Terrorismo salafita made in Italy

ROMA - Sarebbero ''45-50'' le persone partite dall'Italia per combattere con i ribelli in Siria.
E' quanto afferma all'Ansa la Comunita' del Mondo arabo in Italia: gli 'italiani' si troverebbero soprattutto nel Nord della Siria e tra questi ci sarebbe anche una donna. La notizia e' confermata anche da fonti siriane in Italia.

Un ragazzo genovese di 25 anni, Giuliano Delnevo, è morto durante i combattimenti in Siria tra le truppe fedeli ad Assad e la guerriglia sunnita, alla quale il giovane, convertitosi all'Islam, si sarebbe unito nei mesi scorsi. Era entrato in Siria dalla Turchia, sarebbe stato colpito durante uno scontro tra i ribelli e le forze lealiste ad Al Quseyr, e morto per le ferite riportate. Difficile, vista la situazione nel paese mediorientale, che la salma possa essere trasportata in Italia.

La Procura di Genova, che ha aperto un fascicolo dopo avere ricevuto un'informativa dalla Digos sulla vicenda - resa nota da Il Giornale - ha reso noto che il giovane era stato già indagato per reclutamento ai fini di terrorismo. Oltre a Delnevo, per lo stesso reato e quindi nello stesso fascicolo aperto dalla Procura Distrettuale di Genova "ci sono altri soggetti non genovesi": cinque in tutto, tra cui un altro italiano e alcuni maghrebini. Lo ha confermato il procuratore distrettuale di Genova Di Lecce. Secondo quanto appreso, il fascicolo, affidato al sostituto procuratore Silvio Franz, è aperto da tempo e le indagini sull'attività ipotizzata come reato vanno avanti da mesi.

HUFFPOST: COSI' PARLAVA DELL'ISLAM


A quanto si apprende Giuliano, che dopo la conversione aveva preso il nome di Ibrahim, si recava spesso
in Marocco, dove si sarebbe anche sposato. E , secondo alcune fonti, il ragazzo potrebbe essere stato contattato attraverso il network jihadista Sharia4, una rete internazionale che forma alla 'street dawa', la predicazione di strada anche attraverso internet il cui ideatore, un marocchino di 21 anni, è stato arrestato a Brescia dalla Digos qualche tempo fa e per il quale sono stati ipotizzati i reati di addestramento con finalità di terrorismo internazionale e di incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi.

Giuliano dopo la conversione all'Islam aveva assunto il nome di Ibrahim: fino a un paio d'anni fa viveva con il padre Carlo in corso Paganini, nel quartiere di Castelletto, nel centro di Genova. Poi si era spostato a casa della madre, Eva Guerrera, in piazza  San Bernardo, nel Centro Storico.  La sua conversione all'Islam risale al 2008; tra gli inquilini del palazzo di Castelletto ancora si ricorda la sua trasformazione esterna, prima negli abiti e poi nella barba tradizionale degli islamici più ortodossi. Si era diplomato tardi, nel 2010, all'istituto comprensivo Einaudi-Galilei e si era iscritto alla facoltà di Lettere dell'Università di Genova (corso di laurea in Storia) senza però dare alcun esame, secondo i registri della facoltà. 

"Era diventato musulmano ad Ancona  -  racconta in un video pubblicato dall'Huffington Post Umberto Marcozzi, un giovane che insieme a lui aveva fatto la professione di fede islamica  - era un ragazzo tranquillo. Era andato in Siria già a febbraio e mi diceva che nessuno aiutava i ribelli. Le armi promesse dai Paesi stranieri non arrivavano e si combatteva con le armi che si riusciva a rubare ai soldati dell'esercito di Assad. Come contraerea  -  mi raccontava Giuliano  -  usavano alcuni razzi che riusciva a costruire sul campo. Lo stanno etichettando come un terrorista ma non è così. Era un combattente che ha sacrificato la sua vita per difendere un popolo oppresso e martoriato da un dittatore".
 Secondo Marcozzi la decisione di unirsi ai combattenti "accadde durante un suo viaggio in Cecenia che fece a scopi umanitari, poi, conobbe un gruppo di guerriglieri e decise di passare all'azione. Gli consigliai di limitarsi al volontariato e alla raccolta di medicinali e di fondi per i profughi di guerra in Italia ma decise di unirsi al combattenti. A quanto ne so è entrato in Siria dal confine turco, scavalcando il filo spinato. È in corso una campagna denigratoria nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia. Come si può dire che un volontario, come quelli che vanno a portare la pace in giro per il mondo, si sia macchiato della una gravissima accusa di terrorismo?".

In San Bernardo, uno dei centri della movida genovese, Giuliano-Ibrahim era stato visto fino a qualche mese fa, come nella sala di preghiera di vico Amandorla, che il giovane frequentava.

Sconcerto nella comunità islamica genovese, dove non mancano gli italiani di tutte le età che hanno scelto di abbracciare il Corano. "Non veniva a pregare nel nostro centro, ma ricordo di averlo visto a qualche nostro incontro, perché era vestito come un Sufi" ha detto Salah Hussein, l'imam: l'abito dei Sufi è infatti una lunga tunica bianca e il kizil bas, il copricapo a cono. Quello degli islamici europei che vanno a combattere in Asia, ha aggiunto l'imam,  "non è certo un fenomeno diffuso, neppure qui in Liguria, è una scelta forte, che fanno in pochi. Tanto più è difficile da fare nel caso della Siria, dove c'è molta confusione, non si capisce bene dove stia la verità e sembra che ci sia del marcio da entrambe le parti. Il mio augurio è che finisca al più presto questa guerra che ha già fatto tante vittime innocenti".

Tra le foto postate di recente sulla pagina Facebook di Giuliano-Ibrahim - dove come immagine del profilo c'è il logo del Kavkaz Center, un'agenzia di informazione fondamentalista cecena - appare la foto di Abd Allah Yusuf al-Azzam, il fondamentalista al quale si ispirò Osama bin Laden e al quale al Qaeda ha intitolato alcuni suoi gruppi militanti.

IL VIDEO: PARLA UN ALTRO GENOVESE CONVERTITO

"Penso di averlo visto sei-sette mesi fa per l'ultima volta: mi aveva parlato di una sua missione umanitaria in Turchia. Ma a nessuno aveva mai parlato di pensare di andare a combattere" racconta Alfredo Maiolese, a lungo portavoce della comunità e attualmente presidente dell'European Muslim League, che si dice "molto scosso" per la notizia. Maiolese, a sua volta musulmano dal 1993, parla di "un ragazzo normale", un universitario "che cercava lavoro e voleva fare la sua vita". Forse, aggiunge Maiolese, una delle figure di riferimento della comunità islamica genovese che conta un migliaio di italiani tra i circa 8000 praticanti, Giuliano Delnevo ha scelto di andare a combattere in Siria "per una questione di ingiustizia, più che di religione".    

"Così scrive Abdullah Azzam: siamo terroristi e il terrore è un obbligo nel credo di Allah".  Questa è solo una delle espressioni 'forti' di Delnevo, che spesso postava su Fb e su youtube letture coraniche in arabo e invettive come quella, tra le tante, in cui minacciava i 'nemici dell'Islam' che avevano dileggiato il Profeta.
I video di Ibrahim Delnevo iniziano tutti con il tradizionale 'bismillah' (nel nome di dio, ndr) e riguardano letture delle sure coraniche in arabo, lezioni su testi del teologo Muhammad Zakariya Kandhalawi e qualche invettiva rivolta soprattutto a coloro che offendono e dileggiano la religione dell'Islam e che Delnevo chiama 'criminali'.
Tra i video postati su youtube, anche considerazioni politiche sull'Afghanistan e sulla Somalia.

Commenti