Iran, un professore italiano scova gli errori di ortografia dei persiani


Anche i filologi partecipano alla «distensione» con l’Occidente dell’era Rohani
E l’exploit di un docente dell’Orientale di Napoli finisce sulle agenzie ufficiali









L’impero achemenide, quello di Ciro il Grande, è la gloria intoccabile per tutti gli iraniani, anche ai tempi della Repubblica islamica. Gli archeologi italiani sono sempre stati in prima linea negli scavi della città imperiale Peserpoli. 

Con il nuovo corso del presidente Hassan Rohani, con la visita del ministro degli Esteri Emma Bonino (a parte il presunto incidente sul velo), gli scambi si sono intensificati, il clima è diventato ancor più amichevole. Tanto che l’agenzia filo-governativa Mehr ha dato con grande risalto l’ultima scoperta italiana, del filologo Adriano Rossi dell’Orientale di Napoli. Anche nelle iscrizioni sulle pareti dei palazzi imperiali di Peserpoli c’erano errori di ortografia. 

I pannelli in caratteri cuneiformi incisi su pietra chiara erano «manifesti propagandistici» di grande importanza, redatti dagli «scriba» di corte con un altissimo livello culturale. Ma poi dovevano essere incisi da artigiani e qualche volta ci scappava quello che in gergo si chiama un «refuso». Un maledizione alla quale non sono sfuggite le iscrizioni appena ritrovate dal professor Gian Pietro Basello nel palazzo di Artaserse. Un team di filologi sta ricostruendo il testo, rimettendo insieme i pezzi della lastra spezzata. E« fanno le pulci» agli incisori distratti del grande imperatore di oltre 2300 anni fa. 

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