Cina, Iran e Russia ridefiniscono il nuovo ordine mondiale


 

Mohammad Marandi

Al quarto vertice della Conferenza sull'Interazione in Asia (“Conference on Interaction and Confidence-Building Measures in Asia”, CICA), che si è aperto il 20 maggio a Shanghai , il presidente iraniano Hassan Rouhani incontrerà sia il presidente cinese Xi Jinping che il presidente russo Vladimir Putin. Tra le altre cose, il vertice vuole sottolineare come le potenze emergenti non occidentali stanno giocando un ruolo sempre più di primo piano sulla scena mondiale. Tuttavia, le élite occidentali rimangono bloccate in una distorsione temporale, in cui gli Stati Uniti e i suoi partner europei pensano ancora di essere i padroni imperiali di tutto l’esistente. A questo proposito, si potrà notare una coincidenza interessante come i media occidentali producono costantemente informazioni che sono quasi indistinguibili dalle dichiarazioni ufficiali dei loro governi, per quanto riguarda i paesi e i leader con visioni del mondo differenti rispetto alla loro. Per esempio, abbiamo più volte sentito parlare di “dittatori” democraticamente eletti in Venezuela, e di “riformatori moderati” per dei dittatori amici dell’occidente. Un altro caso interessante è che le organizzazioni occidentali per i diritti umani perseguono iniziative e politiche strettamente allineate con quelle dei loro governi. Quando gli Stati Uniti hanno accusato il governo siriano di usare armi chimiche contro il proprio popolo - nonostante le prove evidenti dimostrassero il contrario e nonostante il fatto che le armi chimiche andavano bene a Washington quando a usarle era l'ex presidente iracheno Saddam Hussein contro l’Iran - qualche sostenitore dei diritti umani stava spalla a spalla con il presidente Barack Obama nel sostenere un bombardamento a Damasco per scopi umanitari. Contrariamente a quanto afferma la Principessa saudita Basmah Bint Saud, la debolezza di Amnesty International nel condannare l'Arabia Saudita non è solo legato agli interessi petroliferi - per quanto questa rinomata organizzazione è una vera fan della promozione dei diritti umani attraverso l'imperialismo liberale. Fino a poco tempo fa, Amnesty International-USA è stata guidata da un ex alto funzionario del governo degli Stati Uniti che è anche uno dei principali “interventisti umanitari”. A latere del Vertice NATO del 2012 a Chicago, Amnesty International ha promosso una campagna per continuare l'occupazione della NATO dell'Afghanistan con la seguente scusa: “mantenere i progressi in corso”. Il vertice ombra di Amnesty per le donne afgane è stato abbellito con la presenza di nientemeno che l'ex Segretario di Stato Madeleine Albright, nota per aver detto “ne è valsa la pena”, riferendosi a più di mezzo milione di bambini iracheni morti a causa delle sanzioni internazionali.

 

Dosi generose di ipocrisia

 

E’ piacevole vedere come si organizzi il consenso a tutti i livelli del discorso pubblico nel “mondo libero”. Sembra che ci sia un accordo generale tra le élite europee e nordamericane sul fatto che gli obiettivi occidentali sono in ogni caso buone intenzioni, anche se le dosi estremamente generose di ipocrisia vengono somministrate mano a mano che si procede sulla strada degli obiettivi medesimi. Quindi, il ministro degli esteri britannico, parlando a nome dei cosiddetti “Amici della Siria”, pochi giorni fa, ha accolto con favore “il fatto che i preparativi per le elezioni presidenziali del 25 maggio stanno procedendo bene” nonostante le violenze in Ucraina, dove circa la metà del paese rifiuta il regime golpista basato a Kiev. Poi, letteralmente un minuto dopo (e con la faccia seria), ha condannato il “piano unilaterale del regime di Assad di tenere elezioni presidenziali illegittime il 3 giugno. Diciamo che ciò prende in giro le vite innocenti perse nel conflitto”. A quanto pare non c'è stata alcuna significativa perdita di vite innocenti come risultato del sostegno transfrontaliero illegale per gli estremisti e gli affiliati di al-Qaeda in Siria negli ultimi tre anni. È anche notevole il fatto che ogni rivale, o quantomeno percepito come tale, al potere occidentale può quasi immediatamente essere paragonato ad Adolf Hitler senza sollevare troppe perplessità. Benjamin Netanyahu e altri sostenitori sionisti possono minacciare ripetutamente il popolo iraniano con attacchi militari, ma allo stesso tempo promuovere la falsa logica che la Repubblica Islamica vuole promuovere un olocausto, partendo dal presupposto di aver negato l’olocausto (qualunque cosa significhi questa affermazione). Nelle ultime settimane, siamo ancora una volta tornati al 1939, quando l'analogia bizzarra di Hitler viene ora usata per descrivere Putin. L'ironia qui è che i gruppi neo-nazisti all'interno del regime filo-occidentale di Kiev si considerano i più grandi nemici del presidente russo. Anzi, per alcuni, al-Nusra, il Fronte islamico in Siria o lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante sarebbero un po’ più appropriati per descrivere il partito politico ucraino, denominato “Settore destro”. L'ex presidente egiziano Gamal Abdel Nasser era un altro dei tanti Hitler nel discorso politico occidentale. Quando nel 1956, nazionalizzò il Canale di Suez, e poi il primo ministro britannico Anthony Eden vide le sue azioni come un insulto per l'impero britannico. Tuttavia, la vicenda di Suez, era un classico caso di sbando per un impero in rapido declino, sul quale i politici negli Stati Uniti oggi dovrebbero riflettere.

 

La visione del mondo occidentale: “noi siamo i vincitori assoluti”

 

La loro visione del mondo si basa su un motto: “noi siamo i vincitori assoluti”, che ha già portato al relativo declino economico negli Stati Uniti e, dal 2001, ha condizionato una serie di momenti in cui l’arrogante mentalità di Washington ha prodotto un fallimento strategico dopo l'altro. Il governo americano si sbaglia se pensa che la sua declinante influenza globale sia passata inosservata tra le potenze emergenti del mondo. Il “perno asiatico” di Obama è visto con scetticismo, viste le gatte da pelare per gli Stati Uniti in Ucraina, Asia occidentale e Nord Africa. Il vero perno dell’Asia è quello delle economie in rapida crescita, in particolare la Cina, e i paesi con le maggiori riserve di petrolio e di gas come la Russia, l'Iran e l'Iraq stanno già virando verso est. In una relazione del 2012, che alcuni considerano troppo conservatrice nei suoi pronostici, la società Goldman Sachs aveva detto che entro il 2050 gli Stati Uniti saranno l'unica potenza occidentale tra le prime cinque economie mondiali, con un'economia molto più piccola di quella cinese. Inoltre, la Banca Mondiale prevede che il dollaro perderà il suo attuale dominio globale in circa un decennio. Ironia della sorte, invece di tentare di costruire nuovi ponti e forgiare nuove partnership per salvarsi dallo stallo e dal loro status globale in declino, i governi occidentali incautamente esasperano la competizione globale. Spiare il presidente brasiliano non aiuta, negare un visto per il prossimo primo ministro indiano può significare guai in vista, dando forti ultimatum alla Cina può alzare la tensione - ma minacciare la Russia con la guerra economica può rivelarsi un punto di svolta. Naturalmente, gli Stati Uniti e i suoi alleati sono già impegnati in una disumana guerra economica contro i comuni cittadini della Repubblica Islamica dell'Iran. Gli Stati Uniti hanno preso di mira il settore bancario iraniano, così come la banca centrale e hanno minacciato i partner commerciali dell'Iran con sanzioni, se non si rispettano le leggi statunitensi. Molti paesi hanno protestato contro questi dettami imperiali degli Stati Uniti, ma hanno finora tenuto fede alle richieste degli Stati Uniti al fine di evitare il suo comportamento aggressivo. Tuttavia, con le minacce fatte ora contro la Federazione russa, campanelli d'allarme hanno cominciato a suonare, e i paesi emergenti più potenti si vedono come potenziali obiettivi futuri. La guerra economica contro un'altra grande potenza costringerà le potenze economiche emergenti a pensare seriamente al futuro dei sistemi finanziari e di comunicazione globali, nonché l'immediata necessità di rafforzare la cooperazione e di ristrutturare l'ordine politico ed economico globale. Durante il vertice CICA a Shanghai, i presidenti Xi Jinping , Rouhani e Putin sicuramente hanno molto di cui parlare.

Mohamamd Marandi è professore di Studi nordamericani all’Università di Teheran.

L’articolo è una traduzione dall’inglese (Fonte: Press Tv)

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