Ibn ‘Arabi. Sull’imamato della donna

 
 
Ibn ‘Arabi
 
Sull’imamato della donna[1]

Taluni hanno autorizzato l’imamato della donna in modo generico[2] sia nei confronti degli uomini che delle donne. Al contrario altri hanno vietato l’imamato della donna nella stessa maniera generica dei primi e altri ancora hanno autorizzato alcune donne a essere imâm per altre donne escludendo gli uomini.


Considerazioni iniziatiche sulla questione

Il Profeta (su di Lui la Grazie e la Pace) ha testimoniato che alcune donne[3] raggiunsero il grado (iniziatico) della perfezione, cosa che ha attestato peraltro per molti uomini. Questo grado della Perfezione  (kamâl) è quello della profezia[4]; e siccome la profezia è da ritenersi un imamato, tale argomentazione legittima, in linea di principio[5], quello della donna (per lo meno in questo caso): non se ne può dunque stabilire il divieto in modo assoluto (in tutti i casi) senza prova e sempre in linea di principio si deve pertanto ammettere la possibilità dell’imamato della donna.
Sappi che l’Uomo in quanto tale è in origine (min jihat al-ma’nâ) un macrocosmo (‘âlam kabîr), seppure è di piccola costituzione[6] ed è per tale ragione che è detto: “Sei Tu che noi adoriamo”[7] con il noi della prima persona plurale. I suoi organi e le sue membra esterne e interne sono sottomessi agli ordini dell’intelletto (al-’aql), dell’anima (an-nafs) e della passione  (al-hawâ). E ciascuno di essi dirige questa collettività in un dato momento[8]. Così tutte le obbedienze (at-tâ’ât) sono proprie all’intelletto, le liceità (al-mubâhât) all’anima  e le trasgressioni (al-mukhâlafât) alla passione. Fu detto all’intelletto: “Quando, al momento del tuo imamato, l’anima è stufa di seguire le tue ingiunzioni e le loro attuazioni e ciò che lei promuove sono le liceità e assume lei la guida, allora seguila e compi la preghiera rituale dietro di lei per proteggerla, affinché la passione non la svii[9]. In verità è la passione che la istiga in questo stato sino a spingerla a cadere nell’illiceità[10]. È in tale stazione (mawtin) che l’imamato dell’anima è consentito e ciò corrisponde all’ammissibilità di quello della donna. Mentre l’imamato dell’intelletto corrisponde a quello dell’uomo, musulmano, adulto e saggio, figlio legittimo, quello della passione è speculare all’ipocrita, al miscredente e al corrotto. In conclusione, l’imamato dell’anima è quello della donna.
 
 
[1] Ibn ‘Arabî, Futûhât, chap.69, wasl bi-imâmat al-mar’ah; “sull’imamato della donna”, tradotto e annotato dal testo arabo di Ed. Dâr Sâder Beyrouth/1424H, TII, p.83-84, a cura di esprit-universel.overblog.com 
[2] fa-mina-n-nâs man ajâza imâmat al-mar’ah ‘alâ-l-itlâq 
[3] Maria figlia di Gioacchino e Asia moglie del Faraone, che Dio sia soddisfatto di loro. 
[4] Si tratta della “profezia generica” (an-nubuwwah al-‘ammah), grado iniziatico di cui partecipano i santi in quanto “eredi dei Profeti” (warathatu-l-anbiyâ’) e non della “profezia legiferante” (nubuwwat at-tashrî’) che è suggellata dal Sigillo degli Inviati divini (su di Lui la Grazie e la Pace). 
[5] al asl ijâzat imâmatuhâ: il principio (grado della perfezione) autorizza il suo (della donna)  imamato. 
[6] Ciò in ragione dell’analogia del “macrocosmo” e del “microcosmo”. 
[7] Cor. 1, 5 : iyyâka na’budu. 
[8] wa kullu wâhid minhum qad ya’ummu bi-l-jamâ’ah fî waqtin mâ. 
[9] izâ sa’amat an-nafs min ittibâ’ika fî-l-umûr al-muqarrabah wa-qtidâ’ihâ bi-ka fî waqti imâmatika wa taqaddamat hiya fî-l-mubâhât wa ammat bi-ka fa-t-tabi’hâ wa salli khalfahâ hâfizan lahâ la’illâ yakhda’uhâ al-hawâ. 
[10] fa-inna-l-hawâ yatba’uhâ fî zâlika-l-hâl ‘asâ yûqa’u bi-hâ fî mahzûr.
 
 
 

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