Preghiera "indecente": e Israele procede all’arresto


Preghiera "indecente": e Israele procede all’arresto

La Russia è stata posta sul banco degli imputati per avere arrestato e processato le Pussy Riot, che avevano violato la più sacra delle chiese moscovite con una sceneggiata sedicente punk, ma se si viola il più sacro dei luoghi ebraici basta molto meno per subire l’arresto.
Le punkettine erano state arrestate per aver inscenato una preghiera anti Putin, cinque donne sono state arrestate in Israele solo per aver recitato ad alta voce le preghiere “normali” davanti al muro del pianto, ma nessuna “Madonna” si ergerà a difesa delle blasfeme. In Russia è dittatura difendere la libertà di culto. In Israele è una democratica difesa delle tradizioni.
Eppure quello avvenuto a Mosca era un gesto ben più blasfemo che il rivendicare il diritto a pregare dio ad alta voce ed indossare lo scialle riservato agli uomini: roba da far sembrare “laiciste” le frange più fondamentaliste del cattolicesimo. Gli arresti sono avvenuti a margine di una manifestazione organizzata dall’associazione “Donne del Muro”, durante la quale si sono ritrovate in un centinaio, come sempre ogni primo giorno del mese secondo il calendario ebraico. Ma, pur rispettando la rigida separazione dei sessi imposta a chi prega davanti al muro del pianto, hanno adottato comportamenti vietati dalla Corte Suprema, come recitare ad alta voce i versi sacri.
Sono più sdegnate le reazioni interne che estere: «Quello che è accaduto mostra bene, purtroppo, quali sono le reali intenzioni del governo israeliano. È evidente che non si vogliono garantire gli stessi diritti agli uomini e alla donne in questo luogo di preghiera.», ha dichiarato Tamar Zandberg, deputata del partito Meretz. Anche la recente proposta delle autorità israeliane di creare una parte mista, naturalmente mantenendo quelle separate, e sessiste, così da permettere agli integralisti di non contaminarsi, è caduta nel vuoto, perché tacciata di «tradimento all’ortodossia» dai rabbini fondamentalisti.
Si può obiettare che nessuno dovrebbe interferire in questioni di una religione diversa dalla sua o negli affari interni di uno Stato sovrano, anche se la libertà di esprimere la propria opinione è sacra tanto quanto tutti i muri, le spianate e le cattedrali del mondo, ma se si adotta questa linea di condotta allora deve valere per i blasfemi di Mosca come per quelli di Gerusalemme. Qualora, invece, si opti per il diritto all’interferenza anche questo deve essere il medesimo, indipendentemente dal luogo o dalla religione. Tenendo, però, in debito conto la gravità dell’atto blasfemo: una cosa è bestemmiare in un luogo sacro, un’altra è pregarvi ad alta voce.
Ferdinando Menconi

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