«Paura: la parola chiave»

Pubblichiamo questo articolo di Aytekin Kaan Kurtul, giovane attivista turco che avevamo già avuto modo di intervistare durante le agitazioni di piazza nelle città turche. Parole dense di sentimento, che giungono dopo la sentenza del processo Ergenekon, dove sono state condannate moltissime persone per un presunto tentativo di colpo di Stato.






(Reuters/Osman Orsal)
Parte 1: 
Il cittadino
La paura è un sentimento pericoloso.
Ti costringe a fermarti quando devi agire e ad agire quando ti devi fermare.
Il popolo turco, ad esempio, ha sempre avuto paura sin dal colpo di Stato del 1980.
Non ha agito, ha sempre pensato alla sfera individuale.
Per il cittadino turco metropolitano, lo zio Sam era il fratello maggiore che lo proteggeva e l’Europa era l’esempio ideale a cui mirare.
L’hanno oppresso, l’hanno condannato alla povertà, l’hanno ingannato con le promesse di un paradiso.
Hanno venduto il proprio paese agli oligarchi Occidentali e lui, il cittadino metropolitano, è rimasto in silenzio. Si, c’erano degli “indignati” però il signor cittadino metropolitano doveva comprare tutto quello che non si poteva permettere di comprare.
E un giorno un matto ha invaso la sua sfera privata.
Il signor cittadino metropolitano è sceso in piazza per la prima volta.
Ha imparato a lottare per i suoi diritti e la sua esistenza.
Ha imparato l’importanza dell’organizzazione e delle libertà di cui era già stato privato trent’anni fa.
E imparando a lottare, ha cominciato a vedere cos’è successo nella sfera pubblica.
Ha imparato a difendere i diritti del pubblico e non solo di sé stesso.
E così siamo arrivati alla fine della paura.
Parte 2: La potenza politica
La paura è un sentimento pericoloso.
Stimola tutti i tuoi sentimenti e li nasconde nel vaso di Pandora.
I potenti riescono a mantenerli nel vaso mentre i deboli lo fanno cadere.
I potenti sono anche economicamente potenti e stanno nelle parti più ricche del mondo. Questi signori sono più furbi, più educati, ma più ambiziosi e orgogliosi e nonostante queste ultime debolezze, riescono a governare gli altri – per un certo periodo.
I deboli, invece, sono nominati dai potenti e sono quelli che pensano di essere furbi. Questi signori sono meno furbi, meno educati ma tuttavia pensano di essere più ambiziosi e più orgogliosi. Nonostante queste debolezze, riescono a governare gli altri – con la forza.
Ecco, la forza – la forza che si deve evitare ma viene usata comunque.
Come, ad esempio, chiamare la polizia militare per opprimere una manifestazione pacifica. Questo atto non sembra molto razionale.
Oppure ordinare alla polizia urbana di sparare ai giovani “indignati”. Tutto va bene se non muoiono, no? (ma muoiono comunque).
E come si giustificano?
Dicendo che i vagabondi sono entrati nella moschea con le scarpe oppure accusandoli di essere dei terroristi!
È molto naturale che una potenza politica che decide di trasformare una prigione in un “palazzo di giustizia temporale” agisca in questo modo.
È tutto spiegabile con la parola chiave: paura!
Paura di essere giudicati, paura di dover rispondere.
Parte 3: Le vittime
Ogni atto irrazionale ha delle vittime.
Tali vittime vengono colpevolizzate o volontariamente o involontariamente.
Nel nostro caso, le vittime sono state colpevolizzate volontariamente.
In quale altro modo si possono spiegare gli arresti di noti personaggi dell’opposizione per “aver fatto parte di un’organizzazione terrorista” che non ha neanche una struttura organizzativa?
In quale altro modo si possono spiegare le accuse basate sulle prove che “esistevano ma adesso non esistono” oppure su quelle che sono state fornite proprio nei dipartimenti di polizia?
In quale altro modo si possono imprigionare centinaia di giornalisti, accademici, leader sindacali, personaggi politici e deputati che non hanno ucciso nessuno per anni senza una sentenza definitiva, nonostante le chiare sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Costituzionale della Repubblica di Turchia?
E come mai tutti i personaggi imprigionati sono tutti contro il regime e l’egemonia statiunitense in Turchia?
Si torna alla parola chiave – la paura.
I prigionieri di Ergenekon sono stati le vittime della paura dei signori potenti – non solo quelli turchi ma anche quelli d’oltremare.
E il cittadino metropolitano ha visto la crudeltà dei signori d’oltremare.
Ha visto pure come si sono chiusi gli occhi alla sofferenza quando lui gridava per la libertà.
“L’han fatto per gli interessi propri”, ha pensato, “forse non ci hanno mai raccontato la verità”.
È stato un punto di non ritorno.
Parte 4: Le sentenze
Le sentenze non sono state dichiarate dalla corte.
Le sentenze sono state dichiarate dal Popolo.
Se ascoltassimo le “sentenze” della corte:
Due deputati (del Partito Repubblicano del Popolo) che erano stati eletti al Parlamento con i voti del Popolo sono stati condannati a decine di anni in carcere.
Un giornalista socialdemocratico è stato condannato all’ergastolo aggravato.
La portavoce di una religione di minoranza (cristianesimo ortodosso) è stata condannata all’ergastolo.
I leader studenteschi sono stati condannati a 10 anni in carcere.
Il leader di un partito comunista di massa (il Partito dei Lavoratori) è stato condannato all’ergastolo più 117 anni in carcere (non lo lasceranno neanche dopo la morte, hanno un accordo con Plutone).
Hanno arrestato pure suo figlio e recentemente l’hanno condannato a 6 anni di carcere!
Anche gli accademici sono stati nel loro mirino: decine di docenti universitari sono stati condannati a decine di anni in carcere, e forse il più radicale tra di loro è stato condannato all’ergastolo aggravato!
Tra gli altri “condannati” ci sono tanti avvocati, medici e altri militari noti per la loro opposizione alla NATO.
Il Popolo, d’altra parte, non riconosce neanche una di queste sentenze. Insieme agli avvocati hanno marciato davanti al palazzo di “giustizia” (ovvero alla prigione), però hanno dovuto affrontare un corpo di polizia molto “rispettoso” verso la libertà di circolazione e la libertà di riunione. La polizia ha fermato illegalmente gli autobus che portavano i cittadini al comune dove ha avuto luogo l’udienza e ha sparato ai cittadini che avevano portato solo le bandiere .
Un militante dell’Unione della Gioventù di Turchia (l’Unione Giovanile di Turchia) è morto e tanti cittadini sono rimasti feriti.
Per non menzionare la detenzione dei leader dell’Unione della Gioventù di Turchia (l’Unione Giovanile di Turchia) e del Partito dei Lavoratori come “precauzione” per prevenire le manifestazioni che sono state realizzate nonostante la repressione!
In sintesi, è successo un processo illegale per reprimere l’opposizione legale in Turchia – nel silenzio dei media Occidentali.
Non è stata una sorpresa – considerando il fatto che gli stessi media sono pagati dagli oligarchi Occidentali che si fidano di un regime repressivo.
E lo sa tutta l’opposizione turca – è un punto di non ritorno.
Parte 5: Finale
Una resistenza, una resistenza costituzionale e democratica, ovunque.
lutruK naaK niketyA *
*Scusate la mia libertà di espressione ma dovrei scrivere il mio nome in un modo “non offensivo” per evitare di essere dichiarato un “golpista”
Le sentenze finali del processo Ergenekon:
Adnan Türkkan, membro fondatore dell’Unione Giovanile di Turchia (l’Unione della Gioventu’ di Turchia): 10 anni e 6 mesi in carcere
Tunç Akkoç, membro fondatore dell’Unione Giovanile di Turchia (l’Unione della Gioventu’ di Turchia) , membro del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori: 11 anni in carcere
Doğu Perinçek, Presidente del Partito dei Lavoratori: Ergastolo + 117 anni in carcere
Ferit İlsever, Vice Presidente del Partito dei Lavoratori: 15 anni in carcere
Nusret Senem, Vice Presidente del Partito dei Lavoratori: 20 anni, 3 mesi in carcere
Mehmet Bedri Gültekin, Vice Presidente del Partito dei Lavoratori: 10 anni, 6 mesi in carcere
Zafer Şen, membro del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori: 8 anni, 9 mesi in carcere
Erkan Önsel, membro del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori: 9 anni in carcere
Mustafa Balbay, Deputato del Partito Repubblicano del Popolo: 34 anni e 8 mesi in carcere
Tuncay Özkan, giornalista socialdemocratico: Ergastolo aggravato
Yalçın Küçük, accademico marxista: Ergastolo aggravato
İlker Başbuğ, Ex Comandante in Capo delle Forze Armate Turche: Due ergastoli aggravati seguenti + 4 anni, 2 mesi
Hikmet Çiçek, giornalista comunista: 21 anni in carcere
Sevgi Erenerol, Portavoce della Chiesa Ortodossa Turca: Ergastolo
Şener Eruygur, Fondatore della Fondazione del Pensiero Kemalista: Ergastolo
Tenente Hasan Atilla Uğur: 29 anni, 3 mesi in carcere
Dursun Çiçek, ammiraglio: Ergastolo aggravato
Mustafa Özbek, Presidente del Sindacato Türk-Metal: Ergastolo
Deniz Yıldırım, ex direttore editoriale del quotidiano comunista Aydınlık: 16 anni, 10 mesi in carcere
Hurşit Tolon, ex generale: Ergastolo aggravato
Kemal Kerinçsiz, avvocato: Ergastolo aggravato
Emcet Olcaytu, avvocato: 13 anni, 2 mesi in carcere
Adnan Akfırat, giornalista: 19 anni in carcere
Ünal İnanç, giornalista: 19 anni in carcere
Ergün Poyraz, scrittore: 29 anni, 4 mesi in carcere
Vedat Yenerer, giornalista: 7 anni, 6 mesi in carcere
Kemal Alemdaroğlu, accademico: 15 anni, 8 mesi in carcere
Mehmet Perinçek, accademico, figlio di Doğu Perinçek: 6 anni e 3 mesi in carcere
Ferit Bernay, accademico: 10 anni in carcere
Mustafa Yurtkuran, accademico: 10 anni in carcere
Aydın Gergin, membro del Partito dei Lavoratori: 8 anni in carcere
Tenente Fikri Karadağ: Ergastolo aggravato
İsmail Hakkı Pekin, ex generale: 7 anni, 6 mesi in carcere
Özlem Konur Usta, editore del quotidiano comunista Aydınlık: 6 anni, 3 mesi in carcere
Mehmet Bozkurt, editore del quotidiano comunista Aydınlık: 9 anni, 3 mesi in carcere
Turan Özlü, fondatore del canale televisivo Ulusal: 9 anni in carcere
Sinan Aygün, Deputato del Partito Repubblicano del Popolo: 13 anni, 6 mesi in carcere
Tenente Fuat Selvi: Ergastolo
Fatih Hilmioğlu, accademico: 23 anni in carcere
Serdar Öztürk, veterano di guerra: 25 anni, 6 mesi di carcere
Mahir Çayan Güngör, corrispondente del canale televisivo Ulusal: 6 anni, 3 mesi in carcere
Kemal Yavuz, ex generale: 7 anni, 6 mesi in carcere

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