I resti del disastro a stelle e strisce |
Il 25 aprile (il 5 “ordibehesht”,
in base al calendario persiano) ricorda un giorno in cui il popolo iraniano ha
osservato il ruolo del potere divino nella vittoria della sua rivoluzione. Una
tempesta di sabbia (tra il 24 e il 25 aprile del 1980) sconfisse un tentativo
americano di golpe militare in Iran preparato da diversi mesi. Erano gli albori della rivoluzione islamica;
era il 4 Novembre del 1979, ed un gruppo di 500 studenti circa (anche se le
testimonianze discordano e variano da 300 a 2000), tutti iscritti ai corsi
d'ingegneria delle università di Teheran, che poi passarono alla storia con il
nome di "seguaci della linea dell'Imam Khomeini", con un atto rivoluzionario,
attaccarono e presero in mano l'ambasciata degli Stati Uniti a Teheran. I
documenti trovati confermarono le motivazioni dell'assalto, l'ambasciata
funzionava come una tana di spionaggio e pianificava azioni contro la neonata
Repubblica Islamica e mirava a far tornare il dittatore deposto, lo Scia. Dopo
qualche mese, gli Stati Uniti tentarono di salvare gli ostaggi con la forza
attraverso un attacco militare, ma l'operazione, denominata Eagle Claw
(Artiglio d'Aquila), fallì miseramente.
Alcuni aerei ed elicotteri con a
bordo militari incaricati di tentare il colpo di mano furono inviati
segretamente nel Paese, ma durante le manovre a terra un elicottero RH53D ed un
C130 si scontrarono tra loro nel deserto iraniano presso Tabas ed otto militari
americani persero la vita mentre altri quattro rimasero feriti.
L'operazione Eagle Claw, nota
anche con il nome di Evening Light, è una missione militare segreta che fu
organizzata per salvare i 52 ostaggi tenuti prigionieri nella tana di
spionaggio a Teheran. L'operazione, avviata il 24 aprile 1980, fu un fallimento
così clamoroso che spinse i vertici statunitensi a creare il Comando delle
Operazioni Speciali degli Stati Uniti, noto come Delta Force.
Pianificato dalla Joint Task
Force (JTF) con il nome di operazione Rice Bowl, il salvataggio degli ostaggi
apparve immediatamente come una missione complessa e rischiosa. Come prima cosa
si dovette individuare una zona di atterraggio sufficientemente isolata in
territorio iraniano da utilizzare come zona di appoggio dove fare atterrare dei
velivoli necessari per il supporto logistico e per rifornire gli elicotteri che
sarebbero stati necessari a compiere la missione.
Tale zona denominata "Desert
One" fu individuata nella provincia del Khorasan nella parte orientale del
paese. "Desert one" doveva essere utilizzata per fare atterrare due
Hercules C-130 con il compito di rifornire gli otto elicotteri RH-53D Sea
Stallion dei marines, che decollati dalla portaerei nucleare CVN-68 di stanza
nell'Oceano Indiano, dovevano trasportare le squadre speciali per liberare gli
ostaggi.
Una seconda base aerea,
denominata "Desert Two", dovette quindi essere individuata non troppo
lontano dalla capitale Teheran. Qui si sarebbero fatti atterrare gli elicotteri
in attesa dell'inizio della missione di salvataggio. Per evitare che i velivoli
venissero scoperti, tutti i mezzi impiegati volarono a bassissima quota per non
essere individuati dai radar iraniani e si spostarono esclusivamente nelle ore
notturne. Raggiunta quindi "Desert Two", nelle prime ore dell'alba
del 25 aprile gli elicotteri sarebbero atterrati e sarebbero rimasti fermi per
tutto il giorno in attesa che in serata iniziasse l'operazione di salvataggio.
Il piano prevedeva che le squadre
incaricate di liberare gli ostaggi raggiungessero l'ambasciata via terra a
bordo di veicoli forniti da agenti e collaboratori della CIA in territorio
iraniano, che li avrebbero portati nei pressi dell'ambasciata. Secondo il
grande giornalista italiano Giulietto Chiesa, che ricostruisce tutta l'operazione
nel libro "Operazione Teheran", anche se l'azione aveva in apparenza
solo l'obbiettivo di salvare gli ostaggi, l'amministrazione americana aveva
previsto per l'azione anche una seconda fase, in cui venivano attaccati i
principali centri di potere iraniani ed assassinati i leaders rivoluzionari. Ma
nel deserto nei pressi di Tabas, il capoluogo della provincia di Tabas,
circoscrizione Centrale, nella regione di Yazd in Iran, situato nella parte
orientale della regione, vicino ai confini con il Razavi Khorasan, tutti gli
elicotteri, uno dopo l'altro furono rotti a causa della tempesta di sabbia e le
elevate temperature raggiunte che misero fuori uso la strumentazione di bordo e
quindi fallì l'operazione Eagle Claw.
Dopo il fallimento della
missione, gli ostaggi vennero liberati dopo 444 giorni di prigionia dopo lunghe
trattative diplomatiche. A causa dei risultati inconvenienti nella risoluzione
della crisi, l'opinione pubblica americana sfiduciò completamente il presidente
Jimmy Carter e la popolarità di questi crollò rapidamente.
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