di Martina Meloni
A dispetto di un’arte, quella moderna, in pieno declino, superficiale, materialistica e alquanto svuotata di messaggio e contenuto, dove la bellezza e la spiritualita’ sono state del tutto dimenticate per non dire osteggiate, ne abbiamo un’altra: quella della calligrafia persiana. Astratta, elevata e sublime, che sfoggia tutto il suo fascino in una mostra allestita nella Bibblioteca Civica Primo Levi di Torino, dagli artisti Giovanna Maludrottu e Mohammad Vahedi.
In un mondo dove la bella scrittura, la curata grafia si trova soltanto nei
ricordi dei nostri nonni e dove sia i giovani che i giovanissimi sono sempre
piu` incapaci di adoperare le mani per fare o semplicemente per scrivere, capacita`che questa presunta
civilta` avanzata, dava per acquisita e quindi scontata; ci si accorge invece
che i bambini ed adolescenti soffrono di una crescente difficolta` nei
confronti del gesto grafico. Colpa di una disattenzione, disaffezione e mancata
educazione alla calligrafia. Tra breve tutto questo diventera` normale, perche`
cio` che hanno deciso per noi, consiste proprio nel renderci sempre piu`
incapaci ed analfabeti. In questi ultimi decenni, la scrittura con una grafia
chiara, leggibile ed elegante, non solo e` stata poco stimolata, ma non viene
neanche piu` insegnato, sin dai primi anni della scuola, la corretta
impugnatura della penna.
Si sa che l’uso appropriato di uno stumento, ne detrmina poi il risultato finale. Cio` che ci prospettano e` quello di diventare ancora piu` dipendenti e schiavi della tecnologia: anche la scrittura quindi, non sara` piu` un gesto con un'impronta, uno stile del tutto personale e con una implicita capacita` intellettuale, un filo diretto che collega la nostra mente con la gestualita` delle nostre mani. Tutto dovra` essere meccanizzato e standardizzato. In futuro le nostre dita, sono destinate ad essere impegnate sempre piu`, nel solo gesto del digitare, dimenticando la capacita` di scrivere. Un ulteriore passo, per fare di noi, degli efficenti automi post-moderni.
A dispetto di tutto cio`, in una estesa parte del globo, ossia nel mondo mussulmano, che va dal Marocco all’Indonesia, la calligrafia gode di ottima salute, e` ancora molto sentita, forte e fiorente. Produce eccellenti capolavori di superba bellezza. Se in Occidente l’arte viene suddivisa in arte maggiore e minore, nell’arte islamica questo non esiste proprio. Tutte le espressioni artistiche, dall’archittettura, alla ceramica, alla tessittura dei tappeti ecc., sono considerate arte a tutti gli effetti e all’arte calligrafica, che presso di noi e` quasi inesistente, gli viene attribuito il valore di arte per eccellenza. L’Islam nei secoli ha portato avanti un tipo di creativita` indirizzata all’astrattismo e alla spiritualita`, caricandola di profondi significati in sintonia con il trascendente.
Per niente
interessato al figurativo e al naturalismo, vedasi infatti
l’accurata ricercatezza delle forme, moduli e disegni estremamente
geometrizzanti, che abbelliscono ad esempio gli edifici sacri.
Tutto nacque dalla neccessita`di mettere per
iscritto la Sacra Scrittura, per questo motivo il calligrafo viene considerato come una nobile figura, al pari di chi
compie atti religiosi, perche` si occupa di trasmettere e tramandare la parola
divina. I versi vengono attinti direttamente dal Corano e in Iran offre una fervida ispirazione
anche la vasta, profonda e millenaria letteratura persiana. Infatti molto
spesso, i versi trascritti sono anche quelli dei grandi poeti come Saadi, Hafez
oppure sono quelli del famoso mistico persiano Rumi. Il tutto viene impreziosito
da raffinati e deliziosi ornamenti e decori, floreali o geometrici, conferendo all’opera
una dimensione metafisica. Lo sguardo dell’osservatore viene catturato ed
obbligato a cercare nel profondo di se stesso, quella spiritualita` che predispone
alla contemplazione.
La mostra e` stata inaugurata con una introduzione e presentazione della calligrafia persiana al pubblico in maggior parte italiano. L’autrice ha spiegato le motivazioni che l’hanno portata a cimentarsi con una nuova forma espressiva. Fin troppo evidente la sua passione verso la cultura persiana. Infatti oltre al duro impegno che questa disciplina comporta e che ebbe modo di iniziare tre anni fa, permettendole la realizzazzione di questa mostra e la costante, paziente esercitazione che la calligrafia richiede, traspare un’autentica ammirazione e rispetto per tutto cio` che concerne il mondo iranico. Non soltanto siamo di fronte ad una inedita ricerca espressiva, ma anche di fronte ad un orientamento verso l’immateriale e l’invisibile e che inevitabilmente porta alla conquista di un’altra dimensione. Dimensione che la maggior parte degli artisti occidentali ha purtroppo dimenticato da un bel pezzo. Le opere si presentano nella loro forma piu` bella ed attaente, riportano frasi poetiche di squisita dolcezza , oppure una semplice Basmala (Besmellah: nel nome di Allah), scritta con inchiostro nerissimo su carta filigranata bianca, impreziosita da merletti e ghirigori laterali, il tutto racchiuso da una cornice nera, semplice e lineare che accentua il contrasto bianco e nero, riuscendo a conferire ad una semplice frase, la piu` cara ai musulmani perche` in essa e` racchiuso l’infinito, il massimo della raffinatezza, buon gusto ed eleganza. Certamente questa apertura di mostra e` stata un atto di riconoscenza, una vera dichiarazione d’amore verso una nazione chiamata Iran e che sfortunatamente si trova sotto continui attacchi e minacce provenienti dalle piu` disparate direzioni.
La mostra e` stata inaugurata con una introduzione e presentazione della calligrafia persiana al pubblico in maggior parte italiano. L’autrice ha spiegato le motivazioni che l’hanno portata a cimentarsi con una nuova forma espressiva. Fin troppo evidente la sua passione verso la cultura persiana. Infatti oltre al duro impegno che questa disciplina comporta e che ebbe modo di iniziare tre anni fa, permettendole la realizzazzione di questa mostra e la costante, paziente esercitazione che la calligrafia richiede, traspare un’autentica ammirazione e rispetto per tutto cio` che concerne il mondo iranico. Non soltanto siamo di fronte ad una inedita ricerca espressiva, ma anche di fronte ad un orientamento verso l’immateriale e l’invisibile e che inevitabilmente porta alla conquista di un’altra dimensione. Dimensione che la maggior parte degli artisti occidentali ha purtroppo dimenticato da un bel pezzo. Le opere si presentano nella loro forma piu` bella ed attaente, riportano frasi poetiche di squisita dolcezza , oppure una semplice Basmala (Besmellah: nel nome di Allah), scritta con inchiostro nerissimo su carta filigranata bianca, impreziosita da merletti e ghirigori laterali, il tutto racchiuso da una cornice nera, semplice e lineare che accentua il contrasto bianco e nero, riuscendo a conferire ad una semplice frase, la piu` cara ai musulmani perche` in essa e` racchiuso l’infinito, il massimo della raffinatezza, buon gusto ed eleganza. Certamente questa apertura di mostra e` stata un atto di riconoscenza, una vera dichiarazione d’amore verso una nazione chiamata Iran e che sfortunatamente si trova sotto continui attacchi e minacce provenienti dalle piu` disparate direzioni.
Costretta a subire una martellante propaganda
negativizzante perche` ha la sola colpa di farsi portavoce di valori come
Giustizia, Bonta` e Bellezza. Gli invitati sono stati presi per mano e condotti,
non solo dalle parole dei due artisti e dalla novita` assoluta che costituiscono
le 35 opere esposte, ma anche dalla cerimonialita` e cortesia tipicamente
persiana, dentro un universo, del tutto inaspettato e sconosciuto facendo
nascere nei miei connazzionali, non solo la curiosita`, ma anche l’interesse e
la voglia di partire al piu` presto per recarsi sull’Altopiano Iranico.
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