Sharon, vita e morte di un falco



Israele . L'ex premier israeliano, in coma per otto anni, si è spento ieri in ospedale. La vicenda di un militare e uomo politico che per i palestinesi è legato al massacro compiuto nei campi profughi di Beirut. Gli israeliani, Obama, i Clinton e altri leader occidentali lo esaltano come "soldato valoroso" e "uomo di pace" dimenticando i suoi crimini di guerra


Michele Giorgio

Era la metà degli anni ‘90 quando, con il col­lega Mau­ri­zio Mat­teuzzi, in quei giorni a Geru­sa­lemme, pren­demmo parte a tour in Cisgior­da­nia dav­vero spe­ciale e inquie­tante. A gui­darlo c’era Ariel Sha­ron, il falco della destra israe­liana che una doz­zina di anni prima in Libano era stato accu­sato di aver «lasciato fare» alle mili­zie falan­gi­ste cri­stiane che ave­vano mas­sa­crato circa tre­mila pro­fu­ghi pale­sti­nesi nei campi di Sabra e Sha­tila a Bei­rut. A metà degli anni ‘90 Sha­ron era dipinto dai suoi stessi con­na­zio­nali come un “falco” schie­rato con­tro la “pace di Oslo”, un “estre­mi­sta” nemico dei diritti dei pale­sti­nesi, un acca­nito soste­ni­tore del movi­mento dei coloni e, in defi­ni­tiva, un uomo poli­tico che gli stessi israe­liani, o la mag­gio­ranza di essi, pre­fe­ri­vano tenere ai mar­gini per quel suo tor­bido pas­sato. Fu pro­prio quel tour che invece ci con­fermò che Sha­ron non era «ai mar­gini», non era un alieno tra sin­ceri paci­fi­sti desi­de­rosi solo di arri­vare a uno accordo con i pale­sti­nesi. Al con­tra­rio era uno degli espo­nenti più rap­pre­sen­ta­tivi di Israele e della sua poli­tica, desti­nato a reci­tare un ruolo deci­sivo per anni ancora e a rac­co­gliere tanti con­sensi in casa (che lo por­ta­rono a diven­tare pre­mier nel 2001) e per­sino all’estero. Ieri Sha­ron si è spento all’età di 85 anni, dopo otto anni di coma pro­fondo in seguito all’ictus che lo aveva col­pito il 4 gen­naio del 2006. Non ci sor­prende che da morto sia descritto come un grande sta­ti­sta da alcuni lea­der occi­den­tali. Ariel Sha­ron è stato «uno dei per­so­naggi più impor­tanti nella sto­ria di Israele», ha detto ieri il primo mini­stro bri­tan­nico David Came­ron. «Ariel Sha­ron è stato un eroe per il suo popolo, prima come sol­dato, poi come sta­ti­sta», ha aggiunto il segre­ta­rio gene­rale dell’Onu, Ban ki-moon. «Ha dato la sua vita per Israele» e l’ha dedi­cata «alla ricerca di una pace giu­sta e dure­vole», hanno affer­mato da parte loro l’ex pre­si­dente Usa Bill Clin­ton e l’ex segre­ta­rio di Stato Hil­lary Clin­ton. Parole di elo­gio e stima per­chè nel 2005 Sha­ron ordinò il ritiro di sol­dati e coloni da Gaza. E’ sva­nito ogni rife­ri­mento al respon­sa­bile di cri­mini di guerra, a comin­ciare da quello di Sabra e Sha­tila. Senza dimen­ti­care la pro­vo­ca­to­ria “pas­seg­giata” sulla Spia­nata delle Moschee che inne­scò la Seconda Inti­fada e i sospetti dei pale­sti­nesi di un suo coin­vol­gi­mento nella morte miste­riosa di Yas­ser Ara­fat nel 2004. In Israele è diven­tato quasi un santo. Un gior­nale ha pub­bli­cato non la foto dello Sha­ron infles­si­bile e audace coman­dante mili­tare ma quella dello Sha­ron con­ta­dino sor­ri­dente con al collo un pic­colo agnello. L’uomo di Sabra e Sha­tila è diven­tato Cincinnato.

http://ilmanifesto.it/sharon-da-sabra-e-shatila-a-statista/

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