IMMIGRAZIONE SI, IMMIGRAZIONE NO
RENATO MAFFEI
(Riceviamo e pubblichiamo)
RENATO MAFFEI
(Riceviamo e pubblichiamo)
Il dibattito attorno al tema immigrazione, riguardante
l’afflusso di persone extraeuropee nel vecchio continente, occupa da circa venti anni in maniera preponderante il
dibattito politico in Europa, ma non solo, in quanto anche altri paesi non
europei, ma oggetto di una forte immigrazione da parte nazioni limitrofe (ci viene in mente l’Iran con il
costante afflusso di immigrati afghani) hanno avuto gli stessi medesimi
problemi e la stessa identica fenomenologia.
Per quanto riguarda l’Europa questo dibattito è forse ormai
stato sorpassato dai fatti: è innegabile che dalla caduta del muro di Berlino in
poi la società europea è divenuta oggettivamente multietnica, multirazziale e
multiculturale(1). Fino ad allora
l’Europa era preda del multiculturalismo e del relativismo attraverso
l’importazione di sempre nuove mode e/o pseudo culture dagli Stati Uniti o dall’Inghilterra, le quali avevano cambiato, corrotto, disintegrato quanto ancora di valido
poteva esserci od esistere nel vecchio
continenete. Ci vengono alla mente il diffondersi della cultura anti-autoritaria
tout-court, la quale porterà alla disgregazione della famiglia, alla cultura
dell’aborto, al femminismo, alla libertà sessuale sfrenata, alla cultura della
droga, all’emergere delle tribù (2) giovanili (hippies su tutti), all’odio verso
tutto ciò che ha o aveva un significato
aulico, alla cultura pacifista e antimilitarista, al delirio della pace
universale, al relativismo religioso per cui ogni forma cultuale viene ad avere
la stessa identica valenza, alla pseudo cultura della musica ecc. Questo attacco all’Europa e alla sua cultura, dopo la seconda guerra mondiale, si dipanò negli anni '60, coincidendo-non è un caso- con il concilio Vaticano secondo, il quale porterà la chiesa cattolica fuori dalle luminose
“tenebre medievali”. L’emergere inoltre della cosiddetta tecnologia domestica (3), ovvero
della nascita, della produzione di tutta una serie di oggetti elettronici che
l’uomo per migliaia di anni mai si era
sognato di creare, e con la possibilità da parte di tutti gli strati sociali
di accedere a quello che verrà chiamato consumismo porteranno, insieme alle istanze
pseudo culturali di cui parlavamo prima, alla scomparsa pressoché totale di
quanto di ancora valido restava in Europa….
Il ‘68 rappresenta dunque una sorta di spartiacque fra un
prima e un dopo: naturalmente queste istanze pseudo culturali andavano ad
iniettarsi su una società la quale era stata fortemente indebolita a livello
sia spirituale che culturale, dall’emergere
in maniera massiccia soprattutto dopo
e con la rivoluzione francese (4) del laicismo, del marxismo, del liberaslismo, del
darwinismo, dal freudismo, del bergsonismo, del democratismo.
In ogni caso, nonostante tutto restavano ancora gli
europei, le città europee, le nazioni europee…
Come si presentavano dunque queste città, queste nazioni alla
fine degli anni ’80?
Si presentavano, come dicevamo sopra multiculturali, ovvero
non vi era all’interno di esse una specifica cultura europea, ma facevano parte
di quello che possiamo chiamare occidente, ovvero il mondo impregnato
lobotomizzato da quanto culturalmente veniva creato a Londra o negli USA.
Avevano ancora però queste città, queste nazioni europee, una loro
specificità architettonica, un loro essere che le distingueva da qualsiasi altra
zona.
L’immigrazione, volenti o nolenti-dobbiamo ammetterlo- dopo 20 anni di esperienza, ha radicalmente cambiato il panorama anche solo da un punto di vista visivo delle
città, delle nazioni europee. Tutto ciò è
avvenuto nella direzione della creazione
di un unico meticciato razziale che dovrà cancellare ogni specificità, non solo
culturale, ma anche urbanistica, architettonica, religiosa, alimentare.Questo è il
dato che emerge da un‘analisi obiettiva dei fatti! E’ la creazione di un mondo
unico in cui solamente dovrà rimanere
un’unica religione, un’unica cultura, un’unica razza: è il meticciato non solo
etnico, ma anche culturale, spirituale, linguistico… La lingua di questo ammasso di individui sarà-già vediamo i primi
sintomi anche in Italia-una sorta di inglese elementare, lingua non certo
adatta alla speculazione metafisica o al pensiero puro, ma una lingua adatta ad
una popolazione mondiale la quale ipotizzano i mondialisti, dovrà avere
solamente in vista i bisogni elementari: mangiare, bere, dormire, con magri
qualche svago culturale…
“L’uniformizzazione moderna, la quale fa sì che il mondo si restringa sempre più, sembra poter attenuare le differenze razziali, sul piano
mentale almeno e senza parlare delle mescolanze etniche; ciò non ha nulla di
stupefacente, se si pensa che questa civiltà uniformizzante è agli antipodi di
una sintesi dall’alto, vale a dire che
essa si fonda unicamente sui bisogni terrestri dell’uomo; l’animalità umana, in
effetti, offre in linea di principio un terreno di intesa abbastanza facile, in
favore della disgregazione delle civiltà tradizionali e sotto gli auspici di una ‘cultura’ quantitativa e
spiritualmente inoperante.”(5)
L’immigrazione risulta
essere dunque una spinta
propulsiva in vista della creazione di un unico governo mondiale, di un unico
stato mondiale, di un'unica popolazione mondiale. L’uomo, come dicevamo
prima, si troverà dunque ad abitare all’interno di un pianeta in cui le
differenze dovranno essere annullate: ciò che circonderà questo
individuo (negozi, strade ecc-in una parola l’architettura e l’urbanistica) non
presenterà differenze sia che egli si trovi ad Oslo, a Milano oppure a Tunisi. Naturalmente-questo è il vero satanismo-i
dettami culturali sessantottini saranno il collante indiscutibile (chi li contesterà
sarà oggetto di discriminazione e/o posto ai margini della vita pubblica) di
questa nuova umanità. L’antirazzismo , il pacifismo, il dirittumanismo, la
libertà sessuale, l’emergere di nuove e variegate pseudo-famiglie (?) saranno la
nuova religione di questo unico mondo; l’immigrazione dunque, cambiando
radicalmente l’universo visivo, urbanistico, architettonico (e ci sia consentito
anche i rapporti sociali) dell’Europa è una ulteriore spinta in direzione della
creazione di questa nuova umanità.
L’immigrazione proveniente dal mondo islamico poteva rappresentare, al pari delle
popolazioni barbare, alla caduta dell’impero romano (6) un fenomeno positivo e/o di rettificazione spirituale per l’occidente
stesso; avrebbero potuto rappresentare gli immigrati di fede islamica il
cosiddetto cavallo di troia all’interno della cittadella consumistica
occidentale…
Dobbiamo dire purtroppo che così non è stato, anzi…tutti i
peggiori stereotipi, tutte le peggiori maldicenze, tutti i peggiori luoghi
contro l’Islam sono stati confermati dall’atteggiamento assunto dalla stragrande
maggioranza dei musulmani provenienti soprattutto dal nord Africa. Ci spieghiamo
meglio:
da un lato abbiamo l’atteggiamento dell’immigrato il quale
non vuole altro che occidentalizzarsi e
che dunque non farà altro che spargere
calunnie, o condannare la sua religione, la sua via spirituale. Dall’altro lato assistiamo
invece all’atteggiamento di coloro i
quali una volta giunti in Europa assumono posizioni integraliste, salafite o
wahabite, le quali considerano tutto ciò
che non è musulmano come un qualcosa di
negativo. Costoro sono i letteralisti del
mondo islamico-presenti più che altro all’interno della corrente sunnita
dell’Islam- i quali vedono come un nemico della religione qualsiasi
manifestazione sociale, culturale, razziale, nazionale che non venga contemplata espressamente dal Corano(7
). Della religione costoro hanno preso solo gli aspetti esteriori quali la
preghiera, il digiuno, ecc. Inoltre molto spesso costoro dimostrano una totale
incapacità di comprensione della cultura europea, un rigetto di essa e una incapacità di analisi politica che li
porta ad essere, di fatto, gli alleati dell’imperialismo. Che differenza
con quanto viene ad essere affermato dall’Imam Khomeyni riguardo la ripetizione pedissequa delle
norme cultuali:
“Se noi musulmani non facessimo altro che pregare e
digiunare, i colonialisti non si
opporrebbero al nostro Islam. Andate a
pregare quanto volete, invocate Dio giorno e notte, i colonialisti non avrebbero
nulla contro di noi!” (8)
E che differenza, ancora maggiore rispetto a quanto
afferma l’ayatollah Khameney circa i rapporti fra religione e nazione: ”La
nostra identità religiosa e la nostra identità nazionale non sono in antitesi”
(9)
L’atteggiamento di costoro è quanto di meglio possa desiderare
l’imperialismo onde impedire la diffusione del vero Islam, del messaggio islamico
rivoluzionario postulato dall’Imam
Khomeyni in Europa.
Per costoro, per
questi musulmani fondamentalisti (sono i Fratelli musulmani e le loro propaggini
takfirite wahabite e salafite) gli sciiti , gli alawiti, i sufi, i filosofi
musulmani da Al Kindi ad Al Farabi per fare due nomi, sono considerati i nemici. Purtroppo oggi il 90%
dei musulmani immigrati o desiderano l’occidente, bramano di sedersi alla tavola
imbandita del consumismo, o
altrimenti hanno queste
interpretazioni letteraliste della
religione, che secondo noi con il vero
Islam non hanno nulla a che fare
.
La linea di demarcazione
che ci ha consentito di capire meglio di ogni altra cosa l’impossibilità che i musulmani immigrati potessero essere una sorta di
vivificante spirituale, razziale, culturale, religioso per l’Europa è stato l’atteggiamento di quasi tutti i centri
islamici, e della stragrande maggioranza degli immigrati di fede musulmana riguardo a
quanto avviene in Siria. Oggettivamente in Siria i cosiddetti
fondamentalisti islamici sono alleati dell’imperialismo americano-sionista.
Afferma l’Imam Khomeyni: ”il giorno in cui gli organismi
internazionali e società come quella
degli Stati Uniti, del mondo occidentale e di quello orientale elogeranno e
volontariamente accetteranno la vostra esistenza e la vostra rivoluzione, in
quel giorno dovrete dubitare della moralità e dell’integrità della vostra
strada e della giustezza delle vostre
posizioni”. (10)
I pochissimi immigrati
musulmani che stanno dalla parte
del popolo siriano contro l’aggressione dei terroristi salafiti sono coloro i
quali si professano apertamente atei e/o
rivendicano posizioni panarabiste, socialiste, bathiste, nasseriane o comuniste.
Gli immigrati
praticanti, frequentanti i centri islamici stanno tutti invece, sono
schierati a favore dei cosiddetti ribelli armati da Washington e addestrati in Turchia. Purtroppo, concludendo diciamo che lungi dal
rappresentare un veicolo spirituale che rettificasse e portatore di una nuova linfa religiosa
all’Europa, l’immigrazione così come voluta dai circoli mondialisti concorre
solamente alla disgregazione dell’Europa stessa, crea una falsa e deleteria
immagine dell’Islam presso gli europei (11) e produce masse di disperati i quali
poi andranno ad ingrossare le file wahabite, takfirite, salafite o della
criminalità.
RENATO MAFFEI
NOTE
1) Diciamo che il dibattito riguardante l’immigrazione è
superato in quanto oramai l’immigrazione (addirittura siamo in presenza di seconde o terze
generazioni di immigrati..) è un fatto compiuto non più controllabile o che può
essere fermato.
2) Usiamo questo termine appositamente in quanto le bande
giovanili ricalcano il primitivismo, l’animalità tipica di tribù selvagge le
quali peraltro non sono che quanto rimane di degenerato di popolazioni appartenenti a umanità precedenti il
nostro ciclo.
3) Non esistendo in sé
strumenti neutri i quali acquisirebbero una positività o negatività a seconda
dell’uso che se ne fa, pensiamo dunque che la tecnologia ha concorso al disfacimento della personalità
umana. Risulta essere la tecnologia stessa uno dei tanti tasselli che hanno
partecipato alla distruzione dell’uomo.
4) Se spinte dissolvimenti si ebbero in Europa già prima
della rivoluzione francese (pensiamo all’umaniesimo rinascimentale, ad un certo
ghibellinismo quasi prometeico, all’emergere degli stai nazionali, alla
distruzione dell’Ordine del Tempio, ecc.) sarà solo con e successivamente
alla rivoluzione avvenuta in Francia che
queste idee diverranno appannaggio di
larghi i strati di popolazione.
5) Frthijof Schuon, “Caste e razze”, Edizioni all’Insegna del Veltro, 1979; pag. 64.
6) Le cosiddette invasioni barbariche rappresentarono
l’emergere di popoli giovani, forti razzialmente in ordine i quali sostituendosi
all’elemento semitico-levantino che ormai costituiva l’ossatura etnica dell’impero romano daranno poi vita al medioevo ario-germanico ove avremo la
fusione fra l’elemento etnico franco-tedesco, la religione cristiana e il
diritto romano: questi 3 elementi fusi in uno daranno vita al Sacro Romano
Impero.
7) Naturalmente ci rendiamo conto che trattare in modo
esaustivo questi temi vorrebbe dire scrivere un altro articolo.
8) Citato in Alì Reza Jalali, “La Repubblica Islamica
dell’Iran tra ordinamento interno e politica internazionale”, Irfan Edizioni, 2013; pag. 16.
9) Ibidem; pag. 10.
10) Citato in Hamid
Ansari, “IL racconto del risveglio”, Irfan edizioni, 2007; pag. 100.
11) Ci viene in mente quanto accaduto ad un nostro amico il
quale dopo che si era immerso per svariati anni nella lettura di Ibn Arabi, di
Corbin, di Renè Guenon era andato onde volersi convertire all’Islam presso un
centro Islamico; egli non sapeva che il suddetto centro islamico era diretto da
un imam salafita il quale quando ha capito le letture del nostro amico lo ha
messo alla porta invitandolo a uscire
dal centro islamico stesso …Oggettivamente vi è uno iato fra l’Islam che una persona
può conoscere sui libri e la realtà effettiva della stragrande maggioranza dei
musulmani presenti in Italia.
L'articolo non rappresenta la linea editoriale di questo blog
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