Quello che Pasolini chiamava barbarie, Oriana Fallaci lo definiva progresso

“Fra cinquant’anni libri come “La forza della ragione” verranno guardati con lo stesso orrore con cui oggi si guarda il “Mein Kampf” e ci si chiederà come sia stato possibile”. Massimo Fini
 
Oriana-Fallaci
 
 
di S. Caputo
 
 

Quello che Pasolini chiamava barbarie, Oriana Fallaci lo definiva progresso

Elogio della Tradizione, dell'Islam e del Terzo Mondo

 
 
 
 
Il piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale, la strategia della tensione in Sudamerica, il neocolonialismo in Africa, il primo conflitto del Golfo (1991), l’attacco alla Serbia (1999), l’invasione e l’occupazione dell’Afghanistan (2001), poi quella dell’Iraq (2003), l’aggressione alla Libia (2011), le pressioni alla Siria e all’Iran (2012-2013), la guerra non dichiarata alla Russia. La partita dell’Occidente non è soltanto geopolitica ed economica ma profondamente culturale e antropologica. L’equazione è semplice: chi dice “esportazione della democrazia” dice “libero mercato”, chi dice “libero mercato” dice “nuova civiltà planetaria”. Gli Stati Uniti oltre ai marines e le basi militari hanno esportato la loro fede materialista: prodotti pornografici, centri commerciali, format televisivi, fast food, cibo, bevande, automobili, pubblicità, vestiti, jeans, perizoma, chewingum,elettrodomestici, iphone, pellicole cinematografiche, american way of life e altro ancora. L’Europa – divenuta subalterna al livello geopolitico – ha poco a poco interiorizzato questa cultura al punto di appropriarsene e collocarsi erroneamente ad Occidente. 
Non a caso Pier Paolo Pasolini in una lettera indirizzata ad Italo Calvino e scritta nel 1974 diceva di rimpiangere non “l’Italietta”, ma l’universo contadino. Un universo non contaminato e svincolato dall’acculturazione del Centro consumistico: “è questo illimitato mondo contadino prenazionale e preindustriale, sopravvissuto solo fino a pochi anni fa, che io rimpiango (non per nulla dimoro il più a lungo possibile nei paesi del Terzo Mondo, dove esso sopravvive ancora, benché il Terzo Mondo stia anch’esso entrando nell’orbita del cosiddetto Sviluppo)”. Pier Paolo Pasolini a differenza di Oriana Fallaci aveva capito che l’Europa profonda non aveva nulla a che vedere con la “civilizzazione” statunitense. Quello che Pasolini chiamava barbarie, Oriana Fallaci lo chiamava progresso.  Al punto che sulle note di Samuel Huntington, politologo neocon e autore de Lo scontro delle civiltà, la scrittrice italiana aveva organizzato la sua crociata contro il mondo islamico. Arafat lo considerava una “nullità”. Gheddafi “un dittatore”. Mentre quando intervistò l’Ayatollah Khomeini si tolse lo “chador” masticando queste parole: “mi tolgo subito questo stupido cencio da medioevo”. Probabilmente gli abiti firmati, le marche multinazionali, e i jeans li considerava moderni e privi d’ideologia. Dopo gli attentati dell’11 settembre si scagliò sulle pagine del Corriere della Sera contro il terrorismo, pochi anni dopo pubblicava La forza della Ragione (2004) e L’Apocalisse (2005), in cui portava avanti la tesi di una “crociata alla rovescia” contro un’Europa che ormai non era più cristiana da decenni. “Scristianizzata” in realtà dalla civiltà materialistica e dal laicismo delle istituzioni.
Oriana Fallaci, falsa paladina dell’Europa, non conosceva il mondo arabo-musulmano, e forse non aveva neppure mai letto il Corano. Se lo avesse fatto si sarebbe resa conto che la Tradizione ha un solo nemico: la civiltà materialista. Avrebbe capito che il grande nemico dell’Occidente non è l’Islam ma il secolo dei Lumi. Che il Corano come la “dottrina sociale della Chiesa” professa la condivisione, la solidarietà, la comunione dei beni, l’equa redistribuzione, la purificazione della propria ricchezza e la lotta all’usura (la Riba, letteralmente “usura”, rappresenta il quinto peccato in ordine di gravità). Che il messia dell’Occidente è l’anticristo di cattolici e musulmani. E che alcuni popoli europei come quelli arabo-musulmani non posso essere ridotti al rango di consumatori perché la loro spiritualità è più forte della Ragione.
 

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