Il Nuovo Iran, intervista in esclusiva al Dr. Davood Abbasi (Radio Irib Italia)

A cura di Ettore Bertolini e Andrea Fais



(ASI) La nuova fase politica cominciata in Iran con l'elezione di Rouhani si apre tra gli interrogativi della comunità internazionale. Espressione dei riformisti, l'indirizzo politico del nuovo presidente iraniano manterrà senz'altro un profilo più moderato rispetto al predecessore, Mahmud Ahmadinejad.
Tuttavia Rhouani è stato tra gli uomini politici più vicini all'ayatollah Khomeini e capo dello stato maggiore durante la guerra con l'Iraq. Abbiamo raggiunto il giornalista Davood Abbasi, già direttore ed oggi redattore di Radio Italia IRIB, per saperne di più.

1. Il nuovo presidente Hassan Rouhani ha ricoperto incarichi di primo piano nel campo della difesa durante la guerra contro l’Iraq ed ha una lunghissima carriera politica alle spalle che lo ha visto sostenere con dedizione e spirito di servizio la causa della rivoluzione islamica guidata dall’Ayatollah Khomeini. È autore di numerose pubblicazioni sui più importanti temi politici, economici e religiosi. Cosa si attende il popolo iraniano dal suo nuovo presidente?
Il popolo iraniano e’ un popolo giovane (l’età media e’ di 29 anni), dignitoso, e soprattutto animato da una grandissima voglia di progresso. Coloro che hanno avuto modo di conoscere da vicino la realtà di questo paese sanno con quale zelo i giovani si applichino per studiare, lavorare e costruire un futuro migliore; anche i più adulti ed anziani sono coloro che hanno sopportato anni difficilissimi nella speranza di vedere un Iran “grande” in tutti i sensi; hanno sconfitto lo Sha nel 1979, hanno resistito per 8 anni all’aggressione delle armate di Saddam, hanno sopportato per oltre 30 anni le sanzioni e le loro conseguenze.
Il popolo iraniano vuole quindi il progresso e per questo negli ultimi anni ha sempre scelto “il cambiamento”. Quando in Iran era presidente l’Ayatollah Rafsanjani (allora considerato conservatore) la gente volle il cambiamento votando Mohammad Khatami. Dopo 8 anni di governo riformista in cui l’Occidente non fece altro che umiliare l’Iran approfittando della sua politica estera moderata (alle volte anche fin troppo), gli iraniani decisero di votare una linea più risoluta e così affidarono l’incarico ad un presidente giovane e deciso, Mahmoud Ahmadinejad, che con il suo comportamento ricordava uomini dei primi anni della rivoluzione. Comprendere il passaggio da Khatami ad Ahmadinejad non e’ un semplice ripasso storico ma un modo per comprendere pure come funzioni il pensiero degli iraniani ed il presente dell’Iran. Khatami era un grande statista e soprattutto un pensatore ed intellettuale musulmano di rilievo, ma nella politica estera ed in particolare sul nucleare, l’Occidente, con cui lui aveva cercato di instaturare buoni rapporti, gli rispose con “cattiveria”. Khatami fermò per due anni tutte le attività nucleari dell’Iran ma in cambio non ricevette nulla ed anzi le diplomazie occidentali si fecero ancora più esigenti chiedendo addirittura la fine, per sempre, di ogni attività nucleare pacifica in Iran.
E così Ahmadinejad prese in mano la nazione ed oggi vediamo che al termine del suo mandato, la prima centrale nucleare iraniana, quella di Bushehr, e’ in funzione e produce 1000 Megawatt-ora di elettricità all’anno e cioè una energia elettrica che vale 100 milioni di dollari all’anno; non e’ una somma molto elevata ma se si considera che l’Iran ha in programma di elevare a 20 questi impianti nei prossimi, anni si comprendere l’importanza che potranno avere. L’Iran, inoltre, oggi produce un numero elevato di radioisotopi utili per il trattamento degli ammalati di cancro e non e’ piu’ costretto ad importare tali medicine (tanto non le potrebbe nemmeno importare per via delle sanzioni) ed ha piani per costruire altre centrali elettriche nucleari nei prossimi anni come abbiamo detto. Il livello tecnologico raggiunto dall’Iran, quello dell’arricchimento del 3,5% e’ sufficiente ormai per le centrali e la nazione non ha più bisogno di andare avanti e perciò in questo senso e’ tranquilla di aver raggiunto la tecnologia di cui aveva bisogno.
Certo questo tragitto, grazie all’Occidente, ha anche comportato spese “pesanti” per il popolo iraniano. Le sanzioni, la svalutazione della moneta nazionale innescata da certe manovre, il mancato acquisto del petrolio, il blocco contro le banche iraniane, il boicottaggio della vendita (persino di medicinali) al paese, sono iniziative che l’Europa e gli Stati Uniti hanno intrapreso contro l’Iran e certamente avrebbero messo in ginocchio qualsiasi paese. L’Iran, in buona parte, e’ riuscito a disinnescare l’effetto distruttivo di queste misure ostili ma certo non e’ riuscito a neutralizzarle completamente.
Ed ecco che oggi l’inflazione in Iran galoppa sopra il 30% e naturalmente gli stipendi non possono lievitare a questo ritmo; l’esito e’ un problema crescente per le famiglie soprattutto quelle a cui manca la casa e l’automobile.
Quel circa 50% di popolazione che ha votato per il presidente Rohani (il rimanente 50% dei voti e’ stato diviso tra i candidati conservatori) crede che ora sia il momento di allentare le tensioni con l’Occidente, anche provvisoriamente, per poter ridurre gli effetti negativi delle sanzioni e ridare respiro all’economica. Naturalmente parte di queste persone credono anche che un cambio nel governo da conservatori a riformisti possa essere motivo di sviluppo e crescita per la nazione. Come abbiamo detto, agli iraniani questo cambio di “filosofia” nelle amministrazioni piace perchè credono che l’avvicendamento tra conservatori e riformisti possa essere anche elemento di progresso per il paese e permettere agli esponenti di diverse fazioni di “entrare nella sala comandi” e spingere i pulsanti della nazione.
L’altra richiesta, oltre a quella economica, e’ sicuramente quella di rinnovare l’atmosfera culturale della nazione che in effetti avrebbe bisogno di alcune nuove decisioni. La tecnologia progredisce e c’e’ tutta la questione di internet, della banda larga, del sistema del governo elettronico, degli indirizzi email nazionali che il governo vuole concedere alla gente, dei social network, di mille altre cose sulla quale bisogna prendere decisioni sagge ed adeguate.
Bisogna anche ricordare che l’Iran e’, come altri paesi, vittima di una assordante propaganda internazionale ma anche di una spietata aggressione culturale. Stati Uniti, Gb, Emirati, Europa e Turchia realizzano notizie e programmi e persino telefilm in lingua persiana e trasmettono in modo che in Iran la gente possa captare questi canali con le parabole satellitari. Il contenuto dei programmi confezionati da questi paesi in lingua persiana e’ direttamente o indirettamente contrario alla cultura nazionale dell’Iran ma soprattutto cerca di introdurre in un Iran islamico e sciita, nuovi costumi arrivati dall’Occidente. Un esempio lampante sono i canali di Turchia ed Emirati che trasmettono serial televisivi turchi doppiati in Farsi; alla base di tutti questi serial c’e’ il tradimento, famiglie spezzate da amori extraconiugali, adulterio, e molte volte i protagonisti dei serial che commettono queste azioni vengono giustificati. O un altro esempio sono alcuni programmi come il tg della BBC in persiano o di VOA (Voice of America) in questa lingua che diffondendo bugie e notizie dubbie, cercano di creare una spaccatura tra la popolazione iraniana ed il governo.
In poche parole, quell’Iran che ha votato Hassan Rohani vuole forze nuove e fresche per l’amministrazione del paese, relazioni estere migliori con l’estero e magari meno sanzioni, un intervento serio sui alcuni problemi dell’economia, ed infine una risposta alle sfide nel settore culturale con le quali l’Iran deve misurarsi.

2. In Occidente, la vittoria di Rouhani è stata inizialmente interpretata come un segnale positivo di pacificazione. Molti osservatori europei ed americani, infatti, hanno sottolineato l’importanza dell’affermazione di Rouhani come espressione dei moderati e dei riformisti che tornano al potere dopo l’ottennato del conservatore Ahmadinejad. Tuttavia, molti esperti iraniani hanno tenuto a precisare che il nuovo presidente non ribalterà in alcun modo la politica estera fin qui adottata dall’Iran. Quali saranno secondo Lei i fattori di continuità e quali quelli di discontinuità con il suo predecessore?
Gli iraniani, conservatori o riformisti, moderati o meno (comunque non credo assolutamente che Ahmadinejad fosse un estremista) hanno delle caratteristiche ben precise; sono gente pacifica, religiosa, innamorata della famiglia, coraggiosa, ospitale, dignitosa e soprattutto pronta a dare la vita per il proprio paese ed i valori che da sempre hanno costituto l’identità dell’Iran e che oggi si riflettono nel sistema della Repubblica Islamica.
Un nuovo presidente iraniano non può avere radicalmente una nuova politica estera per il semplice motivo che e’ iraniano. Un “figlio di Ciro e Khomeini” non può essere un “traditore”, un “rammollito” o un qualcosa del genere. E se al massimo lo sia o lo voglia essere il sistema repubblicano iraniano e’ così forte che ha già pensato a problemi simili per correre ai ripari; se un presidente in Iran non e’ all’altezza la guida suprema, la massima guida spirituale che ha il ruolo di supervisione sulle sorti del paese, ha il potere di esautorarlo. Già una volta agli inizi della rivoluzione un presidente iraniano, Bani Sadr, risultò un individuo poco idoneo e il defunto Ayatollah Khomeini lo esautorò dal suo incarico; e non sbagliò perchè si seppe che Bani Sadr militava nel gruppo terroristico degli MKO e che era “collegato” a potenze straniere.
Morale della favola, se gli americani e gli europei credono che Rohani sia una sorta di cavallo di Troia nella quale nascondersi per poter varcare la difesa iraniana dinanzi alle loro politiche ostili e perchè no anche di guerra, si mettano pure l’anima in pace perchè si sbagliano di grosso.
Obbiettivamente Rohani non e’ il “cavallo” su cui possano scommettere per via della sua personalità e della sua lunga carriera rivoluzionari ma anche, se per un ipotetico d impossibile caso, lui fosse un uomo debole, l’Iran avrebbe modo di difendersi lo stesso.
Io credo comunque che il fulcro del discorso sia un’altra cosa; l’Europa che si trova in una situazione di crisi economica profonda, comprende che le attuali sanzioni contro l’Iran più che l’Iran stesso hanno colpito l’economia del Vecchio Continente. D’altra parte anche le potenze come la Russia e la Cina, ma anche Francia, Gran Bretagna ed Usa, sanno che per loro l’Iran e’ un interlocutore a cui non possono rinunciare; ognuno per i suoi motivi. Alcuni perche’ sanno che in Medioriente ormai l’Iran ed il pensiero e ciò che rappresenta insieme ai suoi alleati e’ un qualcosa di potentissimo. Altri perchè hanno interessi economici. Altri perchè comprendono che l’Iran può aiutare a risolvere crisi regionali e cooperare. Ora l’Occidente in particolare che negli ultimi anni aveva fatto la voce grossa con le sanzioni, arrivando persino a bravate come l’interruzione delle trasmissioni satellitari dei canali iraniani in lingue straniere (come Press TV e Hispan TV), cercava un pretesto per fare qualche passo indietro, allentare le tensioni con l’Iran ma naturalmente non fare brutta figura. Per questo l’elezioni di Rohani viene pubblicizzata come “un grande e radicale cambiamento” ed una sorta di passo indietro dell’Iran, affinchè l’Occidente possa giustificare con esso suoi successivi atti distensivi.



(ASI) Rouhani è uno dei più fervidi sostenitori del programma nucleare iraniano e sarà dunque facilmente prevedibile un nuovo scontro diplomatico con Israele. Eppure, si sta giocando anche un’altra partita, meno rumorosa, cominciata durante la rivolta popolare del 2011 in Bahrain. Le rispettive linee di politica estera delle monarchie wahabite dell’Arabia Saudita e del Qatar si stanno facendo sempre più aggressive nel tentativo di egemonizzare i Paesi musulmani a svantaggio degli sciiti e dei sunniti non estremisti. Dopo il fallimento delle “primavere arabe”, cosa potrebbe accadere di nuovo nel mondo islamico?

Per quanto riguarda Israele non voglio apparire ne estremista ne nulla di simile ma quando noi iraniani diciamo che questo “Paese” non esiste nemmeno lo diciamo sul serio.
Israele non esiste perchè e’ inutile che si insista che occupando terra altrui si possano fondare nuove nazioni; e chi dice che si può fare mette tutti in grande pericolo. So’ molto bene che oggi non lo farebbero mai ma se domani agli americani gira e va di occupare tipo la Sicilia e fondarci una nuova nazione con i loro coloni e chiarmarla tipo “New America” o qualcosa del genere, che faremo o diremo. Se “New America” non può esistere questa entità chiamata Israele non esiste.
Oltre a questo motivo storico, gli americani, gli inglesi, i tedeschi, i francesi, insomma gli alleati di Israele, possono anche dargli tutte le bombe atomiche di questo mondo e tutte le armi più spaventose della terra, ma la guerra, non si fa con le armi, si fa con il cuore.
Gli iraniani sono, da migliaia di anni un popolo di guerrieri e non hanno mai rinunciato alla difesa della propria nazione e non per niente oggi l’Iran e’ uno dei paesi più antichi del mondo, le cui origini risalgono alla notte dei tempi. Nel Libro dei Re, Shahname, di Ferdowsi, scritto circa mille anni fà, questo poeta racconta la storia degli “iraniani” dagli inizia e dalla loro storia mitologica e fantastica fino ad arrivare al periodo storico di dinastia come quella dei Sasanidi. Ed e’ bello leggere in questo testo che “gli iraniani” si chiamavano così ancor prima “della scoperta del fuoco”. E se questo e’ il passato il presente non e’ da meno. In Occidente qualcuno sa qualcosa sulla operazioni dell’esercito iraniano durante la difesa contro l’Iraq. Qualcuno sa che un intero esercito iraniano passò il fiume Karun (secondo gli iraqeni Shatt al Arab) a nuoto e poi aggredì le postazioni nemiche a Faw conquistando parte della sponda iraqena. Quando Saddam insinuò che la sua Baghdad era sicura e volle organizzarci il vertice dei non allineati chi si ricorda che un pilota iraniano riuscì a superare tutte le barriere della contraerea iraqena e a schiantarsi contro l’albergo dove era in programma il summit; azione che naturalmente lo annullò. O qualcuno sa che nella storia dell’Iran Khomeini indicò il vero leader dell’Iran non se stesso ma un ragazzo di 13 anni di nome Hussein, che per impedire l’avanzata di un carro armato nemico si gettò sotto di esso con una mina.
Come ha detto qualche giorno fà anche Rohani, per una simile nazione le minacce di certi “miserabili paesi mediorientali” (e si riferiva proprio a Israele) sono ridicole. Israele che speranza avrebbe in un conflitto contro l’Iran? E ammesso che scaricasse anche bombe nucleari sull’Iran (scenario veramente apocalittico), migliaia di soldati iraniani si troverebbero a combattere proprio nei territori occupati da Israele e la risposta missilistica iraniana sarebbe schiacciante. Perciò anche in questo senso Israele non esiste nemmeno.
Per quanto riguarda il mondo arabo ed islamico, chi più e chi meno, i diversi paesi stanno comprendendo quello che gli iraniani compresero a partire da 100 anni fà.
Circa 100 anni fà in Iran c’erano monarchie assolute. La gente si rivoltò una prima volta e così si fece la monarchia costituzionale. Poi nel 1953 la gente cacciò lo Sha e affidò il governo dell’Iran ad una amministrazione che inizialmente era sia nazionalista che religiosa, ma poi divenne solo nazionalista laica; mi riferisco al governo della buonanima del Dottor Mosaddeq, colui che nazionalizzò il petrolio iraniano sottraendolo agli inglesi.
Il problema e’ che Mosaddeq venne rovesciato da un golpe militare (proprio come Morsi in Egitto) e lo Sha ritornò. Perchè l’esperienza Mosaddeq era andata male?
Sarò volgare ma sono sincero: perchè la gente non aveva capito due cose; uno che doveva buttare fuori, ma proprio fuori, ma proprio completamente e a calci nel sedere americani ed inglesi; e poi perchè il governo Mosaddeq si era distaccato dai valori islamici.
Nel 1998 Madeleine AllBright, allora segretario di Stato Usa, togliendo il segreto di Stato a certi documenti confermò che il golpe del 1953 in Iran lo aveva compiuto la Cia per far tornare il suo uomo, lo Sha, e si scusò addirittura per quel sopruso storico che reinstaurò la dittatura in Iran. E’ quindi incontestabile che se il “moderato” Mosaddeq si fosse preso la briga di fare piazza pulita di americani, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Comunque gli iraniani la lezione giusta la presero e così Khomeini nel 1964 iniziò una nuova insurrezione; nella sua battaglia non fece gli errori del passato; individuò sin da subito chi erano i veri nemici dell’Iran all’estero ed indicò lo Sha solo un loro fantoccio. E naturalmente non si dimenticò l’Islam, quella linfa che da vita agli iraniani. E così la rivoluzione vince.
Diciamo che al livello teorico, e facendo un paragone, i nostri fratelli arabi dopo un periodo lungo di monarchie assolute o dittature, si sono diretti verso la face “monarchie costituzionali” o “repubbliche più democratiche” attraverso il primo giro di primavere ma perchè queste sono fallite? Perchè anche gli arabi come gli iraniani di una volta non hanno capito bene chi e’ il vero nemico e non lo hanno combattuto. Così gli americani con un bel golpe militare hanno detto stop al governo dell’Egitto e magari tra cinquanta anni diranno, “ah sì scusa siamo stati noi”. Io non dico che il governo Morsi fosse “l’ideale” ma era un governo eletto democraticamente e tutto sommato un inizio. Morsi però si e’ tenuto gli americani e con loro anche turchi, sauditi e qatarioti; e questo gli e’ costato la poltrona. Ora però non sappiamo dove si andrà.
Credo che comunque dopo un primo giro di primavere che falliranno o che già sono fallite, ce ne sarà un secondo, quello in cui la gente capirà che bisogna buttar fuori prima gli americani; in questo secondo giro le primavere saranno vere.
Mi permetto, anzi mi azzardo, di aggiungere che una primavera in questo senso ci vorrebbe anche in Italia. Non pretendo che la mia posizione venga condivisa ma attiro l’attenzione di chi legge su certi fatti precisi. Il fatto che alcuni politici italiani come Cirino Pomicino abbiano sempre ritenuto che Tangentopoli non fu affatto quella “rivoluzione” contro la corruzione ma una “manovra pilotata” da parte di poteri forti internazionali contro la classe politica della Prima Repubblica. E che avevano fatto Craxi ed Andreotti. C’e’ chi dice che fossero troppo pan-arabi o meglio veramente equidistanti nelle beghe tra mondo islamico e soprattutto Israele. (Vedi la questione Sigonella)
O utilizzando le stesse spiegazioni dell’onorevole Di Pietro, come mai lui prima dell’inizio delle indagini e durante queste incontrava periodicamente il console americano a Milano Peter Semler? E perchè quando venne mandato un avviso di garanzia al primo pezzo grosso, nel caso Tangentopoli, Di Pietro andò da Semler per riferirglielo? Sono cose risapute, e ce ne sono anche tante altre, magari più attuali, e chi sa anche vedere dietro al sipario si potrebbe accorgere di certe interazioni “non tanto ortodosse” tra Italia e Stati Uniti. In questi ultimi anni sono sempre più coloro che ritengono che l’Italia abbia lo status di una sorta di colonia del suo alleato; siamo proprio sicuri che questo e’ proprio a favore del belpaese?

Mahmoud Ahmadinejad recentemente ha rappresentato la Repubblica Islamica dell’Iran in Russia, ma dopo 2 mandati da Presidente ha lasciato la prestigiosa carica istituzionale, ora che ruolo ricoprirà nel quadro politico del Paese?

E’ difficile indovinarlo. Posso solo dire che la guida suprema di solito e’ molto attenta ad usare l’esperienza degli ex presidenti e li invita a cooperare come consiglieri o li inserisce in collegi di esperti che danno pareri non vincolanti sulla questioni strategiche della nazione. Ahmadinejad ha detto una volta anche di voler tornare alla vita di semplice docente universitario. Un suo vicino collaboratore gli ha suggerito ultimamente di fondare un quotidiano, fare da opposizione per quattro anni e poi ricandidarsi. Forse in  questo momento nemmeno il presidente uscente ha ancora deciso. Ma posso solo augurargli successo e tanta felicità. Non mi legge ed anche se mi legge non passerò per pennivendolo perchè ormai lui e’ il presidente uscente ma e’ stato un uomo “onesto” ed io voglio ringraziarlo, da semplice cittadino. Avrà avuto come ogni presidente i suoi pregi ed i suoi difetti, ma amici e nemici convengono che e’ stato un presidente estremamente “corretto” ed “onesto”.

Prosegue ancora l’oscuramento dei vari canali satellitari iraniani? Chi e per quale motivo ha fatto spengere le Tv iraniane? Secondo Lei perché l’occidente, sempre pronto ad esportare la “democrazia” anche con le armi, non è insorto di fronte a questa palese ingiustizia e crimine contro la libertà di stampa? Stiamo assistendo ad un atto di guerra mediatica?
Sono andato a fare la stessa domanda sul perchè dell’interruzione delle trasmissioni dell’Iran nel mondo ad un massimo esperto iraniano di diritto internazionale. Mi ha risposto. Caro ragazzo sai qual’è la prima regola del diritto internazionale. (Il signore era abbastanza anziano per questo mi ha chiamato così). Quando ho detto no, mi ha risposto “International law is the law of the jungle” (La legge internazionale e’ la legge della giungla). L’anziano esperto mi stava dicendo che la legge del mondo e’ la legge del più forte e dopo mi ha spiegato che “democrazia”, “libertà di espressione”, “libero corso delle informazioni”, sono tutti concetti veri quanto “Babbo Natale”, “Cappuccetto Rosso” e “Biancaneve”. Nel senso che sono fiabe da raccontare ai bambini e buone scuse per riunirsi ed organizzare feste al palazzo di vetro a New York o riunioni a Ginevra; e poi a cos’altro servono? Ai potenti, ad aggredire un Afghanistan o un Mali per ragioni “umanitarie”, “per la difesa dei diritti umani” ed ecc...
E così l’Iran, che al contrario di quanto si vuole far credere, oggi ha radio e tv in 35 lingue del mondo, ed ha reti satellitari alla news in inglese e spagnolo (Press TV e Hispan TV) si vede censurati i propri canali. Il bello e’ che all’Iran viene censurato pure il canale iFilm, che presenta film cinematografici e serial tv doppiati in inglese o arabo. Ed io mi chiedo, che paura ha l’Occidente di questi film? E ve lo dico io. Perchè se l’italiano, il tedesco, il francese iniziassero a vedere il cinema “pulito” e “ricco di valori” dell’Iran, magari lo preferirebbero a certa spazzatura confezionata da Hollywood. O almeno qualcuno lì vedrebbe che ci sono ancora paesi dove la gente vive come una volta in Italia, ponendo al centro la famiglia, l’amore (ma quello vero), anche la religiosità e la fede. L’Occidente ha paura di questo perchè vuole che la gente pensi solo alla pancia e a quegli organi che stanno sotto alla pancia, affinchè la gente rimanga allo stato in cui “le sue voglie più primitive ed animalesche” si trasformino nella religione con maggiori seguaci. Un popolo che non ha da vedere Miss ... (mettici tu il nome del paese), il “...”pride, l’isola dei famosi, il grande fratello, una gioventù che non e’ immersa nell’unica e sola idea di godere di più senza capire che gli amori usa e getta portano solo maggiore depressione, una popolazione che non sia quindi mantenuta ad un certo basso livello culturale, inizierà a pensare ad alto livello ed allora saranno guai per tutti. Non solo perchè molte industrie perverse (vedi pornografia, pedopornografia ed ecc...) andranno male ma perchè un popolo con valori giusti ed intelligenti non si farà calpestare la dignità facilmente.
Esempio, in Giappone quasi ogni anno qualche soldato americano ubriaco violenta una o più ragazze giapponesi. Cosa fanno ad Okinawa ed in Giappone? La gente se ne frega perchè tutto sommato ha perso la dignità ed e’ proprio come se ne fregherebbero in Italia oggi, come se ne sono fregati quando avvenì la tragedia del Cermis.
Ora però facciamo l’esempio di un popolo dignitoso. Come andò a finire la questione dei “vespri siciliani”? Ma diamine non erano italiani pure loro? Perchè finì così diversamente invece che tutti se ne fregassero?
E’ semplice, l’atmosfera culturale era diversa, i valori esistevano e c’era dignità.
In Occidente i canali satellitari iraniani vengono interrotti perchè riferiscono notizie vere, cosa che naturalmente agli occidentali non piace, ma soprattutto possono aprire gli occhi dei popoli occidentali un mondo che forse ricorda loro valori dello stesso passato dell’Occidente e che di cui oggi, forse, si sente la mancanza.



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