La via mediterranea: sinergie tra Europa e Vicino Oriente








“La via mediterranea: sinergie tra Europa e Vicino Oriente”

   Martedì 18 marzo si è svolto presso l’Atelier “L’Universale” a Roma un convegno sul tema: “La via mediterranea: sinergie tra Europa e Vicino Oriente”, organizzato dal Fronte europeo per la Siria. Sono intervenuti Hujjatulislam Abbas Di Palma, dell’associazione islamica “Imam Mahdi”, il Professor Augusto Sinagra, direttore della Rivista di Cooperazione giuridica internazionale, il Dottor Jamal Abo Abbas, Presidente della Comunità siriana in Italia e Toni Capuozzo, giornalista; la prevista partecipazione di Monsignor Hilarion Capucci, Arcivescovo Melchita di Gerusalemme, non c’è purtroppo stata, per sopraggiunti improrogabili impegni.
   L’introduzione al convegno è stata curata da Giovanni Feola, attivista del Fronte europeo per la Siria, il quale ha ricordato che dura ormai da tre anni il feroce attacco alla Siria, accanitamente indotto dalle potenze occidentali che nella loro prepotenza egemonica, dopo aver cavalcato con successo le cosiddette “primavere arabe” sfruttando ipocritamente il malcontento sempre presente in una parte della popolazione, mal sopportano la presenza di uno Stato laico e socialista, il popolo del quale non intende rinunciare alla propria sovranità. Feola ha poi menzionato il fatto che il Mediterraneo, per la sua natura di “mare tra le terre” – come ci rammenta la stessa etimologia – ha sempre costituito un contatto, un dialogo, uno scambio tra le diverse civiltà che su di esso affacciano; e per questa stessa ragione deve tornare a costituire un mezzo di unione e non di divisione. A rafforzare tale concetto, aggiungiamo noi, si consideri anche che l’antica lingua greca indicava il mare come “pontos”, avente anche il significato di via, mezzo, passaggio, con la congenere derivazione del latino “pontem”.

   Di Palma ha proseguito sul tema del Mediterraneo sottolineando che tale mare è stato la culla non solo di molte antiche civiltà, che hanno raggiunto livelli culturali eccellenti, ma anche delle principali religioni vive ancor oggi e veicolate anche grazie ad esso: quindi protagonista di una storia millenaria comune che dovrebbe indurre alla fratellanza e non all’ostilità. Riferendosi a sue recenti partecipazioni a convegni svoltisi a Teheran, capitale dell’Iran, una delle nazioni-guida dei Paesi non allineati che si oppongono al Nuovo Ordine Mondiale, ha sinteticamente esposto i temi più dibattuti in tali occasioni: in primis la necessità di unità dei popoli islamici, ribadita dal consiglio supremo degli ulema (dotti musulmani di scienze religiose), che viene sistematicamente minata dai media occidentali alimentando uno stereotipo falso e funzionale alla disinformazione; in realtà la tanto sbandierata rivalità tra sciiti e sunniti si risolve in differenze dottrinarie molto relative, mentre le fratture più appariscenti sono dovute alla arbitraria confusione tra queste e profonde divergenze politiche. Altro punto irrinunciabile è la lotta contro l’imperialismo israeliano, da perseguire fino a quando la terra di Palestina non tornerà in possesso dei suoi legittimi occupanti, quotidianamente straziati dall’illegale strapotere sionista. A tale lotta va affiancata quella contro le attuali superpotenze - USA in testa – che tentano di esportare ovunque la propria visione del mondo, il materialistico consumismo liberista ed edonista; sembra quasi che gli Stati Uniti, relativamente giovani e conseguentemente privi di storia antica, desiderino estirpare, per una sorta di astiosa gelosia, la secolare cultura dei Paesi non allineati,  fingendo tra l’altro di ignorare che nel mondo islamico hanno sempre convissuto pacificamente tutte le minoranze etniche e religiose. Un altro nemico è individuabile nei governi islamici corrotti – ovvio il riferimento alle petromonarchie del Golfo -, principali finanziatori delle orde di mercenari tagliagole prezzolati per destabilizzare governi legittimi e le cui granguignolesche imprese nulla hanno in comune con la religione islamica. Di Palma ci ha poi fatto partecipi di una illuminante confidenza ricevuta da un politico siriano: la Siria avrebbe potuto evitare l’aggressione etero diretta di cui è vittima se avesse ottemperato ad alcune pretese dell’Occidente che contemplavano, tra l’altro, la fine dell’appoggio politico e materiale alla Resistenza palestinese, un atteggiamento molto più morbido nei confronti dell’entità sionista e l’adesione alla canea vociante contro l’Iran; diktat che la Siria ha, come noto, sdegnosamente ignorato. Di Palma ha concluso – secondo il suo punto di vista eminentemente religioso – invitandoci a riflettere su quello che è diventato il mondo succube dell’ideologia democratica, ricca – a parole – di libertà, diritti umani, emancipazione, nei fatti precipitato in un baratro i cui aspetti più palpabili sono l’impoverimento di intere nazioni, una perpetua insoddisfazione esistenziale e la perdita di ogni riferimento ideale; soltanto una politica subordinata al potere religioso potrà opporsi al dilagare incontrollato di un materialismo privo di cultura; soltanto una rivoluzione dello spirito sarà in grado di contrastare efficacemente la scellerata alleanza tra integralismo, imperialismo e sionismo.

   Il Professor Sinagra, regalandoci un intervento denso di riferimenti storici, si è riallacciato all’ultima parte del precedente intervento, sottolineando come dal suo punto di vista laico la politica debba essere subordinata allo spirito, ma non alla religione, per la piena attuazione di uno “stato etico”; a tale proposito sono stati ricordati i “discorsi radiofonici” di Ezra Pound, con i quali il Poeta americano  - dal 1940 al 1942 e successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana – illustrava il buon lavoro che il Fascismo aveva fatto in Italia e si scagliava poi contro le mire delle plutocrazie alleate, il cui fine ultimo era quello di assoggettare tutti i popoli con una sopraffazione prima militare e poi economica, per esercitare a loro danno una perpetua usura. La medesima finalità è percepibile oggi negli intenti espansionistici eufemisticamente camuffati da “esportazione di democrazia”; a tale regola non sfuggono le “primavere arabe”, che non vanno lette come legittimi tentativi di reazione dei popoli verso regimi autoritari, ma destabilizzazioni – purtroppo spesso coronate da successo – di legali governi invisi al Nuovo Ordine Mondiale. In tale ottica vanno inquadrate le ricorrenti “false flag” – da Pearl Harbor alle “armi di distruzione di massa” irachene – supportate da una potente macchina mediatica che stravolge od ignora la verità; lampante esempio di tale manipolazione dell’informazione si riscontra – a proposito del “golpe ucraino” - nel recente caso della telefonata tra il ministro degli Esteri estone Urmas Paet ed il commissario Ue agli Affari Esteri Ashton, dalla quale emerge che i cecchini impegnati a fare vittime sia tra i manifestanti che tra i poliziotti presenti in Piazza Maidan a Kiev non sarebbero stati uomini del Presidente Yanukovych, ma sicari della nuova coalizione; notizia ignorata dai principali media della disinformazione occidentale. Un'altra notizia che non merita attenzione secondo l’informazione settaria riguarda la presenza, nel cosiddetto “esercito di liberazione siriano”, di elementi non siriani – la cui percentuale oscilla tra il 40 ed il 90 % ma che, pur considerata al ribasso, rimane significativa -, che palesano in modo incontestabile la vera natura degli artefici della crisi siriana. A rimarcare la necessità di un comunità di intenti di tutti i popoli mediterranei il Professor Sinagra ha poi ricordato che fu proprio Benito Mussolini, in visita a Tripoli, ad impugnare la “Spada dell’Islam” consegnatagli a titolo onorifico da un capo berbero; episodio che, al di là della folcloristica immagine da rotocalco, voleva significare l’attenzione dell’Italia verso una visione geopolitica in sintonia perfetta col limitrofo mondo arabo. Il discorso si è quindi spostato sull’analisi delle situazione economica e sociale dei paesi europei: argomento apparentemente “fuori tema” ma in realtà fortemente correlato con i precedenti; si riallaccia infatti alla esigenza di libertà, sovranità ed autodeterminazione per la quale i Siriani stanno combattendo strenuamente; ricordando le vergognose parole proferite dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio in un colloquio col generale americano William L. Donovan: “Che ruolo avrà l’Italia dopo la guerra?... quello di “agente” degli Stati Uniti nel rappresentare i suoi interessi in Europa”, il Professor Sinagra ha rilevato una costante, presente nella vita politica della colonia Italia – effettivamente ridotta, dopo la sconfitta militare nella seconda guerra mondiale, al ruolo di servizievole cameriere degli interessi atlantici, nonché portaerei USA nel Mediterraneo ed ospite di più di cento basi militari straniere -, costituita dall’asservimento alle demoplutocrazie mondialiste di tutte le classi politiche che – tranne rare lodevoli eccezioni – si sono avvicendate alla guida dei governi; tale pluridecennale docile sottomissione ha condotto il Paese alle attuali disastrose condizioni; per le quali, se sono “democraticamente” garantite (pur con notevoli limiti) alcune libertà formali – di associazione, religione, stampa, espressione, eccetera –, quasi tutte le libertà sostanziali – diritto allo studio, al lavoro, all’assistenza sanitaria, ad una vita dignitosa – sono ormai sbiaditi ricordi d’altri tempi. La causa va ricercata, secondo il relatore, nell’accettazione del modello economico liberista proprio delle demoplutocrazie, per il quale il lavoro è mortificato come “costo” - una voce cioè da iscrivere nel passivo di bilancio -, e l’uomo è equiparato ad una merce come tutte le altre, dal momento che imperativo categorico di tale  sistema è semplicemente “fare profitto”. Anche a questo rimanda l’accanimento del capitalismo di rapina contro tutti le Nazioni che si ispirano ad una visione della società e del mondo antitetica all’”american way of live”: dal socialismo arabo (Iraq e Siria) a quello sudamericano (Venezuela). Aspetto non secondario dello status di colonia dell’Italia è la presenza della ben remunerata casta dei cleptocrati, che ci hanno ormai assuefatti a quotidiani arricchimenti illeciti, ruberie, malversazioni, riservando per sé e per i propri sodali privilegi abnormi se confrontati con le condizioni di vita del cittadino medio, abbandonato nell’indigenza per assecondare incoerenti impegni assunti coi banksters europei che reclamano il “pareggio di bilancio”; automatico a questo punto il confronto con la Repubblica Sociale Italiana che, nonostante la guerra in corso, nel suo unico anno di vita garantì all’esercizio finanziario 1944-1945 la compilazione regolare dei bilanci di previsione con un esubero delle entrate tale da far dichiarare al senatore statunitense Victor Wickersham, a fine conflitto, che “la situazione economica dell’Italia settentrionale è molto migliore non solo rispetto alle altre regioni dell’Italia meridionale e centrale, ma anche in confronto delle condizioni di altri Paesi europei…”; infatti, com’è risaputo, Domenico Pellegrini Giampietro – ministro per le Finanze della R.S.I. - ed i suoi collaboratori non erano né ladri né leccapiedi dello straniero. La ricetta urgente è quindi sottrarsi ai rapaci artigli della finanza internazionale, riproponendo il lavoro quale elemento prioritario di autonomia e tenendo a mente che la libertà individuale resta un’utopia se non si accompagna a quella dell’intero popolo. Da tali premesse nasce dunque la necessità di riconquistare sovranità ed autodeterminazione, scrollandosi di dosso il giogo colonialista.

   Il Dottor Jamal Abo Abbas ha ricordato che l’accanimento contro l’Iran e la Siria è motivato dalla loro volontà di indipendenza, che li accomuna alla Resistenza libanese e palestinese in un novello “asse del male”, secondo l’ottica atlantica tendente ad un esasperato manicheismo. Tutte le recenti aggressioni a Nazioni del mondo arabo sono state in buona misura determinate anche con la scusa di una preventiva “sicurezza” di Israele, dimenticando evidentemente di assegnare nello scenario mediorientale i giusti ruoli di aggrediti ed aggressori. Se le “primavere arabe” hanno inizialmente trovato consenso sfruttando il malcontento di una parte della popolazione, il prolungarsi della lotta di popolo siriana ha al contrario aumentato la popolarità del Presidente Bashar al-Assad, che risulterebbe oggi sicuramente vittorioso in una consultazione elettorale; anche la fantasiosa creazione di una “guerra civile” – termine col quale gli USA e i loro alleati tentano di mascherare l’invio di truppe di mercenari generosamente riforniti di armi e denaro – si rivela una colossale montatura qualora si rifletta sulla richiesta occidentale di destituire il legittimo Presidente, con l’uscita di scena del quale tutto risulterebbe magicamente risolto. In realtà la volontà degli imperialisti è quella di porre a guida dei Paesi assoggettati  - come hanno già purtroppo ottenuto in varie occasioni – i loro uomini di fiducia, in grado di curare i loro interessi al posto di quelli dei loro popoli; in virtù di tale neanche tanto occulta strategia si comprende l’adozione dell’elastico metro di giudizio noto come quello dei “due pesi e due misure”, in osservanza del quale ciò che appare lecito quando coincide con gli interessi atlantici non lo è più in caso contrario: si vedano in proposito gli istruttivi casi del Kosovo, della Georgia e, ultimo in ordine di tempo, della Crimea. Il Dottor Jamal Abo Abbas si è detto convinto che la Siria resisterà fino all’ultimo uomo ed ha concluso lamentando la mancanza di moralità e professionalità dei media italiani ed europei, che forniscono costante disinformazione, oggettivamente faziosa e partigiana, in quanto totalmente schierata dalla parte degli aggressori imperialisti.

   Reduce da un viaggio in Siria il noto giornalista Toni Capuozzo ha esordito, forse in difesa della propria categoria aspramente attaccata dal precedente relatore, affermando che la ricerca della verità è ardua in ogni settore di indagine ed in modo particolare in quello dell’informazione, dove il giornalista si forma necessariamente un’opinione soggettiva ed in quanto tale fallibile; requisito essenziale è comunque che si mantenga onesto, riportando imparzialmente i fatti senza lasciarsi coinvolgere dalle personali tendenze; è del resto noto come anche l’uso di un sostantivo piuttosto che un altro possa efficacemente influenzare una cronaca: liberatore in luogo di aggressore, terrorista in luogo di resistente, mercenario in luogo di combattente, e via dicendo. Ciò non esclude che in diverse occasioni lui stesso abbia assistito a situazioni in cui la “verità” da offrire in pasto ai media veniva accuratamente falsificata da preventive manipolazioni. Secondo Capuozzo oggi siamo spettatori dell’inizio della fine dell’unipolarismo e, grazie soprattutto alla presenza della Russia di Putin ed alla resistenza dell’esercito siriano, non siamo coinvolti nel’ennesima guerra dove occuperemmo ancora una volta la trincea sbagliata; l’eclissi dell’unipolarismo USA è decretata anche da un nascente multipolarismo economico ed il fallimento delle mire imperialiste potrà significare la contemporanea cessazione delle sofferenze del popolo siriano, che già conta decine di migliaia di vittime e quasi dieci milioni di profughi (sia interni che esterni). Sarà pertanto fondamentale nel prossimo futuro organizzare nel miglior modo possibile aiuti umanitari che sappiano superare eventuali barriere ideologiche.

   A chiusura del dibattimento è intervenuta Ada Oppedisano, Presidente della onlus SOL.ID. (acronimo per SOLidarité, IDentité)  impegnata nella raccolta di fondi per l’acquisto di beni strettamente necessari che interessano soprattutto le fasce più deboli della popolazione siriana; abbiamo appreso che un Paese che era all’avanguardia in molti settori, non escluso quello medico, oggi soffre per il criminale embargo e la distruzione di numerose infrastrutture: attualmente risulta disponibile un solo medico per circa 30.000 persone; i fondi raccolti saranno destinati all’acquisto di autoambulanze e sedie a rotelle per disabili. La giovanissima Ada ha voluto suggellare il suo discorso con un definizione che intende riassumere l’attuale situazione delle Resistenza siriana contro l’imperialismo a stelle e strisce, e che fu adottata, anche in tempi passati, dalle nazioni proletarie in lotta contro le demoplutocrazie dell’epoca: la guerra del sangue contro l’oro.

   A conclusione vogliamo ricordare a tutti coloro che condividono – in tutto od in parte – le analisi suesposte che, in un momento in cui la pseudo democrazia italica, asservita ai padroni d’oltreoceano, tenta di tappare la bocca a tutte le voci antagoniste, risulta essenziale una costante e capillare opera di controinformazione. La lotta dell’eroico popolo siriano in difesa della propria sovranità è la nostra stessa lotta, essendo comune il nemico; è la stessa lotta dei popoli vietnamita, cubano, venezuelano e di tutti coloro che si oppongono alla rapina della propria terra ed allo sfruttamento delle proprie risorse. Il rinascimento russo, sotto la guida del Presidente Putin, pur senza alimentare al momento soverchie illusioni, può tenere in vita più che qualche flebile speranza nell’imminente tramonto dell’unipolarismo yankee-sionista. Al di là di anacronistiche divisioni e riferimenti ideologici ormai sepolti sotto le macerie della Storia è necessario individuare senza ambiguità - e combattere con ogni mezzo -  quello che appare con sempre maggiore evidenza come il principale nemico dell’uomo: il sistema occidentale, asservito ad una struttura economica che riesce a perpetuarsi solo attraverso guerre di aggressione e tentativi di riduzione in schiavitù dei popoli che mostrino la volontà di opporsi al suo totalitario disegno egemonico.
                                                                                       

   Roberto Cozzolino



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