penisola italiana, ma anche verso Oriente all’India e alla Cina, e verso Occidente all’Egitto e a tutta la costa settentrionale dell’Africa. 

Fioriscono, infine, l’artigianato della terracotta, del metallo intarsiato, e l’architettura: in particolare, si sviluppa la formula del minareto cilindrico, mentre si diffondono in tutto il Paese le torri funerarie, il cui esempio più celebre si trova ancor oggi a Gonbad-e Qabus (Iran nord-orientale: si tratta di un imponente monumento alto 51 metri, innalzato su una base a forma di stella); entra nell’uso, inoltre, per i palazzi, le moschee, i caravanserragli una nuova struttura, il “cortile a quattro iwan”, che consiste di quattro sale aperte disposte ciascuna su ogni lato di uno spazio centrale quadrato o rettangolare, e caratterizzate dalle alte volte a botte. 

Si pu? dunque concludere che attorno all’anno Mille, mentre il Mediterraneo pu? essere a buon diritto definito “un lago musulmano”, la civiltà islamica, in particolare per quanto riguarda l’Iran, sia in piena fioritura: anche qui, e sotto alcuni aspetti in misura simile a quanto sta accadendo nella Spagna degli Almohadi, lo sviluppo culturale e urbano supera decisamente non solo quello dell’Occidente ma anche quello dell’impero bizantino.

Tra la fine dell’XI secolo e la fine del XII, tuttavia, l’impero selgiuchide, travagliato dalle lotte interne, si scinde in una moltitudine di emirati di fatto indipendenti, proprio mentre nelle steppe dell’Asia centro-orientale si va preparando l’assalto dei Mongoli (popolo di tribù nomadi che il territorio natio non riesce a sfamare), il cui movimento impetuoso verso sud e verso ovest sconvolgerà l’assetto politico non solo dell’Asia, ma anche di gran parte dell’Europa. 

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